Energia Fonti rinnovabili

È il “Biogas fatto bene” il giacimento del Mezzogiorno

biogas giacimento del Mezzogiorno

Al 2030 si avrebbero ricadute positive dai 18,4 ai 27,4 miliardi di euro a seconda dello scenario evolutivo e 8.000 nuovi posti di lavoro.
La produzione di biometano è una frontiera che deve essere affrontata dalle reti di impresa e non è vero che il biogas si può fare solo al nord”, ha dichiarato Mario Guidi, Presidente di Confagricoltura, avviando i lavori del Convegno internazionale “BIOGASDONERIGHT® and Soil Carbon Sequestration”, organizzato dal Consorzio Italiano Biogas (CIB) e svoltosi il 9 ottobre 2015.

L’evento ha chiuso la Campagna di comunicazione lanciata dal CIB in occasione di EXPO 2015, dedicata alla sostenibilità agroalimentare come fonte di energia rinnovabile, ma anche alle tecnologie in grado di sviluppare sistemi agronomici più produttivi e sostenibili, come il modello “Biogas fatto bene” di cui al titolo del Convegno, elaborato dal Consorzio per valorizzare la digestione anaerobica, sequestrare il carbonio al suolo e produrre energia rinnovabile a basso costo.

In questi cinque anni di lavoro – ha spiegato Piero Gattoni, Presidente del CIB – abbiamo dimostrato che investire nella digestione anaerobica significa non solo produrre energia rinnovabile, ma anche un modello agricolo capace di valorizzare i sottoprodotti e le colture in rotazione: cioè, ritornare a coltivare il terreno, a fertilizzarlo in maniera organica, riportando il carbonio nel suolo. Noi pensiamo che questo sia un modello che possa essere preso da esempio anche in Sicilia, trovando l’integrazione vincente tra attività agroalimentare e differenziazione di energia rinnovabile”.

Le potenzialità economiche per le aziende agricole delle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, con lo sviluppo del biogas, in particolare del metano di origine agricola, emergono dallo Studio condotto da Althesys Strategic Consultants, societá professionale indipendente, specializzata nella consulenza strategica e nella ricerca nei settori ambiente, energia, utilities.

Il potenziale del biometano è notevole, sia in termini di contributo allo sviluppo sostenibile sia per l’occupazione – ha sottolineato Alessandro Marangoni, Amministratore delegato di Althesys – Dalla nostra ricerca emerge che il potenziale di biometano proveniente dalle regioni del Centro-Sud varia tra 2,1 e 3,1 miliardi di metri cubi al 2030. È un carburante di origine non fossile che può essere prodotto a partire dall’utilizzo di materie prime di provenienza agricola locale, in grado di favorire una gestione più attenta del territorio e di tutela ambientale”.

Secondo i dati dello studio, le ricadute economiche complessive del potenziale sviluppo del biometano valgono un aumento al 2030 dello 0,3% del PIL del Mezzogiorno, ovvero dai 18,4 ai 27,4 miliardi di euro a seconda dello scenario evolutivo. Alto è, inoltre, il ritorno dell’investimento: 1 euro investito nel biogas ne produce fino a 4 o 5 di ricadute sull’intera filiera. Le ricadute maggiori sono quelle dell’immissione in rete, fino a 14,3 miliardi di euro, del gettito fiscale tra i 3,3 e i 5 miliardi di euro, 8.000 posti di lavoro, riduzione delle emissioni di CO2 pari a 79 milioni di tonnellate.

L’Italia ha la possibilità di lanciare il modello di un’agricoltura carbon negative, capace di emettere meno gas climalteranti e di sequestrare il carbonio nel suolo, combattendo il fenomeno della desertificazione dei terreni, assai diffuso nelle nostre regioni meridionali – ha aggiunto Gattoni – Un ulteriore vantaggio derivante dalla filiera del biogas-biometano è l’intensificazione sostenibile del suolo agrario mediante le rotazioni colturali. Per studiare questo modello che abbiamo chiamato ‘Biogasdoneright’ ovvero ‘Biogas fatto bene’ vengono già dall’estero”.

Il riferimento è all’accordo scientifico stretto con la Michigan University, rappresentata al Convegno dal Prof. Bruce E. Dale, Docente di Ingegneria Chimica, uno dei maggiori esperti nel campo dei biocarburanti  e Consigliere del Dipartimento di Energia (DOE) degli Stati Uniti.

Ad oggi solo il 3% dei combustibili utilizzati nel mondo è di origine biologica, ma in futuro la quota sarà rilevante – ha affermato il Prof. Dale – Abbiamo ancora molta strada da fare, ma la via è stata intrapresa ed è importante continuare, perché i combustibili fossili non sono rinnovabili e il nostro stile di vita basato sul petrolio nel futuro sparirà“.

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