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Il Biometano a bassi costi ed elevati benefici ambientali

biometano a bassi costi ed elevati benefici ambientali

Secondo una Ricerca condotta da Ecofys, il modello italiano di produzione di biogas e biometano “Biogasfattobene“, promosso dal CIB, potrebbe essere diffuso in tutta l’UE, costituire una soluzione sostenibile per decarbonizzare il settore elettrico e quello dei trasporti.

La produzione di biogas e biometano secondo i princìpi del Biogasdoneright® ha ricadute positive misurabili non solo con l’aumento delle produzioni alimentari e foraggere, ma anche con il miglioramento dei livelli di biodiversità, qualità e nutrienti del suolo grazie all’uso del digestato“: sono queste alcune delle conclusioni dello StudioAssessing the benefits of sequential cropping to produce low ILUC risk biomethane” condotto da Ecofys, società internazionale leader nella consulenza energetica e climatica, in collaborazione con l’Università di Wageningen (Paesi Bassi) e con il CRPA (Centro Ricerche Produzioni Animali di Reggio Emilia), e presentato nel corso di Biogas Italy (Roma, 23-24 febbraio 2017), l’evento annuale sotto l’egida del CIB (Consorzio Italiano Biogas), all’insegna del motto “L’alba di una rivoluzione agricola.

L’Italia è da tempo uno dei principali produttori di biogas in agricoltura, 4a nel mondo dopo Germania, Cina e Stati Uniti, ma il modello, e disciplinare di produzione, “Biogasfattobene“, promosso dal CIB che conta quasi 800 aziende associate e più di 400 MW di capacità installata, sotto il profilo qualitativo presenta gli aspetti più interessanti.
Il modello italiano – afferma Ecofys – si basa sul criterio delle doppie colture: una coltura invernale denominata ‘di copertura’ viene aggiunta a quella convenzionale del periodo estivo, senza necessità di irrigazione o fertilizzazione aggiuntiva, grazie alle condizioni di umidità favorevoli“.

Inoltre, il biogas e il biometano (il risultato di un processo di upgrading del biogas) prodotti secondo i principi del Biogasdoneright® sono oltretutto carbon negative, come emerge da un’analisi di ciclo di vita (LCA) condotta dal CIB con il supporto del CRPA su un campione di quattro impianti di digestione anaerobica: dallo studio è emerso che l’elettricità prodotta da Biogasfattobene “genera” emissioni climalteranti prevalentemente negative (in un range da -335 a 25 g CO2eq per kWh), al contrario di quanto accade con il gas naturale (che in UE produce 72 g CO2eq per MJ).

Dati assai incoraggianti anche per quanto riguarda l’impiego del biogas nell’autotrasporto: in questo caso il biometano presenta infatti livelli di emissioni paragonabili all’elettrico ovvero 5 gC02eq/Km, il 97% in meno di un analogo veicolo alimentato a benzina. Nei motori alimentati a metano e biometano sono inoltre praticamente assenti le missioni di PM10 e gli ossidi di azoto sono ridotti del 70%.

Osservare che si può produrre biometano a basso costo e con impatti ambientali positivi, senza alcun rischio di cambiamento negativo di uso del suolo, è incoraggiante, dal momento che occorre produrre quantitativi di biocarburanti ben superiori a quelli di oggi per decarbonizzare il settore dei trasporti – ha dichiarato Daan Peters, Consulente senior nel settore delle Bioenergie di Ecofys e principale autore dello studio – Sarebbe interessante vedere se questo modello potesse diffondersi in Europa“.

Anche alla luce di tali risultati, 5 docenti di fama internazionale, coordinati dal professor Bruce Dale della Michigan University, già consulente del Governo degli Stati Uniti, hanno deciso di costituire in occasione di Biogas Italy un team internazionale per valutare la scalabilità del modello italiano nei vari contesti internazionali.
Sin dalla nostra costituzione 10 anni fa – ha osservato Piero Gattoni, Presidente del CIB – ci siamo posti l’obiettivo di promuovere un percorso di sviluppo della digestione anerobica in azienda agricola che permettesse di continuare a produrre cibo e foraggi di qualità, in modo ancora più sostenibile e a costi minori, utilizzando sottoprodotti e colture di integrazione, come quelle di secondo raccolto che altrimenti non avrebbero avuto mercato. L’interesse di importanti studiosi internazionali per approfondire scientificamente quello che noi stiamo sperimentando nella pratica della gestione delle nostre aziende ci motiva a continuare lungo una strada che può portare le nostre aziende ad essere più competitive e sostenibili“.

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