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Anziani: stili di vita e abitudini sono una sfida per l’azione climatica

Un team internazionale di ricercatori, prendendo in esame l’impronta di carbonio tra il 2005 e il 2015 delle fasce di età in 32 Paesi sviluppati ha constatato che il contributo degli anziani alle emissioni totali nazionali è aumentato dal 25,2% al 32,7%, sottolineando la necessità di anticipare le strategie di mitigazione per una società che è destinata ad invecchiare sempre più in futuro.

Le persone di età pari o superiore a 60 anni sono responsabili di una quota ampia e crescente di emissioni di gas serra nei Paesi ricchi, non solo per l’aumento del numero di individui in questa fascia di popolazione, ma anche per lo stile di vita diverso da quello “della generazione tranquilla”, nata nel periodo 1928-1945, costituendo una sfida per l’azione climatica.

È quanto scoperto un team di ricercatori norvegesi, giapponesi, statunitensi e cinesi, che ha pubblicato i risultati dello studio Ageing society in developed countries challenges carbon mitigation”, pubblicato il 9 marzo 2022 su Nature Climate Change.

Considerando l’impronta di carbonio dei consumi tra il 2005 e il 2015 delle famiglie tra le varie fasce di età in 32 Paesi sviluppati (UE-27, Norvegia, Regno Unito, Stati Uniti, Australia e Giappone) i ricercatori hanno rilevato che il contributo dei anziani alle emissioni totali nazionali è aumentato dal 25,2% al 32,7%.

Studi precedenti avevano mostrato risultati contrastanti sull’impatto sul clima di una società che invecchia, ma si erano concentrati principalmente sulla produttività economica, piuttosto che sui consumi e sugli stili di vita delle persone.

La generazione che è nata a cavallo della seconda guerra mondiale era stata attenta a come utilizzavano le risorse – ha affermato Edgar Hertwich, Professore al programma di ecologia industriale al Dipartimento di Energia e Tecnologia dei Processi all’Università norvegese di scienza e tecnologia (NTNU) e co-autore dello Studio – La generazione del ‘baby boom’ del dopoguerra è rappresentata dagli anziani di oggi. Hanno modelli di consumo diversi rispetto alla ‘generazione tranquilla‘ nata nel periodo 1928-1945. Gli anziani di oggi spendono di più per le abitazioni, e consumano più energia e cibo

Attualmente la popolazione di età superiore ai 60 anni rappresenta circa un quinto della popolazione. Con gli attuali trend questa fascia di popolazione supererà presto il gruppo con età compresa tra 45-59 anni, aumentando il proprio contributo alle emissioni di gas serra per effetto di due fattori:
– un numero crescente di famiglie con oltre 60 anni;
– le maggiori spese familiari sostenute dalla popolazione più anziana.

I “boomer” stanno invecchiando in tutto il mondo occidentale e si stima che la quota della popolazione di età superiore ai 65 anni raddoppierà tra il 2019 e il 2050 nei Paesi sviluppati, mentre in 43 Paesi la popolazione diminuirà, secondo l’ultimo Rapporto delle Nazioni Unite.

Dallo Studio emerge che gli anziani sono responsabili di una quota crescente di emissioni climalteranti in tutti i 32 Paesi esaminati, con un picco per gli anziani del Giappone, che rappresentano oltre la metà delle emissioni climatiche.

Secondo Zheng, il messaggio più importante di questa ricerca è che i politici siano consapevoli del fatto che l’invecchiamento della popolazione sta rendendo più difficile ridurre le emissioni di gas serra.

Le abitudini di consumo degli anziani sono più rigide – ha sottolineato Heran Zheng, Ricercatore post-Dottorato al Dipartimento di ingegneria dell’energia e dei processi della NTNU – Ad esempio, sarebbe un vantaggio se più persone si trasferissero in case più piccole una volta che i figli si siano trasferiti. È auspicabile che possano essere comunità abitative, sistemi di trasporto e infrastrutture più adatti agli anziani“.

Se si considerano le emissioni annue in base al numero di tonnellate pro capite, gli anziani in Australia e negli Stati Uniti sono i peggiori con 21 tonnellate nel 2015, quasi il doppio della media europea. In Europa, sono gli anziani lussemburghesi quelli che hanno le emissioni più elevate con 19 tonnellate. Anche Gran Bretagna, Norvegia, Finlandia e Irlanda si trovano nei livelli di emissione superiori. I norvegesi di età superiore ai 60 anni hanno emissioni nettamente più elevate (12 tonnellate) rispetto agli svedesi (7,4 tonnellate) e ai danesi (10,2 tonnellate). Gli anziani in Romania, Lituania, Ungheria, Croazia ed Estonia rappresentano le emissioni più basse pro-capite.

Rispetto alle altre fasce di età, le emissioni imputabili agli anziani tendono ad essere più localizzate, mentre i gruppi più giovani consumano più beni importati, abbigliamento, elettronica e mobili, che determinano le emissioni in altri paesi.

Il reddito in pensione si riduce, ma gli anziani dei Paesi sviluppati hanno accumulato valore, principalmente nelle abitazioni – ha aggiunto Zheng – Molti di loro hanno visto un forte aumento del valore della loro proprietà. Gli anziani sono in grado di mantenere i loro elevati consumi attraverso la loro ricchezza. Ciò accade soprattutto nei settori ad alta intensità di carbonio come l’energia. Una percentuale crescente di questa fascia di età vive da sola. Anche se non è il caso di tutti i Paesi, riflette tuttavia il quadro generale”.

Peraltro, una spesa maggiore potrebbe non significare necessariamente uno stile di vita lussuoso.
Le loro grandi impronte di carbonio sono associate ai loro bisogni di base – sottolineano i ricercatori – Un contributo chiave all’impronta di carbonio del gruppo over 60 è la spesa per il riscaldamento, il raffreddamento e l’elettricità delle famiglie. Le persone anziane tendono a trascorrere più tempo a casa e ad essere più sensibili al freddo. Inoltre, vivono spesso in abitazioni più vecchie e meno efficienti dal punto di vista energetico”.

Anche fattori culturali possono concorrere al risultato: la generazione più anziana potrebbe essere più incline a vivere in aree in cui si utilizzano maggiormente le auto, per lo più vecchie e meno efficienti dal punto di vista dei consumi, si alimentano con diete ad alta intensità di carbonio (l’analisi ha mostrato una spesa maggiore per carne e latticini nel gruppo over 60, soprattutto in Europa occidentale). Ma anche la mancanza di fondi per l’acquisto di veicoli più efficienti dal punto di vista del consumo di carburante o elettrici, l’aggiornamento dei sistemi di riscaldamento domestico.

Il nostro scopo è aumentare la consapevolezza dei probabili modelli demografici futuri e delle loro implicazioni sulla mitigazione dei cambiamenti climatici piuttosto che incolpare qualsiasi fascia di età – scrivono i ricercatori – I nostri risultati sottolineano la necessità di anticipare le strategie di mitigazione per una società che è destinata ad invecchiare sempre più in futuro“.

Per fortuna, la soluzione non è quella prospettata dal padre della canzone “Eppure sembra un uomo” di Giorgio Gaber, per il quale “I vecchi bisogna ammazzarli da bambini”!   

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