Diritto e normativa Risorse e rifiuti

Carta vince, carta perde: dov’è il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi?

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Il Governo è alla ricerca di una soluzione politica win-win, ma c’è il rischio che a perdere sia ancora il cittadino il quale pagherà la tassa sulla base dei m2 occupati e non per i rifiuti che produce. 

Siamo ormai al gioco delle tre carte! Come l’imbonitore cerca di occultare con abilità prestidigitatoria dove si trova la carta vincente, con altrettanta maestria il Governo cerca di far scomparire in un sol colpo  l’IMU sulla prima casa e l’altrettanto iniqua tassa qual è quel “pasticciaccio brutto” della TARES, come formulato nell’Art. 14 del D. L. 201/2011 (il cosiddetto “Salva Italia”), introducendo una “nuova” tassa. In tal modo, tolta la prima (IMU), perdente perché se rimane cade il Governo, occultata la seconda (TARES), egualmente perdente per le tante polemiche ed opposizioni che sta suscitando, la carta vincente sarà probabilmente la “service tax” (un po’ di lessico anglosassone dà un tocco di scientificità), con cui recuperare i mancati introiti dell’IMU, assicurare la totale copertura dei costi per il ciclo integrale dei rifiuti e aggiungere, anche, il corrispettivo per alcuni “servizi indivisibili” forniti dai Comuni.

Senza voler entrare nel merito dell’IMU, divenuta questione partitica, ci interessa capire se la TARES o Tariffa per il servizio di gestione dei rifiuti, continuerà ancora ad essere confusa nelle fiscalità legate a casa e ai servizi locali, invece che essere commisurata alla quantità dei rifiuti indifferenziati prodotti, secondo il principio europeo “chi inquina paga” che  permetterebbe alle utenze più virtuose di pagare meno.

Siamo stati tra i primi a sottolineare l’ingiustizia della TARES e il rischio che la sua introduzione potesse vanificare quelle esperienze positive di quei Comuni che, mentre i più chiedevano anno dopo anno il differimento dell’entrata in vigore del “Regolamento recante norme per l’elaborazione del metodo normalizzato per definire la tariffa del servizio di gestione del ciclo dei rifiuti urbani” (DPR n. 158/1999), avevano viceversa introdotto una tariffa parametrica al posto della tassa, per poi avviare una tariffa puntuale abbinata al diffondersi dei sistemi di “porta a porta” (cfr: “TARES o RES sempre iniqua è!”).

Come è possibile pensare di incentivare la raccolta differenziata dei rifiuti, il loro recupero e riciclaggio, contribuendo alla creazione di un’Europa più competitiva ed efficiente nell’impiego delle risorse, se si continua a far pagare sulla base dei metri quadri?

L’ISPRA, nel suo ultimo Rapporto sui Rifiuti, ha attestato che sono oltre 1.300 i Comuni italiani che applicano la TIA (Tariffa di Igiene Ambientale), il 25% dei quali ha già introdotto la tariffa puntuale che ha permesso in molti casi di abbassare le tariffe rispetto a quelle della TARSU.

Eppure, nel corso dell’anno si sono susseguiti provvedimenti che non hanno portato a modifiche sostanziali, presi soprattutto sotto la pressione delle tornate elettorali o per tamponare le critiche ed opposizioni che si stavano mobilitando, ma in modo così disorganico e slegato che, di fatto, hanno reso ancor più complicata la loro applicazione, come accaduto con il D.Lgs. n. 35/2013 che, con le continue proroghe di pagamento della prima rata, ha creato anche difficoltà di carattere finanziario ai gestori del servizio.

Ora siamo arrivati al momento in cui si deve decidere, non c’è più il tempo per ulteriori rinvii. Nel frattempo, oltre all’iniziativa di Legambiente di una petizione popolare “Chi inquina paga”, per sollecitare il Governo a rivedere le modalità di pagamento della TARES, e all’invito rivolto dal Gruppo TARES a Comuni e Gestori di rispondere ad un Questionario sulle criticità applicative della TARES, per presentare il quadro che ne emergerà al Parlamento al fine ottenere una riforma del prelievo, anche il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Andrea Orlando ha assunto una posizione critica di fronte alla possibilità di un’imposta unica, inviando al Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, una lettera in cui, secondo quanto riportato da “Il Sole 24 ore” dell’11 agosto c. m., avrebbe invitato il collega a riflettere sulle criticità che potrebbe produrre un simile provvedimento, sia in termini di normativa comunitaria, sia a livello applicativo, come pure sulle imprese di igiene ambientale.

Vedremo come andrà a finire e chi individuerà la “carta che vince”, ma temiamo che nel gioco politico del win-win (tutti vincenti), a perdere, ancora una volta, sarà il cittadino!

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