Mari e oceani

Allarme per trivellazioni marine in Croazia, ma… “così fan tutte”!

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È difficile assumere atteggiamenti censori nei confronti delle iniziative croate per lo sfruttamento degli idrocarburi sui suoi fondali quando nel nostro Adriatico ci sono già oltre 100 piattaforme estrattive e altre domande concessorie stanno per essere accordate dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Il 21 gennaio 2014 la Spectrum, Società norvegese che fornisce servizi innovativi multi-client per prospezioni geologiche con onde sismiche per l’individuazione di eventuali giacimenti di idrocarburi, ha annunciato di aver concluso la sua indagine nell’Adriatico nord-orientale, di fronte alle coste della Croazia, che era iniziata nel settembre 2013, registrando 15.000 chilometri di “modern data 2D” ovvero di aggiornati dati in due dimensioni. L’indagine sismica che ha coperto le acque croate con reticolati di 5X5 km (vedi mappa), in connessione agli altri dati già elaborati dalla stessa società nelle acque marine italiane, fornendo così nuove possibilità valutative su tutto il bacino e paragoni con i campi produttivi di petrolio e gas nel vicino Adriatico italiano.
I dati definitivi saranno disponibili nel prossimo aprile, ma sembra confermarsi la grande potenzialità dei giacimenti. Secondo “Il Foglio della Sera”, quotidiano croato dell’Agenzia zagabrese Večernji list ci sarebbe la possibilità di approntare circa 20 piattaforme estrattive il valore dell’operazione supererebbe il miliardo di euro in quattro anni.

Con il completamento del nostro ultimo sondaggio sismico – ha affermato il Presidente e CEO di Spectrum, Rune Eng – la Croazia ha tutti gli ingredienti per avere nel 2014 molte offerte da parte delle corporations internazionali: comprovata esistenza di idrocarburi; moderata profondità delle acque; infrastrutture esistenti; prossimità di importanti mercati energetici”.
Tant’è che il Ministro dell’Economia della Croazia, invitando i giornalisti a bordo della Seabird Northern Explorer della Spectrum, alla fonda nel porto di Spalato ha dichiarato: “Possiamo già concludere dalle prime analisi dei dati che le prospettive di idrocarburi sono significative e che giacimenti non trivellati sono presenti su tutta la fascia croata dell’Adriatico. I nuovi dati saranno essenziali per capire il pieno potenziale petrolifero della Croazia. Le ditte petrolifere useranno i dati per valutare efficientemente le prospettive di idrocarburi prima delle gare pubbliche per le concessioni”.
Il bando pubblico di gara per le concessioni sono previste nel II quadrimestre del 2014 – ha aggiunto Ivan Vrdoljak – Prima del Bando definiremo i blocchi che saranno offerti a tutte le imprese interessate allo sfruttamento di petrolio e gas nella Repubblica di Croazia petrolio e gas e di sfruttamento nella Repubblica di Croazia che potrà consolidare la propria posizione sulla mappa energetica della regione, in Europa e nel mondo. Le più grandi compagnie mondiali hanno espresso grande interesse per il bando di gara e per gli investimenti in Croazia”.

Quel che sta avvenendo nell’Adriatico Nord- preoccupa l’Europarlamentare Andrea Zanoni, della Commissione Ambiente del Parlamento europeo, che in un Comunicato stampa ricorda come già nel novembre scorso avesse chiesto in una Interrogazione alla Commissione UE accertamenti sulle metodologie di indagine impiegate, denunciandone l’invasività dal punto di vista acustico.
Ci associamo all’augurio espresso dall’Europarlamentare che la Commissione UE segua la vicenda perché la Croazia scelga, anziché l’offerta più vantaggiosa, quella che dà le maggiori garanzie di sicurezza e tutela ambientale, dal momento che con il suo ingresso come 28° Stato dell’UE, l’Adriatico è diventato un vero e proprio lago dal punto di vista geografico e politico, dopo essere già stato individuato dallo scrittore di lingua croata Predrag Matvejević, il “mare dell’intimità”, per sottolinearne i legami storico-culturali tra le sue sponde.

Al di là di questo auspicio, non possiamo non possiamo certo ergerci a censori delle iniziative croate noi italiani, dal momento che la Spectrum ha svolto sondaggi, prima che in Croazia, nell’Adriatico centro-settentrionale italiano, dove attualmente sorgono 68 piattaforme per l’estrazione di idrocarburi nella Zona A e 33 nella Zona B. Inoltre, sulla Gazzetta europea del 17 gennaio 2014 è stato pubblicato un Avviso del Ministero dello Sviluppo Economico italiano con il quale si comunica che “è pervenuta una istanza di permesso di ricerca di idrocarburi della società […] per un’area ubicata nella Zona A […] la cui superficie risulta pari a 430,80 Km2”. L’avviso è volto a permettere agli enti interessati, ai sensi della Direttiva 94/22/CE, di presentare istanze di permesso in concorrenza sulla stessa area, delimitata approssimativamente, per offrire un’indicazione dell’area interessata, dalle coordinate geografiche: Long. E 13°; Lat. N 44° (senza avere sottocchio il Foglio n. 924 dell’I.I.M.M., l’area dovrebbe essere al largo di Rimini e al limite delle zone marine aperte alla presentazione di nuove istanze).
Chiunque dovesse aggiudicarsi il permesso per effettuare i sondaggi nell’area in questione, se non utilizzerà direttamente la Spectrum (è già in loco ed ha già effettuato sondaggi!), crediamo farà, comunque, ricorso alle stesse tecnologie denunciate nell’interrogazione come pericolose per l’ecosistema marino.

