Biodiversità e conservazione Fauna

Caccia al lupo: rinviato il Piano di abbattimento per mancanza di consenso

caccia al lupo rinviato abbattimento

lupi sono salvi. L’approvazione del Piano per la loro conservazione e gestione in Italia prevista all’ordine del giorno della Conferenza Stato Regioni, che si è svolta il 2 febbraio, è stata rinviata alla fine del mese.

Dopo l’ondata di proteste di cittadini e ambientalisti che si sono mobilitati su Internet, sui social (raccogliendo quasi 700.000 firme) e con manifestazioni davanti al Ministero degli Affari Regionali, ed i dubbi di alcune Regioni, il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha preso la decisione di rimandare il Piano Lupo. “Spero che il rinvio – così ha commentato – serva a restituire la giusta serenità al dibattito e a far guardare tutti alla realtà dei fatti: non c’è nessuna riapertura della caccia al lupo, ma ventidue misure di grande valore scientifico che salvano la specie“.

Secondo un primo commento da parte delle stesse Regioni al termine dell’incontro, la riapertura della caccia sarà eliminata, mentre verranno mantenute tutte le altre condizioni per permettere la convivenza fra lupi e bestiame. In realtà, il rinvio non comporta lo stralcio della norma sulla deroga al divieto di rimozione dei lupi, e il Piano dovrebbe tornare all’esame della Conferenza il prossimo 23 febbraio.

Ringrazio il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini – ha affermato il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio – per aver proposto e ottenuto dal Ministro Galletti il rinvio del provvedimento di abbattimento dei lupi, al fine di studiare possibili e più convincenti alternative. Confermo la mia contrarietà a misure di abbattimento di questa specie protetta. Si tratta semmai di assumere iniziative diverse a tutela degli allevatori“.

E come Oliverio, molti altri governatori si erano schierati per il “No” alla caccia al lupo, come il governatore della Liguria Toti e Chiamparino del Piemonte, due Regioni che hanno parecchia presenza di lupi e proteste da parte degli allevatori con le greggi a volte prese di mira dai predatori. Ma anche LazioPugliaAbruzzoFriuli Venezia GiuliaVeneto e Campania avevano chiesto un ripensamento.

Il Governo dovrebbe eliminare il permesso di abbattimento dei lupi. Non che i numeri siano elevatissimi, ma è il principio che non va: eventuali problemi di convivenza tra umani e animali non possono essere risolti solo con la tecnica dell’abbattimento – ha dichiarato il governatore della Puglia Michele Emiliano – Inoltre, il lupo è essenziale in molti luoghi a mantenere l’equilibrio dell’ecosistema nei confronti dei cinghiali. Quindi, eliminarli incide sull’equilibrio dell’habitat in modo sbagliato“.

Il Piano Lupo preparato dal Ministero con l’agenzia di ricerca ISPRA e una settantina di esperti cerca di affrontare il problema dei danni agli allevamenti provocati dal proliferare di questi predatori (oggi in Italia sono circa 1.500-2.000, soprattutto in Appennino). In sostanza, esso prevede monitoraggio della popolazione, campagne di informazione sui sistemi di prevenzione naturali (cani pastori, rifugi, recinti elettrificati), gestione dei pascoli, lotta agli incroci con i caninucleo anti-bracconaggio dei Carabinieririmborsi più rapidi. Solo in casi estremi e previa autorizzazione di Regioni e Ministero, vi è anche la possibilità di abbattimenti fino al 5% della popolazione complessiva italiana (circa 60 lupi all’anno). Bisogna precisare, tuttavia, che questi casi definiti “eccezionali” sono già piuttosto frequenti: in 4 anni sono stati ritrovati 137 lupi uccisi dall’uomo.

Il Piano va difeso perché se noi non interveniamo per diminuire la pressione sui territori, i bracconieri continueranno ad ammazzare i lupi – ha sottolineato Galletti al termine dell’incontro – L’abbattimento controllato è una misura seria e scientificamente motivata che non mette a rischio la specie e che comunque va usata solo se tutti gli altri sistemi non hanno dato risultati. Ho incontrato agricoltori e allevatori che hanno chiuso le aziende. Ci sono zone pericolose per le attività economiche a causa della pressione del lupo. Secondo la Coldiretti, mandrie con vitelli e greggi di pecore stanno subendo una vera e propria strage. Questo non vuol dire che dobbiamo ammazzarlo, quanto piuttosto cercare di far vivere pacificamente il lupo con le attività economiche“.

Le associazioni ambientaliste e animaliste (tra cui Wwf, Lav, Lac, Lipu, Lndc, Enpa e Animalisti Italiani), dunque, hanno vinto la loro prima battaglia. “ – ha sostenuto Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia – Gli abbattimenti non risolvono il problema ma anzi lo aggravano. I lupi in branco preferiscono cacciare animali selvatici, cinghiali e caprioli, e solo i singoli puntano al bestiame. Gli abbattimenti destrutturano i branchi e creano lupi solitari che cercano prede facili. L’unica soluzione è tornare ai tempi antichi: stalle, recinti e robusti cani pastore“.

Per Legambiente, invece, il rinvio non è motivo di soddisfazione. “Non è stata stralciata l’unica azione ampiamente contestata: la deroga sugli abbattimenti – ha commentato il presidente nazionale Rossella Muroni – Per un’efficace tutela e conservazione di questa specie è invece quanto mai urgente dare il via libera in tempi rapidi al Piano d’azione, eliminando la deroga sugli abbattimenti e approvando tutta la parte restante che consideriamo utile e in linea con molte delle azioni promosse dai parchi e contenute nella Carta di Sulmona“.

Dunque il lupo, l’animale simboli degli Appennini e della fiabe, rimane salvo. Ma per quanto?

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.