Circular economy Sostenibilità

UNIRAU: position paper per la corretta gestione dei rifiuti tessili

UNIRAU, l’Associazione delle aziende e delle cooperative che svolgono le attività di raccolta, intermediazione, selezione e valorizzazione della frazione tessile dei rifiuti urbani ha predisposto e inviato al MiTE e ai principali rappresentanti della filiera un position paper sull’implementazione di un sistema EPR per il settore in Italia.

Il settore tessile in Europa occupa la 4° posizione per l’impatto maggiore sull’ambiente e sul clima, dopo il settore alimentare, l’edilizia abitativa e i trasporti, e la 5° posizione per quanto riguarda le emissioni di gas serra.

I tessuti, compreso l’abbigliamento, sono stati individuati come una categoria di prodotti prioritari nel Piano d’azione UE per l’Economia circolare che prevede la proposta di una Strategia per il tessile sostenibile e circolare, in vista della quale, nonché  del possibile futuro schema di Decreto ministeriale che conterrà l’introduzione della responsabilità estesa del produttore (EPR) dei prodotti tessili, UNIRAU (Unione imprese raccolta riuso e riciclo abbigliamento usato), l’associazione delle aziende e delle cooperative che svolgono le attività di raccolta, intermediazione, selezione e valorizzazione della frazione tessile dei rifiuti urbani ha predisposto e inviato al Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) e ai principali rappresentanti della filiera un position paper sull’implementazione di un sistema EPR per il settore in Italia.

Obiettivo dell’Associazione in questa fase delicata per il mercato che ha visto da pochi mesi l’entrata in vigore dell’obbligo di raccolta da parte dei Comuni – ha evidenziato Andrea Fluttero, Presidente di UNIRAU – è mettere a disposizione della politica e degli stakeholder l’esperienza maturata dagli attori della filiera in questi decenni in vista del cambiamento che attende il settore del tessile post consumo alla luce della ‘Strategia europea per il tessil’”, che punterà a promuovere la circolarità e la sostenibilità dei prodotti tessili,  sostenendo altresì la selezione dei relativi rifiuti, il riutilizzo ed il riciclaggio”.

L’Italia nel recepire il Pacchetto Economia Circolare Rifiuti che prevede la raccolta differenziata dei tessili entro il 2025, ha anticipato tale data al 1° gennaio 2022.

Il documento dell’UNIRAU tocca diversi aspetti:dal campo di applicazione alla responsabilità dei produttori e ai costi di gestione; dal contributo ambientale ai sistemi di compliance fino alla raccolta e selezione, al ruolo della distribuzione e alla vigilanza e politiche per lo sviluppo del settore.

Nel 2020, secondo l’ultimo Rapporto sui Rifiuti urbani in Italia dell’ISPRA sono state raccolte complessivamente 143,3 kt di frazione tessile, in diminuzione rispetto al 2019 del 9%. 

Attualmente, i rifiuti tessili provenienti dalla raccolta differenziata, dopo le lavorazioni di selezione, sono avviati a:
riutilizzo (stimato in circa il 60%) per indumenti, scarpe e accessori di abbigliamento utilizzabili direttamente in cicli di consumo;
riciclo (stimato in circa il 30%) per ottenere pezzame industriale (10%) o materie prime seconde per l’industria tessile, imbottiture, materiali fonoassorbenti (20%);
smaltimento (stimato in circa il 10%).
Nell’insieme il settore impiega oggi circa 6.000 addetti.

Più in generale, UNIRAU ritiene che in un sistema EPR occorra anzitutto stabilire una chiara individuazione delle responsabilità, anche economiche, dei produttori/importatori (compresi i canali on line) e degli altri soggetti che compongono la filiera, come intermediari, commercianti e distributori, senza riversare sulle fasi della raccolta e del trattamento eventuali deficit di gestione.

L’EPR dovrà agire a supporto di tutta la filiera, in particolare della qualità ambientale delle diverse fasi, della legalità e dell’equilibrio economico delle attività, anche quando i costi di gestione dei rifiuti superano i ricavi della vendita delle materie o dei beni riusabili da essi ottenuti, in relazione alle fluttuazioni delle quotazioni delle commodities e alla disponibilità dei mercati di sbocco per il riuso e per i riciclati.

Secondo UNIRAU, appare inutile o addirittura controproducente che l’EPR vada a sostituirsi al sistema attualmente operante nei segmenti della raccolta (organizzata dai Comuni ed affidata con gara pubblica) e della selezione (gestita dagli operatori autorizzati e finalizzata all’estrazione della parte valorizzabile destinata al riuso) nella misura in cui tali fasi riescano ad autosostenersi grazie al ricorso al mercato.

Il position paper sottolinea pure la necessità di una definizione precisa del perimetro dei prodotti che diventano rifiuti tessili rientranti nel campo di applicazione dell’EPR, sia come tipologia sia come provenienza, al fine di definire quali rifiuti rientrano negli obblighi di raccolta e gestione previsti dal decreto, compreso l’assoggettamento al contributo ambientale applicato sul prezzo del prodotto: “In proposito, è importante mettere in evidenza che non tutto l’abbigliamento usato è rifiuto tessile, e che non tutto il rifiuto tessile è abbigliamento usato”.

Inoltre, occorre adottare in tempi brevi un regolamento nazionale che definisca i criteri End of Waste per i materiali tessili che fornisca le basi normative certe ed adeguate all’operatività degli impianti di trattamento rispetto alla gestione dei materiali ottenuti e consentire, anche grazie ad investimenti mirati in ricerca e sviluppo da parte degli impianti stessi, la nascita e lo sviluppo di un mercato solido per i prodotti/materiali riciclati.

Occorre altresì introdurre modalità di incentivazione per l’utilizzo dei prodotti derivati dal trattamento dei tessili in possibili impieghi aggiuntivi o innovativi (isolanti, imbottimenti, automotive), che può essere conseguita anche nell’ambito del GPP, che può rappresentare un volano per lo sviluppo del mercato dei prodotti ottenuti dal riciclo e dalla preparazione per il riutilizzo di detti rifiuti.

Infine, si sottolinea l’importanza di sensibilizzare i cittadini a conferire correttamente i rifiuti, secondo quanto previsto dalle indicazioni apposte sui contenitori, e informarli in maniera trasparente e corretta sul destino delle raccolte e delle marginalità eventuali che si ricavano dalla loro vendita.

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