Acqua Risorse e consumi

Acqua: in Italia a lungo termine riduzione del 40%

Una nota-stampa dell’ISPRA sulle condizioni di siccità in corso e sullo stato della risorsa acqua a livello nazionale sottolinea che dalle valutazioni effettuate dall’Istituto è prevista una consistente riduzione e che per migliorare la gestione della risorsa in un’ottica di adattamento e sostenibilità, sarebbe necessario disporre di un monitoraggio sistematico e omogeneo delle portate, dei prelievi e delle restituzioni, a copertura nazionale.

Negli ultimi 30 anni (1991-2020) la disponibilità di acqua si è ridotta in Italia del 19% rispetto al trentennio 1921-1950.
Per effetto dei cambiamenti climatici, la tendenza è di una riduzione del 10% a breve termine e del 40% nel (con punte del 90% per il Sud Italia) nella proiezione a lungo termine, ipotizzando che la crescita delle emissioni di gas serra mantenga i ritmi attuali.
Il consumo d’acqua per uso civile, industriale e agricolo potrebbe aumentare del 16% entro il 2030 in uno scenario “business as usual” e, di converso, l’utilizzo di tecnologie di risparmio idrico in ambito industriale e la gestione dell’irrigazione in ambito agricolo potrebbero ridurre gli sprechi fino a oltre il 43%.
Nei 109 Comuni capoluogo di provincia/città metropolitana (dove risiede il 30% circa della popolazione italiana), le perdite in rete sono dell’ordine del 36%, il che si traduce nel fatto che a fronte di un prelievo di 370 litri per abitante al giorno, quelli effettivamente utilizzati sono 236.

Sono alcuni dei dati che emergono dalla nota dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sulle condizioni di siccità in corso e sullo stato della risorsa idrica a livello nazionale.

In base ai dati attualmente disponibili e alle valutazioni del modello idrologico BIGBANG di ISPRA, la disponibilità di risorsa idrica media annua, calcolata sul lungo periodo 1951–2020, ammonta a circa 141,9 miliardi di m3, dei quali circa 64 miliardi di m3 vanno a ricaricare le falde acquifere.

Per quanto riguarda la domanda di acqua in l’Italia, i dati forniti nel database European Environment Information and Observation Network (EIONET), derivati da informazioni nazionali trasmesse dall’Istat, in risposta a questionari e a reporting europei, indicano che il prelievo totale medio annuo per l’Italia si aggirerebbe sui 37,7 miliardi di m3; confrontando tale valore dei prelievi con la risorsa idrica media annua disponibile, ne deriva una condizione media nazionale di stress idrico.

Fin dall’inizio dell’anno, la siccità ha interessato l’Italia centro-settentrionale e in particolare il distretto idrografico del Fiume Po. Le ultime riunioni degli Osservatori distrettuali permanenti per gli utilizzi idrici, a cui l’ISPRA ha partecipato, hanno confermato uno scenario di severità idrica alta per i distretti del Fiume Po, delle Alpi Orientali (ad eccezione del bacino dell’Adige per il quale la severità è media) e dell’Appennino Settentrionale e uno scenario di severità idrica media, con trend in peggioramento, per il distretto dell’Appennino Centrale (con il territorio umbro e parte del sud delle Marche, già in condizioni di severità alta).

Scenari di severità a scala di distretto idrografico secondo le ultime risultanze degli Osservatori permanenti per gli utilizzi idrici al 4 luglio 2022 (Fonte: ISPRA)

Quali sono le tendenze e gli impatti a breve, medio e lungo termine dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico e, in particolare, sulla disponibilità di risorsa idrica?
La situazione che emerge dalle prime valutazioni effettuate dall’ISPRA è decisamente poco rassicurante e si prevede a livello nazionale una riduzione della disponibilità della risorsa idrica.

Nel corso dell’evento organizzato da ISPRA per la celebrazione della Giornata mondiale della desertificazione e siccità 2022, è emerso che il 28% del territorio italiano è a rischio desertificazione: principalmente nelle regioni meridionali, ma anche in Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Nelle aree a rischio, le condizioni meteoclimatiche contribuiscono fortemente all’aumento del degrado e quindi alla vulnerabilità alla desertificazione, a causa della perdita di qualità degli habitat, l’erosione del suolo, la frammentazione del territorio, la densità delle coperture artificiali.

Di contro, uno studio commissionato dalla EU nel 2007 sul potenziale risparmio idrico in Europa, ha stimato che il consumo d’acqua potrebbe aumentare del 16% entro il 2030 in uno scenario «business as usual», mentre l’utilizzo di tecnologie di risparmio idrico in ambito industriale e una migliore gestione dell’irrigazione in ambito agricolo potrebbero ridurre gli sprechi fino a oltre il 43%

Rispetto a una condizione di scarsità idrica, risulta ancor più interessante il tema delle perdite in rete del servizio di distribuzione dell’acqua potabile. Le statistiche dell’Istat sull’acqua per gli anni 2019-2021, rivelano che nel 2020, nei 109 Comuni capoluogo di provincia/città metropolitana, il servizio di distribuzione dell’acqua potabile è stato caratterizzato da perdite in rete dell’ordine del 36%, il che si traduce nel fatto che a fronte di un prelievo di 370 litri per abitante al giorno, quelli effettivamente utilizzati sono 236. Le analisi dell’Istat evidenziano che le perdite totali di rete si riducono di circa un punto percentuale (rispetto al 2018), proseguendo la tendenza iniziata nel 2018, quando a seguito della siccità del 2017 venne avviata una serie di interventi.

Per migliorare la gestione della risorsa in un’ottica di adattamento e sostenibilità, specialmente in occasione di eventi di siccità e/o di scarsità idrica, sottolinea la nota ISPRA, sarebbe necessario disporre di un monitoraggio sistematico e omogeneo delle portate, dei prelievi e delle restituzioni, a copertura nazionale. Ciò consentirebbe agli enti coinvolti a vario titolo nella valutazione e gestione della risorsa idrica, tra cui l’ISPRA, di poter costruire con maggior dettaglio il quadro conoscitivo e i possibili effetti di differenti scenari di utilizzo della risorsa stessa.

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