Acqua Risorse e consumi

Acqua: costa troppo poco, vale tanto e se ne spreca troppa

acqua vale tanto se ne spreca troppa

Con l’arrivo di una nuova ondata di calore prevista per i primi giorni di agosto, con picchi di temperatura che in alcune città del Centro-Sud Italia arriveranno a 40 °C, si ravvivano le preoccupazioni non solo per gli aspetti sanitari legati al caldo estremo, ma per quelli conseguenti all’acuirsi della crisi idrica e della siccità, che sta determinando gravi impatti sull’agricoltura e sui servizi idrici ai cittadini.

In questa difficile situazione si rinnovano gli appelli ad una gestione corretta di questa importanza risorsa, che non può più essere esercitata in termini emergenziali, perché le ricorrenti ondate di calore ci rammentano che i cambiamenti climatici non sono una eco-bufula“, come qualche pattuglia di scienziati, peraltro non di esperti del clima e sempre più sparuta, vorrebbe propalare. Certo, la scienza dei cambiamenti climatici, come quella di altri campi, ha margini di incertezza tali che non tutti gli scienziati si trovino unanimemente d’accordo, ma come ha scritto il filosofo e matematico Bertrand Russell, “Anche quando tutti gli esperti concordano, può darsi benissimo che si sbaglino… Tuttavia, l’opinione degli esperti quand’è pressoché unanime deve essere accolta come giusta, con maggior probabilità rispetto all’opinione contraria” (Introduzione a “Sceptical Essays” – 1928).

Tra i vari vademecum e linee guida per un corretto utilizzo dell’acqua che in questi giorni si susseguono sui media nazionali, assieme alle immancabili polemiche sul rimpallo di responsabilità che in tali occasioni sono una costante nel nostro Paese, prima ancora di approntare le necessarie, seppur temporanee, misure di mitigazione degli effetti del fenomeno, merita di essere citata la proposta di Legambiente che ci ricorda come il risparmio idrico non sia una sfida impossibile, ma una scommessa che si può vincere attraverso un impegno comune coinvolgendo le città, il mondo agricolo e i cittadini che possono fare davvero la differenza.
L’Associazione del Cigno è convinta che ogni piccolo gesto è utile allo scopo, per questo con il manuale “Il mondo è fatto di gocce” raccoglie e sintetizza una serie di soluzioni utili per ridurre i consumi idrici urbani, domestici e quelli legati all’agricoltura: consigli che vanno dall’ammodernamento degli acquedotti all’utilizzo di tetti verdi e giardini pensili in città per l’accumulo e il recupero delle acque piovanadal ripensamento delle tecniche irrigue sia in agricoltura sia nelle aree verdi urbane al recupero e riutilizzo delle acque grigie (quelle che provengono da lavabi e docce) depurate. E poi condomini 2.0edilizia sostenibile regolamenti edilizi che puntano sempre di più al risparmio idrico, senza dimenticare una buona dose di buon senso quotidiano, fatto di scelte semplici ed efficaci come l’utilizzare ad esempio riduttori di flusso applicabili facilmente ai rubinetti, scegliendo elettrodomestici a basso consumo idrico, e optando per uno stile di vita attento all’ambiente e sempre più sostenibile che passi anche dalla tavola e dalla dieta mediterranea. Sono questi per Legambiente gli “ingredienti” fondamentali per fronteggiare la crisi idrica e ripensare nelle città italiane ad un nuovo modello di gestione sostenibile e pubblica dell’acqua, in grado di coniugare sostenibilità, innovazione, rispetto del territorio e partecipazione attiva. Soluzioni però che devono essere messe a sistema, accompagnate da un cambio culturale e da campagne di informazione e sensibilizzazione.
Oggi la sfida della gestione sostenibile della risorsa idrica si può vincere solo con un’attenta ed efficiente pianificazione di interventi, con politiche serie ed efficaci di adattamento al clima, di risparmio e tutela dell’acqua, che è una risorsa limitata, affrontando al tempo stesso quei nodi irrisolti – ha dichiarato Rossella Muroni, Presidente nazionale di Legambiente – Tra le questioni da affrontare ci sono prima di tutto l’inefficienza delle reti di distribuzione, la dispersione idrica che a Roma raggiunge oltre il 40%, la mancanza di piani strategici e innovativi per una sua diversa gestione e il fatto che l’acqua in Italia costa troppo poco, negli usi civili come in agricoltura, e anche per questo se ne consuma troppa“.

Nei giorni scorsi, anche l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) si è interessata dell’argomento, sintetizzando i principali risultati di uno Studio di valutazione, coordinato dall’Agenzia, che si è concentrato su come venga gestita la domanda di acqua delle famiglie, compresi gli approcci legati o meno sui prezzi, al fine di fornire un’analisi aggiornata e una valutazione sugli aspetti economici dell’offerta e della domanda di acqua in Europa. Dallo Studio è emerso che l’aumento di intensità e frequenza dei periodi siccitosi e di scarsità idrica sono stati identificate come le sfide chiave per alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia.
Il prezzo dell’acqua va fissato a un livello che tenga conto del fatto che si tratta di un bene scarso, finito, destinato a scarseggiare sempre di più per effetto dei cambiamenti climatici, da tutelare nella qualità e da consumarsi parsimoniosamente – ha osservato la Muroni – Ad una diversa politica tariffaria deve però seguire anche una efficace politica di interventi e miglioramento del servizio. Nonostante lo straordinario successo ai referendum del 2011 in Italia non si è mai veramente aperta una nuova stagione sul tema della gestione pubblica dell’acqua e siamo ancora lontani dalla sua concretizzazione. Al tempo stesso si è ancora distanti da un dibattito serio e approfondito sulla gestione della risorsa idrica, considerando che l’acqua è un diritto, ma anche una responsabilità di cui dobbiamo farci carico tutti, ciascuno per il proprio ruolo e che, dall’esercizio di questa responsabilità dipende la sua conservazione, disponibilità e la qualità di fiumi, laghi, falde e acque marine costiere“.

