Sostenibilità

UNECE-UNEP: l’Europa deve rafforzare l’ambizione climatica

La 7ma valutazione ambientale paneuropea di UNECE-UNEP presentata alla 9a Conferenza ministeriale dell’Ambiente per l’Europa (Nicosia, 5-7 ottobre 2022) evidenzia progressi sulla qualità dell’aria e sulle aree protette, ma richiede un’azione urgente per contrastare le emissioni, i rifiuti, l’inquinamento e la perdita di biodiversità, indicando tra le soluzioni un’economia circolare e infrastrutture sostenibile.

Nonostante i progressi in alcune aree, i Governi della regione paneuropea devono mostrare una maggiore ambizione nell’affrontare i cambiamenti climatici, proteggere gli ecosistemi e gestire e combattere i rifiuti e l’inquinamento i cui effetti stanno mettendo a dura prova la vita e il benessere delle persone.

È quanto emerge dal Rapporto Europe’s Environment: The Seventh Pan-European Environmental Assessment” della  Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE) e del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), in collaborazione con numerose organizzazioni partner e singoli esperti, presentato nel corso della 9a Conferenza ministeriale Ambiente per l’Europa (Nicosia, 5-7 ottobre 2022,) il più alto organo delle Nazioni Unite sulla politica ambientale nella regione, che copre 54 Paesi tra i membri dell’UE, quelli dell’Associazione europea di libero scambio (EFTA), dei Balcani, del Caucaso, dell’Europa orientale e dell’Asia centrale.

I risultati di questa valutazione, quando siamo ormai a metà percorso per l’Agenda 2030, devono essere un campanello d’allarme per la regione – ha affermato Olga Algayerova, Segretario esecutiva dell’UNECE – La storica siccità che la regione ha dovuto affrontare quest’estate ha annunciato cosa dovremmo aspettarci negli anni a venire e mostra che non c’è più tempo da perdere. Come evidenziato nel rapporto, le Nazioni Unite hanno sviluppato molteplici strumenti e approcci per ridurre l’inquinamento, rafforzare la protezione ambientale, ridurre l’uso delle risorse e favorire il passaggio a un’economia circolare. La loro attuazione deve essere notevolmente accelerata. Ciò richiederà un impegno politico urgente e audace e cambiamenti comportamentali da parte di tutti noi prima che sia troppo tardi”. 

Maggiori sforzi per combattere l’inquinamento atmosferico  
Il Rapporto sottolinea che quantunque siano stati compiuti alcuni progressi negli ultimi anni attraverso l’attuazione di politiche per combattere l’inquinamento atmosferico, è necessario un maggiore sforzo, poiché l’inquinamento atmosferico rimane il maggior rischio per la salute nella regione.

Tra il 2009 e il 2018, 41 Paesi europei hanno registrato una riduzione del 13% delle morti premature dovute all’esposizione a lungo termine al particolato fine, ma la concentrazione di PM2,5 in tutta la regione ha continuato a superare la soglia di 10 µg/m3 (10 milionesimi di grammo per metro cubo di aria) delle Linee guida sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che quella più stringente di 5 µg/m3.delle nuove Linee guida del 2021.  

In risposta, la valutazione UNECE-UNEP richiede misure aggiuntive, tra cui l’uso e l’ulteriore affinamento delle migliori tecniche disponibili per prevenire le emissioni di particolato, NOx e idrocarburi da parte dell’industria e per ridurre le emissioni del traffico implementando standard di emissione noti come Euro-6 ed Euro-7. Tutti i paesi dovrebbero allineare gli standard di qualità dell’aria ambiente alle ultime linee guida dell’OMS

Riduzione delle emissioni
Nonostante tutti i Paesi della regione paneuropea si siano impegnati a ridurre le emissioni di gas serra, le emissioni nette sono ancora in aumento. Se le riduzioni hanno interessato la parte occidentale dell’Europa (2014–2019), sono state compensate dall’aumento delle emissioni nel resto della regione.  

