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Alimentazione: nel Food Sustainability Report 2017 l’Italia è all’8° posto

Food sustainability Report 2017

Presentato al Forum internazionale sul cibo e la nutrizione organizzato da Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN), il report che calcola in base a 58 parametri relativi allo spreco alimentare, all’agricoltura sostenibile e agli aspetti nutrizionali della dieta, la classifica della sostenibilità alimentare di 34 Paesi che rappresentano l’85% del PIL globale.

Nel corso dell’ Forum internazionale sul cibo e la nutrizione (Milano, 4-5 novembre 2017) organizzato dal Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN), che attraverso il dialogo e il networking cerca di trovare le soluzioni concrete alle sfide ambientali, sanitarie e socio-economiche che interessano l’attuale sistema alimentare, è stato presentato il “Food Sustainability Report 2017”, un Indice di sostenibilità alimentare sviluppato dall’Economic Intelligence Unit(EIU) in collaborazione con BCFN, calcolato per 34 Paesi che rappresentano l’85% del PIL globale, sulla base di 58 parametri, raggruppati in 3 categorie:

– l’entità dello spreco alimentare nel percorso dal campo alla tavola del consumatore;
– l’agricoltura sostenibile che comprende l’analisi dell’impatto delle attività agricole su acqua, suolo e aria, senza dimenticare il benessere animale e l’innovazione;
– gli aspetti nutrizionali, collegati a: qualità, aspettativa e stile di vita della popolazione.

A seguito degli accordi della COP 21 e della definizione degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite – si legge sul sito di BCFN – l’ indice di sostenibilità alimentare è solo l’ultimo risultato dello sforzo di trasformare 3 paradossi (convivenza tra fame e obesità; sovrasfruttamento delle risorse naturali; sprechi alimentari) in pilastri dell’analisi globale, al fine di studiare e promuovere pratiche sostenibili e riequilibrare il legami fondamentali tra cibo, persone e il pianeta”.

Nelle prime tre posizioni della classifica generale troviamo:

– 1ma la Francia, come l’anno scorso, grazie alla performance conseguita negli sforzi per ridurre gli sprechi alimentari (1° posto), tra cui la legge che ha introdotto il divieto ai supermercati di buttar via o distruggere il cibo invenduto, ma sono buone anche le prestazioni nelle altre categorie (6° posto per l’agricoltura sostenibile e 5° per gli aspetti nutrizionali);

– 2° il Giappone, in virtù degli aspetti nutrizionali della sua dieta alimentare (1° posto).

– 3a la Germania che ha occupato il posto che lo scorso anno era del Canada (retrocessa all’11° posto per l’insostenibilità della sua agricoltura), dopo gli sforzi compiuti sul piano legislativo per ridurre gli sprechi di cibo.

I Paesi più ricchi hanno ottenuto, in genere, risultati migliori, ma ci sono alcune eccezioni. Gli Emirati Arabi Uniti (UAE) sono in fondo alla classifica a causa delle scarse prestazioni degli sprechi alimentari, mentre l’Etiopia si è classificata 12ma, nonostante sia il Paese più povero tra quelli indicizzati, e la più grande economia del mondo, gli Stati Uniti sono al 21° posto a causa dei bassi punteggi sull’agricoltura sostenibile e sulle sfide nutrizionali.

E l’Italia? Il nostro Paese si piazza all’8° posto (a pari punteggio i due Paesi che la precedono), nonostante i progressi compiuti contro lo spreco alimentare (4° posto) e conservi il 1° posto per la sostenibilità del sistema agricolo, con la maggior produzione di prodotti di origine biologica rispetto agli altri.

Tuttavia, quantunque la nostra dieta mediterranea sia riconosciuta come la migliore da un punto di vista salutistico, denunciamo grossi problemi legati all’obesità infantile e alla malnutrizione (19° posto).

I sistemi alimentari sostenibili sono fondamentali per raggiungere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, in particolare per porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare e migliorare la nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile entro il 2030″, ha affermato Martin Koehring,Caporedattore dell’EIU.

Tuttavia, le principali tendenze globali come i cambiamenti climatici, la rapida urbanizzazione, il turismo, i flussi migratori e il passaggio verso diete occidentali stanno mettendo sotto pressione i sistemi alimentari“.

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