Come usare meglio l’acqua in città.
Il risparmio idrico si gioca prima di tutto nelle grandi aree urbane. In che modo? Secondo Legambiente, ammodernando gli acquedotti per ridurre le perdite delle reti di distribuzione e gli sprechi nel trasporto della risorsa idrica. Potenziando e migliorando la rete di depurazione del territorio, favorendo il recupero delle acque piovane per usi non potabili, approvando anche regolamenti che lo impongono come buona pratica per il riutilizzo della risorsa idrica. Tra le altre proposte per città più sostenibili e attente al risparmio idrico, Legambiente sottolinea l’importanza di recuperare e riutilizzare le acque reflue per usi non potabili e di incentivare la diffusione dei cosiddetti “tetti verdi” o giardini pensili in città. Questi, oltre a garantire un buon isolamento termico degli edifici, possono contribuire a modificare la risposta idrologica delle zone urbane: con i tetti verdi le piogge sempre più intense non vengono subito scaricate a valle gonfiando i torrenti, ma vengono in parte “raccolte”, accumulate e restituite lentamente.
Queste “coperture verdi” possono dare anche un contributo fondamentale per la gestione degli eventi meteorici estremi, resi sempre più frequenti dal cambiamento climatico. Tra gli altri consigli, l’associazione ambientalista ribadisce l’urgenza di fermare il selvaggio consumo di suolo e di ripensare ad una pianificazione territoriale e urbanistica più sostenibile applicando le tecniche e i materiali che permettano uno sviluppo urbano che garantisca la permeabilità e favorisca la laminazione delle acque. E poi c’è la sfida legata ai condomini 2.0, inserendo il tema del risparmio idrico nei regolamenti edilizi. Molti comuni già lo stanno facendo obbligando e/o incentivando azioni come le cassette w.c. a doppio scarico e l’utilizzo dei riduttori di flusso. Una buona pratica che fa bene e che andrebbe replicata su tutto il territorio. Adottando il recupero delle acque di pioggia e il riutilizzo delle acque grigie depurate in fase di costruzione o di ristrutturazione edilizia è possibile ridurre i consumi domestici di acqua potabile del 70% arrivando a consumare a parità di comfort – circa 60 litri al giorno per abitante.

Come usare meglio l’acqua in agricoltura.
In questa emergenza siccità, Legambiente ricorda che l’agricoltura è vittima e carnefice. Con circa 17 miliardi di metri cubi di prelievi idrici annui, l’agricoltura (inclusa la zootecnia) costituisce il principale utilizzatore d’acqua. È anche il settore che causa i maggiori impatti sugli ecosistemi, essendo i prelievi irrigui concentrati nel tempo (principalmente da maggio a settembre) e nel periodo di portate più scarse (almeno nei bacini appenninici). Eppure una gestione più sostenibile della risorsa idrica non è una sfida impossibile: dalla scelta di varietà più resistenti alla siccità o comunque adeguate alle condizioni climatiche e alle disponibilità idriche del territorio, recuperando varietà locali o selezionandone di nuove, al miglioramento delle pratiche irrigue, alla diffusione dei sistemi di previsione e informazione in tempo reale, che permettono di somministrare l’acqua solo quando effettivamente necessario. In particolare, tra i “consigli a gocce” che Legambiente rivolge agli agricoltori c’è quello di puntare a sistemi di microirrigazione a goccia, che possono garantire almeno il 50% del risparmio di acqua utilizzata e rivedere completamente il sistema di tariffazione degli usi dell’acqua, con un sistema di premialità e penalità che valorizzi le esperienze virtuose.

Come usare meglio l’acqua in casa,
Anche i cittadini possono nel loro piccolo contribuire ad un maggiore risparmio idrico: ad esempio a casa è possibile applicare ai rubinetti del bagno e della cucina i riduttori di flusso (o rompigetto areati). Si tratta di semplici e poco costosi apparecchi che miscelano aria all’acqua in uscita, consentendo di ridurre drasticamente i consumi, anche del 30%, senza diminuire la resa lavante o il comfort. Per chi ha il giardino, innaffiare a spruzzo favorisce l’evaporazione (specie se si innaffia quando il sole è ancora alto) e non indirizza l’acqua dove è più necessaria. Meglio utilizzare impianti a goccia programmabili con timer: dotati di tubi con ugelli dosatori, sono molto comodi e consentono risparmi notevoli. Per le piccole innaffiature, si può usare l’acqua piovana raccolta con bacinelle oppure riutilizzare l’acqua impiegata per lavare frutta e verdura. Ridurre i consumi d’acqua diretti in bagno, in cucina e in giardino è importante, ma non basta. Non dimentichiamo che dietro ad ogni nostro pasto enormi quantità di acqua vengono usate per ottenere gli alimenti che compongono il nostro menù e che quando buttiamo via il cibo, buttiamo via anche l’acqua che contiene. Ecco perché il risparmio idrico deve passare anche dalla nostra dieta alimentare.

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