L’uso delle energie rinnovabili è aumentato in 29 paesi nel periodo 2013-2017, ma la regione fa ancora ampiamente affidamento sui combustibili fossili che rappresentano circa il 78% del consumo totale di energia finale. La quota delle rinnovabili nel mix energetico sta crescendo più lentamente del consumo energetico complessivo nella regione.  

I Governi, secondo il Rapporto, dovrebbero quindi eliminare o riformare sussidi e incentivi dannosi (tutti i paesi della regione continuano ad elargire sussidi ai combustibili fossili) e implementare incentivi efficaci per una profonda decarbonizzazione, spostando la promozione degli investimenti verso le energie rinnovabili. 

Affrontare le sfide idriche
I bacini fluviali, i laghi e le falde acquifere della regione sono soggetti a molteplici impatti e i cambiamenti climatici stanno ponendo ulteriori sfide per la quantità e la qualità dell’acqua dolce, come inondazioni, siccità, malattie trasmesse dall’acqua e cambiamenti della biodiversità negli ecosistemi acquatici. L’inquinamento e gli scarichi di acque reflue urbane e industriali rimangono significativi e i contaminanti organici persistenti (POP) sono fonte di preoccupazione per la salute pubblica. Insieme a misure rafforzate per conservare l’acqua, migliorare l’efficienza del suo utilizzo (ad esempio attraverso l’agricoltura di precisione nella produzione di colture irrigue) e sfruttare soluzioni basate sulla natura (NBS) per i bacini di ritenzione idrica, mentre dovrebbe essere esplorata la potenzialità delle fonti d’acqua non convenzionali come l’acqua riciclata.  

Gli ecosistemi terrestri e marini minacciati richiedono un’azione concertata 
Lo stato degli ecosistemi rimane motivo di preoccupazione, senza evidenza di un chiaro trend positivo generale nella regione, avverte il Rapporto. Le aree protette nella regione paneuropea sono quasi triplicate negli ultimi 30 anni ed è stato osservato un aumento complessivo della superficie forestale nella regione UNECE di 33,5 milioni. I governi dovrebbero garantire che le tendenze nelle aree forestali rimangano positive e adottare misure aggiuntive per salvaguardare le restanti foreste primarie e intatte e la loro funzionalità ecologica.  

Mentre le aree marine protette sono cresciute nell’area del 66% e quelle terrestri del 22% negli ultimi cinque anni, la perdita complessiva di biodiversità continua a verificarsi. I Governi dovrebbero eliminare o riformare sussidi e incentivi per prodotti e attività che portano alla perdita di biodiversità e sviluppare incentivi per integrare la conservazione della biodiversità in tutti i settori e le politiche.  

Economia circolare per affrontare l’aumento dei rifiuti e la riduzione delle risorse  
Anche laddove esiste un forte impegno politico per un’economia circolare, come nell’UE e in altri Paesi dell’Europa occidentale, la quantità di rifiuti prodotti continua a crescere. I tassi di riciclaggio differiscono notevolmente tra i Paesi e sono particolarmente bassi nell’Europa orientale e nell’Asia centrale. Tassi di riciclaggio dei rifiuti urbani superiori al 45% esistono solo in alcuni paesi dell’UE e in Svizzera, mentre la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti elettronici (RAEE) sono estremamente carenti in tutte le sotto-regioni.  

