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Gli anziani sono una risorsa che va salvaguardata e sostenuta

anziani risorsa che va salvaguardata e sostenuta

Dalla “Giornata Internazionale delle Persone anziane” alla “Festa dei Nonni” sono molte le iniziative che in questi giorni celebrano l’importante contributo che le persone di età avanzata apportano alla vita quotidiana.
Ma, al di là dell’enfatizzazione del prolungamento dell’età, l’OMS ci ricorda che per continuare ad usufruire dei loro servizi bisogna attrezzarsi per tempo a fornir loro i servizi sanitari, l’assistenza a lungo termine e la sicurezza sociale di cui avranno, inevitabilmente, bisogno.

Chi oggi apre Google (2 ottobre 2015) trova un Doodle (anzi, uno doppio!) che rammenta la ricorrenza della “Festa dei Nonni“, istituita in Italia  con la Legge n. 159 del 31 luglio 2005 per sottolineare il loro ruolo affettivo, sociale e culturale, che la Fondazione Senior Italia onlus celebra con la Campagna  “Millepiazze per i nonni d’Italia” (2-4 ottobre 2015), iniziativa nazionale che vuole affermare l’importanza di tale “risorsa” e per sostenere i Centri Anziani del nostro Paese, luoghi di accoglienza e socializzazione che aiutano milioni di persone a uscire dalla solitudine (per verificare quali aderiscono alla Campagna).

Troppo spesso considerati un peso, gli anziani costituiscono invece una parte sempre più rilevante ed attiva della popolazione, che deve essere supportata da  politiche che consentano alle persone anziane di continuare a partecipare alla vita della società, evitando che si accrescano le ingiustizie che spesso sono alla base di cattive condizioni di salute in età avanzata, come ha sottolineato l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che proprio in occasione della 25a celebrazione della Giornata Internazionale delle Persone Anziane (1° ottobre), ha pubblicato il Rapporto “World Report on Ageing and Health“.

Oggi, la maggior parte delle persone, anche nei Paesi più  poveri, vive più a lungo – ha spiegato Margaret Chan, Direttore generale dell’OMS – Ma questo non è sufficiente. Dobbiamo garantire che questi anni in più siano sani, significativi e dignitosi. Il raggiungimento di auspicio tornerà utile non solo alle persone  anziane, ma a tutta la società nel suo complesso“.

Contrariamente a quanto supposto, il Rapporto sottolinea che vi sono poche prove che gli anni aggiuntivi di vita sperimentino una salute migliore di quanto non abbiano goduto le generazioni precedenti nella stessa fascia di età.

Purtroppo, il settantenne non sembra essere ancora il nuovo sessantenne – ha spiegato John Beard, Direttore del Dipartimento di Invecchiamento e Qualità della Vita presso l’OMS – Ma potrebbe esserlo, anzi dovrebbe esserlo”. Infatti, mentre alcune persone anziane possono sperimentare una vita più lunga e più sana, queste persone appartengono a segmenti di società più avvantaggiati. “Le persone provenienti da ambienti svantaggiati, quelli dei Paesi più poveri, quelli con minori opportunità e risorse per farsi assistere in età avanzata, sono anche quelli suscettibili di avere la salute più precaria e maggiori necessità“.

Il Rapporto rifiuta lo stereotipo degli anziani come persone fragili e dipendenti e afferma che i molti contributi che gli anziani apportano sono spesso trascurati, mentre le richieste che l’invecchiamento della popolazione porrà sulla società sono per lo più sopravvalutate o esagerate. Viene evidenziato, inoltre, che alcune persone anziane avranno bisogno di assistenza e sostegno, ma sono anche in grado di rendere molteplici contributi a famiglie, comunità e società in senso più ampio. I ricercatori suggeriscono che questi contributi superano di gran lunga tutti gli investimenti che potrebbero essere necessari per fornire i servizi sanitari, l’assistenza a lungo termine e la sicurezza sociale, di cui le persone più anziane hanno bisogno, sottolineando che la politica dovrebbe passare dall’enfatizzazione del controllo costi, ad una maggiore attenzione a consentire agli anziani di fare le cose che più contano per loro.