Il progetto si inquadra nelle attività previste nel Programma dei Lavori che il soggetto richiedente il rilascio di un titolo minerario da parte del Ministero dello Sviluppo Economico (MSE) presenta in allegato all’atto della sottomissione dell’istanza di permesso.
Nel caso specifico, la società Spectrum, azienda che svolge attività di servizi geofisici principalmente per le compagnie petrolifere, ha sottoposto al MSE due
istanze di Permesso di Prospezione, denominate «d 1 B.P-.SP» e «d 1 F.P-.SP», ubicate nel Mare Adriatico centrale e meridionale (Figura 1.1). Il programma dei
lavori allegato a dette istanze, prevede esclusivamente l’esecuzione di rilevi geofisici mediante sismica a riflessione di tipo 2D.
Le istanze di permesso di prospezione, presentate dalla Spectrum in data 11 gennaio 2011 secondo le norme vigenti in materia di rilascio di titoli minerari, sono state pubblicate sul Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e delle Georisorse (BUIG) – Anno LV N. 2 del 28 Febbraio 2011.

C’è da aggiungere che con il Decreto Legge “Cresci Italia” del Governo Monti, convertito in Legge il 7 agosto 2012, furono salvaguardati tutti i titoli e concessioni in materia di idrocarburi off-shore che erano in corso alla data di entrata in vigore del cosiddetto “correttivo ambientale” (D.Lgs. n.128 del 29 giugno 2010), con cui il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, aveva integrato il cosiddetto Testo Unico dell’Ambiente (152/2006) sull’onda emotiva dell’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon della British Petroleum, avvenuta il 20 aprile 2010 nel Golfo del Messico.
Non solo. Il Governo Monti dimissionario approvò la Strategia Energetica Nazionale (SEN) a firma congiunta del Ministro dello Sviluppo Corrado Passera e del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, in cui si prevedeva quasi un raddoppio della produzione nazionale di idrocarburi, suscitando gli aspri commenti di associazioni ambientaliste e di imprese delle rinnovabili, nonché di esponenti politici di spicco della formazione a cui ha recentemente aderito l’Eurodeputato Zanoni.
Il Decreto Interministeriale sulla SEN fu bollato, infatti, come “colpo di mano”, “colpo di coda”, mentre noi ci siamo chiesti se non si fosse trattato di un “colpo … maestro”, messo a segno alfine da un Governo sostenuto da partiti che non avevano più capacità interdittiva. La risposta, osservavamo, l’avrebbe data il nuovo Parlamento che si stava insediando, stante anche quanto affermato dal Ministro Clini che, ribadendo come il Decreto fosse un atto dovuto che accompagnava “un documento di programmazione che chiaramente il prossimo Parlamento potrà prendere per dargli indirizzi diversi, potrà modificarlo”.

Non ci sembra che nel frattempo ci sia stata una corsa a modificare la SEN. Nel Comunicato con cui il nuovo Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato sbandierava di aver firmato un Decreto (“Rimodulazione della zona “E” e ricognizione delle zone marine aperte alla presentazione di nuove istanze”- GUUE n. C 303 del 19. 10. 2013) che “dimezzava le aree marine aperte a ricerca e produzione di idrocarburi” (in realtà sono state eliminate per lo più le aree sulle quali i petrolieri non avevano fatto richieste perché prive di interesse, come si può constatare dal Rapporto di Legambiente “Per un pugno di taniche”, salvaguardando, comunque, le concessioni già “sanate” da precedente Ministro Passera), si affermava che l’atto era coerente “con le norme di legge approvate dal Parlamento nell’ultimo anno e con la direzione indicata dalla Strategia Energetica Nazionale”.

Infine, è “sparita” dal collegato ambientale alla Legge di Stabilità 2014 approvato dal Governo, la parte che prevedeva, nell’originario testo proposto dal Ministro dell’Ambiente Orlando, di estendere la responsabilità solidale in caso di sversamento in mare di idrocarburi anche al proprietario del carico, mentre, come ricorda l’On. Zanoni, il 21 maggio 2013 il “Parlamento ha approvato a Strasburgo un rapporto che chiede nuovi standard di sicurezza nelle operazioni offshore di petrolio e gas, prevedendo norme che obbligano le aziende a provare la loro capacità di coprire i danni potenziali derivanti dalle loro attività e a presentare una relazione sui possibili pericoli e soluzioni, prima che le operazioni possano cominciare”.

Possiamo permetterci, quindi, di stigmatizzare la Croazia per lo sfruttamento dei suoi giacimenti?
Canta il vecchio filosofo Don Alfonso nell’opera di Mozart : “Tutti accusan, io le scuso… così fan tutte”.

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