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Alimentazione e agricoltura: il futuro dell’UE è nella “dieta”

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Un Rapporto del Consiglio EASAC sottolinea che la nuova PAC dovrà concentrarsi sul finanziamento all’innovazione piuttosto che sui soli sussidi agli agricoltori, e che i nuovi approcci alla trasformazione degli alimenti e alla riduzione dei rifiuti saranno fondamentali per raggiungere gli obiettivi della politica circolare e della bioeconomia.

In occasione della Giornata Mondiale del Suolo (5 dicembre 2017), l’European Academies Science Advisory Council (EASAC), organismo che raggruppa 130 accademie nazionali della scienza europee, ha pubblicato il Rapporto “Opportunity and challenges for research on food and nutrition security and agriculture in Europe”, frutto della collaborazione con InterAcademy Partnership (IAP), la rete globale delle Accademie scientifiche, e di una ricerca biennale di un team di scienziati sul futuro dell’alimentazione, dell’agricoltura e della salute umana.

L’eccessivo consumo di cibi ricchi di calorie che portano al sovrappeso e all’obesità sta creando un grave problema di salute pubblica in Europa – vi si legge – ma gli europei non sono immuni da altre preoccupazioni relative alla sicurezza alimentare e nutrizionale e devono anche riconoscere l’impatto delle loro attività sul resto del mondoDefiniamo l’obiettivo della sicurezza alimentare e nutrizionale come l’accesso per tutti a una dieta sana ed economica che sia sostenibile dal punto di vista ambientale”.

Il Rapporto si inserisce nel momento in cui nell’UE entra nel vivo il dibattito sulla Politica Agricola Comune (PAC) post-2020, con l’adozione il 29 novembre 2017 da parte della Commissione UE della Comunicazione sul futuro del cibo e dell’alimentazione che fornisce gli orientamenti affinché la più vecchia politica comune dell’UE continui a rispondere alle sfide emergenti.

Secondo gli scienziati per sostenere il sistema alimentare europeo a difendersi dagli impatti dei cambiamenti climatici è necessario introdurre tecniche e colture agricole resilienti, come pure si chiede un cambiamento radicale nelle diete degli europei per mitigare le cause dei cambiamenti climatici, raccomandando una riduzione del consumo di carne e ulteriori ricerche sui sottosistemi di origine vegetale.

Si invita inoltre a concentrarsi maggiormente sullo sviluppo di politiche volte a ridurre lo spreco alimentare lungo tutta la catena di approvvigionamento: “I nuovi approcci alla trasformazione degli alimenti e alla riduzione dei rifiuti saranno fondamentali per raggiungere gli obiettivi della politica circolare e della bioeconomia”.

Di seguito segnaliamo i principali risultati e le raccomandazioni che sono indicati nello studio.

Il consumo di cibo dovrà cambiare per migliorare la salute dei consumatori:
– sia per la salute umana che per l’ambiente, i modelli di consumo alimentare dovranno cambiare, esplorando le risposte individuali al cibo e i collegamenti con la salute e considerando le esigenze particolari dei gruppi vulnerabili;

– come parte delle modifiche ai modelli di consumo alimentare, una riduzione del consumo di proteine animali potrebbe risultare importante sia per la salute che per l’ambiente;

– gli autori chiedono ai responsabili politici di affrontare gli incentivi perversi sui prezzi per consumare diete ipercaloriche e introdurre nuovi incentivi per un cibi abbordabili;

– è necessaria maggiore chiarezza su come misurare la sostenibilità legata al consumo di diete sane;
– le fonti di contaminazione degli alimenti devono essere caratterizzate e affrontate per ridurre i problemi di sicurezza alimentare;

– i Paesi europei devono impegnarsi a raccogliere dati più attendibili sull’entità dei rifiuti nei sistemi alimentari e sull’efficacia degli interventi per ridurre i rifiuti a livello locale e regionale.

Allevamenti e agricoltura hanno impatti significativi sulla salute umana e sull’ambiente:
– gli autori chiedono un rinnovamento della PAC per concentrarsi sul finanziamento all’innovazione piuttosto che sui soli sussidi agli agricoltori, trovando soluzioni innovative per sostenere l’agricoltura e far fronte alle responsabilità internazionali dell’UE;

– la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di alimenti e mangimi per soddisfare le sue esigenze, la rende vulnerabile alle questioni commerciali e alle fluttuazioni del mercato, aumentando al contempo l’impronta europea in molti Paesi in via di sviluppo che saranno maggiormente colpiti dai cambiamenti climatici e dal degrado ambientale;

– Il ruolo del settore zootecnico nella mitigazione dei gas a effetto serra (GHG) è un problema importante che potrebbe richiedere dei cambiamenti nella domanda di determinati prodotti animali;

– considerare alternative alle forme tradizionali di proteine animali, tra cui cibo dagli oceani, carne cresciuta in laboratorio e insetti, aumentando il grado di accettabilità da parte dei consumatori a diete e alimenti innovativi;

– la carne coltivata in vitro, può avere un impatto ambientale inferiore rispetto al bestiame e questo potenziale deve essere esaminato anche come parte del programma di ricerca;

– è necessario uno sforzo maggiore per comprendere le funzioni del suolo nel sequestro del carbonio e nella biodiversità e per la bioeconomia.

L’Europa non dovrebbe ostacolare le opportunità offerte dalle tecniche di miglioramento genetico animale e vegetale, dall’agricoltura di precisione e dall’uso di grandi insiemi di dati:
– i progressi nell’editing del genoma e nelle altre ricerche genetiche saranno cruciali per il futuro del cibo e dell’agricoltura in Europa, per cui è necessario che i responsabili politici europei facciano tesoro dei progressi scientifici nella genomica per la salute e la produttività degli animali e delle colture;

– per le piante come per gli animali, è importante proteggere e caratterizzare i patrimoni genetici selvatici e continuare il sequenziamento e la valutazione funzionale per svelare le potenzialità delle risorse genetiche;

– l’agricoltura di precisione offre molte opportunità per migliorare la produzione con un ridotto impatto ambientale e i grandi sistemi di dati sono uno strumento vitale per sostenere l’innovazione nell’intero sistema alimentare e prepararsi al rischio e all’incertezza.

Queste raccomandazioni costituiscono un chiaro invito a integrare la ricerca e l’innovazione in tutti i temi, raccomandando un approccio ai sistemi alimentari basato sull’evidenza.

Secondo gli scienziati, gli sforzi per aumentare l’efficienza dei sistemi alimentari non dovrebbero concentrarsi sull’aumento della produzione agricola, ignorando i costi ambientali.

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