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Cibo: le grandi disuguaglianze nell’accesso tra i Paesi

Secondo il World Food Programme (WFP), che ha pubblicato il report sul costo di un piatto di cibo nei vari Paesi del mondo, un cittadino dello Stato di New York in base al proprio reddito dovrebbe pagare per un pasto base 392,82 dollari se vivesse nel Sud Sudan. Le disuguaglianze tra i Paesi in via di sviluppo e le altri parti del mondo sono sempre più forti e la pandemia sta facendo da catalizzatore.

di Francesca Galiazzo

Quanto costa il più semplice piatto di cibo?
Nel 2020, un pasto base è ben oltre la portata di milioni di persone, a causa della pandemia che si aggiunge ai conflitti, ai cambiamenti climatici e ai problemi economici, aumentano sempre di più i livelli di fame nel mondo.
Alla vigilia dell’Evento umanitario di alto livello sulla situazione del Sahel Centrale (Burkina Faso, Mali e Niger), ospitato dal Governo della Danimarca (Copenhagen, 20 ottobre 2020), in collaborazione con il Governo germanico, l’UE e l’ONU, il World Food Programme (WFP)ha pubblicatoil Rapporto Cost of a Plate of Food 2020che confronta il prezzo di un pasto base (come per esempio riso e fagioli) in tutto il mondo.

I risultati sono preoccupanti: mentre a New York il valore del piatto si aggira intorno allo 0.6% del reddito di un individuo, ad Haiti la percentuale è ben più alta (34,96%), e in Sud Sudan lo stesso pasto può arrivare a costare il 186,17% del salario.

Ecco quanto costerebbe il pasto ad un cittadino dello Stato di New York se dovesse pagare in base alla percentuale del suo reddito in una delle seguenti nazioni:

In alcuni Paesi la situazione è allarmante, fame e malnutrizione continuano a diffondersi, dove i conflitti causano gravi livelli di insicurezza alimentare e la pandemia di Covid-19 sta determinando carenza di prodotti, aumento dei prezzi, chiusura di negozi e perdita di posti di lavoro, oltre che quelle delle rimesse degli emigrati.

Così, anche i gruppi dipendenti dai mercati nelle aree urbane sono minacciati dalle crisi alimentari. Tra i 20 Paesi più a rischio, 17 sono dell’Africa Subsahariana, area fortemente dipendente dalle importazioni alimentari e dal lavoro informale.

Il Report evidenzia l’impatto distruttivo dei conflitti come principale causa di fame in molti Paesi, dal momento che le guerre costringono le persone ad abbandonare le proprie case, terre e occupazioni, riducendo drasticamente il reddito della popolazione e la disponibilità di prodotti alimentari a prezzo accessibile.

Il WFP, recentemente insignito del Premio Nobel per la Pace proprio per il suo impegno nella prevenzione dell’uso della fame come arma di guerra, continua a battersi affinché venga eradicata la fame nel mondo, fornendo cibo e assistenza in denaro e aiutando i Governi nell’ampliare le reti di protezione sociale.

“Sono le persone più vulnerabili a subire gli effetti peggiori – ha sottolineatoil Direttore esecutivo del WFP, David BeasleyPrima della pandemia di coronavirus stavamo osservando la peggiore crisi umanitaria dalla seconda guerra mondiale, ora la loro situazione è molto peggiore, la pandemia minaccia una catastrofe umanitaria”.

L’impatto del Covid-19, infatti, ha inasprito le crisi preesistenti ed ha influito sulla capacità delle persone di guadagnare denaro per far fronte alle esigenze quotidiane, in particolare in Paesi già coinvolti in conflitti e devastati dai cambiamenti climatici.

“Il Covid-19 sta provocando enormi aumenti di disoccupati, rendendo le persone impotenti a utilizzare i mercati da cui dipendono per il cibo – ha aggiuntoBeasley – Per milioni di persone, perdere un giorno di stipendio significa perdere un giorno di cibo, per se stessi e per i figli. Questo può anche causare crescenti tensioni sociali e instabilità”.

Il Rapporto stima che, nel 2020, fino a 270 milioni di persone saranno minacciati dalla fame, a meno che non vengano intraprese azioni immediate per affrontare la crisi umanitaria innescata dalla pandemia.

Il WFP suggerisce di porre fine a questa fase di gravi disuguaglianze con maggiori investimenti a breve termine per sostenere le persone dalle conseguenze del Covid-19 e, al contempo, dar vita a sistemi alimentari sostenibili a lungo termine come base per l’accesso a cibo nutriente.

Immagine di copertina copyright: WFP/Gabriela Vivacqua

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