Come risposta, la valutazione esorta i Governi a intensificare la prevenzione dei rifiuti durante la produzione, consumo e riparazione, come la riprogettazione e la rigenerazione, anche attraverso incentivi finanziari come sgravi fiscali. Un partenariato paneuropeo per la gestione dei rifiuti elettronici consentirebbe il recupero di risorse preziose

Nell’ultimo mezzo secolo, l’estrazione di minerali è triplicata a livello globale, con la rimozione e la lavorazione delle risorse naturali che rappresentano oltre il 90% della perdita di biodiversità e dello stress idrico e circa il 50% degli impatti dei cambiamenti climatici. I governi della regione dovrebbero adottare un approccio di economia circolare o di efficienza sotto il profilo delle risorse, e rafforzare la gestione delle materie prime, anche attraverso l’applicazione dello schema internazionale per la classificazione, la gestione e la rendicontazione delle risorse energetiche, minerali e delle materie prime (UNFC) e del sistema completo di gestione delle risorse per lo sviluppo sostenibile (UNRMS).

Maggiore resilienza alle catastrofi  
Circa il 65% della popolazione della regione è coperta da strategie locali di riduzione del rischio di catastrofi. Solo 15 Paesi della regione hanno riferito che tutte le loro autorità locali stanno implementando tali strategie nell’ambito dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 13 – Target 1Rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento ai rischi legati al clima e ai disastri naturali”; mentre 23 Paesi che nell’insieme rappresentano un quarto della popolazione della regione, non riferiscono su tale obiettivo. 

Finanziamento verde 
In percentuale del PIL, la spesa pubblica per la protezione dell’ambiente (con un massimo di circa lo 0,8%) è molto inferiore alle entrate fiscali ambientali, il che implica che le entrate delle tasse ambientali non sono destinate alla riduzione del danno ambientale. I Governi dovrebbero quindi favorire lo sviluppo della finanza verde e considerare la spesa per la protezione ambientale nel più ampio contesto della finanza pubblica e ambientale.  

Sviluppo infrastrutture sostenibili
L’investimento in infrastrutture sostenibili è stato riconosciuto come uno dei modi per ottenere il maggiore impatto positivo nella ripresa dalla pandemia post-COVID. Tuttavia, la maggior parte dei Paesi della regione non ha ancora sviluppato meccanismi per incorporare considerazioni sulla sostenibilità (come il rischio climatico) e la contabilità delle esternalità (ad esempio, il costo dell’inquinamento, dei servizi ecosistemici o della protezione della biodiversità) nell’analisi costi-benefici di grandi progetti infrastrutturali. Gli strumenti esistenti offerti da UNECE e UNEP possono rimediare a questo.  

Educazione allo sviluppo sostenibile e sistema di dati condivisi per la governance ambientale
Il sistema di governance ambientale nella regione paneuropea rimane frammentato in termini di politiche attuate, istituzioni, armonizzazione delle legislazioni e partecipazione ad accordi ambientali multilaterali. Permangono anche lacune nell’attuazione di una buona governance ambientale, anche in relazione alla partecipazione pubblica, alla trasparenza, alla reattività, all’efficacia e all’efficienza.  

Tra le soluzioni, il Rapporto sottolinea l’opportunità di sfruttare ulteriormente il potenziale dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile (ESD) per dotare le popolazioni delle capacità di svolgere un ruolo attivo nella governance ambientale.  

La valutazione rileva inoltre la revisione finale sul sistema di informazione ambientale condiviso (SEIS) ha constatato che tali sistemi nazionali sono stati istituiti con successo in tutti i paesi dell’Europa e dell’Asia centrale, ma varietà di forma e uso e le lacune rimanenti indicano che deve essere riformulato.

Sappiamo cosa dobbiamo fare e dobbiamo agire insieme – ha affermato Inger Andersen, Direttrice esecutiva dell’UNEP – Mentre i cittadini avvertono il problema e si trovano ad affrontare bollette energetiche più elevate che mai, poiché vedono temperature record e le loro riserve d’acqua ridursi e il continente si trova ad affrontare altre sfide profonde, i Paesi devono dimostrare che esiste un piano. La scienza è inequivocabile. L’unico modo per andare avanti è garantire un futuro pulito e verde.  Questa valutazione può essere una guida per la riduzione delle emissioni, un ambiente più salubre per le persone e per la natura, una migliore gestione dei rifiuti e un’aria più pulita”.  

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