Ciò sarà particolarmente importante per le donne che costituiscono la maggioranza delle persone anziane e che forniscono maggiormente servizi familiari per coloro che non possono più prendersi cura di se stessi.

Guardando al futuro, abbiamo bisogno di apprezzare la rilevanza dell’invecchiamento nella vita delle donne, in particolare nei Paesi più poveri – ha spiegato Flavia Bustreo, Vicedirettore Generale dell’OMS per la Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini – Abbiamo bisogno di pensare molto di più su come possiamo garantire la salute delle donne in tutto il corso della vita“.

Un fattore che giocherà un ruolo chiave nell’opportunità di reinventarsi delle società sarà proprio la scommessa da vincere per la salute di queste persone anziane.

Secondo le stime dell’OMS, a livello globale, la popolazione aumenta a ritmi sempre più veloci: oggi, per la prima volta nella storia, la maggior parte delle persone raggiungono e superano i 60 anni, mentre 125 milioni di persone nel mondo raggiungono gli 80; entro il 2050 la maggior parte di questi – 120 milioni – vivranno in Cina, mentre 434 milioni nel resto mondo.

L’Italia ha la popolazione più anziana d’Europa e si colloca al 2° posto, dopo il Giappone, a livello globale: è questo l’aspetto enfatizzato dai media nazionali, dimenticando che il nostro Paese continua a scendere (39° posto) nella classifica Global AgeWatch, stilata ogni anno da HelpAge International con la collaborazione dell’ONU, che tiene conto non solo della longevità e stato di salute, ma anche di altri fattori, quali: sicurezza di reddito; condizione socio-culturale; ambiente circostante.

Il Rapporto dell’OMS mette in luce 3 aree chiave di intervento che richiederanno un cambiamento fondamentale nel modo in cui la società pensa l’invecchiamento e le persone anziane, le cui azioni  possono dare alle persone anziane di oggi e di domani la capacità di inventare nuovi modi di vivere.
Il primo è quello di rendere i luoghi in cui viviamo molto più favorevoli per le persone anziane. Buoni esempi possono essere individuati nella Rete Mondiale delle Città a Misura di Anziano (Global Network of Age-Friendly Cities) dell’OMS, che comprende attualmente oltre 280 membri in 33 Paesi. Si va da un progetto per migliorare la sicurezza degli anziani nei quartieri poveri di New Delhi ai “Capannoni da uomo” in Australia e Irlanda, che affrontano l’isolamento sociale e la solitudine.

Anche riallineare i sistemi sanitari alle esigenze degli anziani sarà fondamentale, passando da sistemi che sono progettati per curare le malattie acute, a quelli in grado di fornire assistenza alle condizioni croniche che sono più frequenti nelle persone anziane. Le iniziative che hanno già dimostrato essere di successo possono essere replicate ed introdotte in altri Paesi. Esempi in tal senso provengono dal Brasile dove sono state create delle squadre composte da diversi specialisti, quali fisioterapisti, psicologi, nutrizionisti, terapisti occupazionali, medici e infermieri e dal Canada con la condivisione tra delle cartelle tra vari centri sanitari.

I Governi devono anche sviluppare sistemi di assistenza a lungo termine che possono ridurre l’uso improprio dei centri sanitari per acuti e garantire alle persone di vivere i loro ultimi anni con dignità. Le famiglie avranno bisogno di sostegno per fornire assistenza, liberando le donne, che sono spesso badanti per i familiari più anziani, affinché possano svolgere un ruolo più ampio nella società. Anche semplici strategie come il supporto basate su Internet per assistenti familiari come avviene nei Paesi Bassi o di sostegno alle associazioni delle persone anziane che forniscono il reciproco sostegno, come funzionano in modo molto promettente in Vietnam.

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