Uno Studio “terzo” di ricercatori svedesi ha analizzato gli ostacoli che si frappongono a livello globale all’implementazione del fotovoltaico, nonostante la continua discesa dei prezzi della tecnologia e le necessità correlata alla situazione climatica.
Molte delle barriere individuate sono pertinenti in generale alla situazione dell’Europa che genera con tale tecnologia solo il 3% del suo fabbisogno energetico, ma in particolare dell’Italia che ha ridotto retroattivamente le tariffe incentivate.
Insorgono spesso polemiche e accuse sulle motivazioni che limitano tuttora l’utilizzo delle energie rinnovabili, anche se la loro adozione su larga scala non può più essere ritardata se si vuole dar seguito a quanto stabilito dal recente Accordo sul Clima di Parigi.
Sulle cause di questo ritardo le opinioni risentono spesso delle situazioni contingenti di singoli Paesi e si alimentano, per lo più, con le ultime misure o provvedimenti adottati pro o contro determinate fonti energetiche e tecnologie.
Vale la pena, quindi, cogliere le osservazioni di “terzietà” che si possono rinvenire nello Studio “Barriers to the adoption of photovoltaic systems: The state of the art”, pubblicato sul numero di novembre 2015 di Renewable and Sustainable Reviews e segnalato nell’ultimo Bollettino settimanale di “News Alert” del Servizio “Scienza per le politiche ambientali” della DG Ambiente della Commissione UE.
Condotto da ricercatori del Dipartimento di Economia e Gestione delle Industrie del Royal Institute of Technology (Università Politecnica di Stoccolma), lo studio ha cercato di mettere in evidenza quali sono le barriere che hanno impedito finora la rapida implementazione del solare fotovoltaico a livello globale.
Partendo dalla constatazione che l’UE, pur avendo un mercato dell’energia solare ben sviluppato e nonostante i costi di produzione dell’energia fotovoltaica in continuo ribasso, genera solo il 3% del suo fabbisogno energetico con il sole, i ricercatori si sono messi ad indagare sulle possibili cause di questa “sorprendente” situazione.
Preliminarmente hanno effettuato una revisione sistematica basata sulla ricerca della letteratura più recente sull’energia solare, compresa una ricerca sul web degli studi più recenti su adozione e diffusione dell’energia solare tra il 2011 e il 2013. Dalle iniziali 103 pubblicazioni, i ricercatori hanno poi concentrato la loro analisi a 33 studi che coprono 28 Paesi, considerati rilevanti per la loro attività di revisione.
Le barriere identificate sono state, quindi, suddivise in 4 categorie approssimative: socio-tecnologiche, politiche, gestionali, economiche. Molte di queste erano per lo più rilevanti in zone remote e per il mondo in via di sviluppo, ma un buon numero sono del tutto pertinenti per l’Unione europea.
Le barriere socio-tecnologiche sono le più complesse, secondo i ricercatori che hanno messo in evidenza le diverse qualità e normative di qualità tra i vari Paesi, così come le preoccupazioni dei consumatori circa la complessità, durata, efficienza e sicurezza. Queste percezioni negative circa le tecnologie solari possono essere in grado di creare i maggiori ostacoli. Inoltre, la mancanza di conoscenze appropriate induce i progettisti a non raccomandare il fotovoltaico per le nuove costruzioni o a farne un inadeguato utilizzo e una cattiva manutenzione da parte dei soggetti che lo hanno adottato.
Ci sono, poi, le condizioni climatiche e i vincoli architettonici di alcuni Paesi e Regioni che rendono il solare meno adatto che in altri, come gli edifici popolari scozzesi che offrono poco spazio sul tetto per sistemare le celle solari. Tale limitazione, secondo i ricercatori, sarebbe difficile da affrontare con misure politiche.
All’interno della categoria della politica, i ricercatori hanno identificato una mancanza di stabilità degli incentivi che costituiscono un vero deterrente all’adozione del fotovoltaico – ne sono esempi le incongruenze tra le misure politiche e i fattori socio-economici, o l’improvvisa eliminazione dei sussidi esistenti.
Mentre la maggior parte dei Paesi ha misure politiche a sostegno delle energie rinnovabili, il mercato perde la fiducia quando le decisioni politiche si capovolgono, come ad esempio è accaduto di recente in Italia e Spagna con la riduzione retroattiva delle tariffe incentivate.
Anche il mancato coinvolgimento di tutte le parti interessate sulla pianificazione della politica energetica e sulle questioni normative, come pure le difficoltà di acquisire i permessi di costruzione e i lunghi processi decisionali, secondo i ricercatori si sono rivelati come ulteriori ostacoli alla adozione.
Tra le barriere gestionali sono incluse le inopportune differenziazioni tra campagna e città o tra le strategie commerciali di basso e alto reddito. Ad esempio, regimi di finanziamento per servizi a pagamento e di microcredito potrebbero essere utilizzati per l’accesso ai mercati orientati al basso reddito delle aree rurali, mentre non sarebbero adatti per gli utilizzatori ad alto reddito nelle città, dove il solare è una fonte alternativa di energia.
I ricercatori hanno fatto riferimento anche allo scadente servizio post-vendita, alle inefficaci campagne di marketing e di informazione, alla mancata collaborazione tra il settore edile e quello del fotovoltaico, all’assenza di infrastrutture nazionali e, infine, alla mancanza di politiche di supporto.
Per le barriere economiche sono state individuati gli elevati costi iniziali dei moduli solari fotovoltaici e quelli di installazione, manutenzione e riparazione, e i bassi costi delle fonti concorrenziali di energia.
Tale percezione può costituire un ulteriore ostacolo, come pure le incertezze nelle procedure di finanziamento, i sussidi governativi inadeguati rispetto alle fonti energetiche concorrenziali (tra cui i combustibili fossili) e la riluttanza delle banche a finanziare investimenti a medio o lungo termine, in recessione economica.
I ricercatori concludono che, sebbene diversi studi sostengano che il solare fotovoltaico è abbastanza maturo per competere con le fonti di energia convenzionali, queste barriere alla loro adozione si ritrovano nelle economie sia ad alto che a basso reddito, pur variando tra i vari contesti, ma soprattutto gli autori sottolineano l’importanza della collaborazione, del sostegno dedicato dei Governie della efficace promozione commerciale.
“L’energia rinnovabile è attualmente non solo il mezzo più efficace, ma anche il più conveniente per affrontare la crisi climatica – ha affermato il Direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Rinnovabile (IRENA), Adnan Z. Amin – I costi non possono più essere utilizzati come alibi per ritardare l’azione”.
Per approfondire sui benefici economici, sociali e ambientali dell’implementazione su scala mondiale delle energie rinnovabili si veda il recente post sul report dell’IRENA.