Secondo uno studio olandese pubblicato su Science Advances, continuando con l’attuale ritmo di deforestazione, nel 2050 circa 8.690 specie arboree del polmone verde della Terra saranno scomparse: dal 1900 a oggi è andato perso l’11,4% dei 5,7 milioni di chilometri quadrati di foresta.
Sulla Terra ci sono oltre tremila miliardi di alberi, ma a causa dell’uomo più della metà delle specie rischia di sparire. Nonostante anni di sforzi per curarlo, infatti, il polmone verde del Pianeta, cioè l’Amazzonia, continua ad essere gravemente malato, come se avesse un cancro inarrestabile, per colpa della deforestazione.
La problematica del disboscamento selvaggio è da sempre sotto gli occhi di tutti, ma secondo un recente studio lo stato delle foreste dell’Amazzonia si trova in condizioni ben più gravi di quanto si pensasse. A sostenerlo 158 ricercatori di 21 Paesi diversi, guidati da Hans ter Steege del Naturalis Biodiversity Center di Leiden, in Olanda, e Nigel Pitman del Field Museum di Chicago che in una ricerca internazionale rivelano come più della metà delle specie di alberi presenti in queste aree, circa quindicimila, rischia di estinguersi entro il 2050. E la causa principale sarebbe la deforestazione: dal 1900 a oggi è andato perso l’11,4% dei 5,7 milioni di chilometri quadrati di selva.
Lo studio, recentemente pubblicato su Science Advances, ha combinato i modelli di distribuzione spaziale con i tassi di deforestazione passati e in proiezione futura, evidenziando per la macchia pluviale più grande del mondo una situazione preoccupante. L’analisi, però, non vuole essere soltanto un monito, dal momento che gli stessi autori suggeriscono alcune soluzioni importanti come l’istituzione di numerosi parchi e riserve naturali per proteggere non solo la vegetazione, ma anche la più ricca riserva di biodiversità del nostro Pianeta. Il bacino amazzonico, infatti, copre un’area pari a circa 6,5 milioni di chilometri quadrati, ossia il 5% della superficie terrestre, estendendosi su nove Paesi sudamericani, contenendo circa un quinto del volume totale mondiale di acqua dolce e dando rifugio ad approssimativamente 40.000 specie (per quanto riguarda quelle conosciute) tra mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci.
Un declino nella foresta amazzonica è stato osservato già a partire dagli anni ’50, ma gli scienziati avevano fino ad oggi idee poco chiare in merito agli effetti sulle singole specie: il nuovo studio ha comparato i dati provenienti dalle ricognizioni sul “posto” effettuate in diversi punti dell’Amazzonia con le mappe rispecchianti la situazione attuale e con quelle riportanti le stimeper il futuro.
È stato così possibile valutare quante specie di alberi sono andate perdute e dove ciò è avvenuto. I ricercatori hanno concluso che una quota compresa tra il 36 e il 57% delle 15.000 specie arboricole amazzoniche si trova a fronteggiare il rischio di estinzione e per questo ha i requisiti adatti per essere inserita tra i criteri di classificazione della Lista Rossa delle Specie Minacciate dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN). A correre il pericolo di scomparire sono piante molto note come la Bertholletia excelsa, più conosciuta come noce del Brasile, ma anche le piantagioni di cacao, la palma di açaí (da cui si ricava il palmito, presente in molti sciroppi di uso industriale) e molti alberi rari e poco conosciuti dalla scienza.
Per la prima volta, i numeri concreti consentono di comprendere la portata del dramma della deforestazione: un dramma che passa attraverso il mercato illegale del legno nel quale, secondo la denuncia recentemente presentata da Greenpeace, fanno affari anche compagnie europee ed italiane. Ma una speranza c’è: il rafforzamento delle leggi a tutela dei popoli indigeni e l’estensione delle aree protette possono salvare questo immenso patrimonio dell’umanità.
“Uno studio così completo e su larga scala, che prende in considerazione l’intera area amazzonica, non era ancora stato compiuto e secondo noi la lista delle specie minacciate andrebbe ampliata – ha dichiarato il biologo ter Steege – La ricerca è stata eseguita sulla quasi totalità delle specie arboree presenti in Amazzonia, e fra queste ben 8.690 è risultata a rischio di estinzione, qualora la deforestazione continui al ritmo attuale. In questo caso circa il 40% della foresta amazzonica sparirebbe nei prossimi 35 anni. Nel caso in cui, invece, cominciassimo a mettere in atto misure idonee per ridurre drasticamente l’abbattimento degli alberi, le specie a rischio sarebbero 5.515 ovvero il 36%”.
“In 150 anni sono già scomparse più di un terzo delle foreste tropicali del Pianeta – ha concluso Carlos Peres della East Anglia School of Enviromental Sciences di Norwich (Inghilterra), coinvolto nello studio – E ciò che sta avvenendo in Amazzonia accade lungo tutta la fascia tropicale, dove la maggior parte delle 40.000 specie di alberi è a rischio: l’Africa ha perso circa il 55% delle foreste, i Paesi asiatici ne hanno perse il 35%. Sicuramente, le politiche per la conservazione hanno già portato un lieve miglioramento, soprattutto in Amazzonia, ma resta il problema dell’impatto delle grandi opere come le dighe, le attività minerarie illegali, gli incendi e la siccità: purtroppo è molto difficile controllare un’area tanto vasta. Solo se riusciremo a difendere questi territori con una gestione adeguata, rinforzando la rete delle zone protette e il ruolo delle popolazioni indigene nella salvaguardia delle specie arboree, l’Amazzonia potrà diventare un esempio mondiale di conservazione su larga scala”.