Un Rapporto della Fondazione Europea per il Clima, supportato finanziariamente dalla Fondazione Hewlett e per l’analisi dei dati da McKinsey Sustainability, indica il percorso che l’UE può intraprendere per garantirsi la sicurezza energetica nei prossimi inverni e fino al 2025, senza venir meno ai suoi impegni climatici a medio termine.
Affrontare l’attuale situazione della sicurezza energetica in Europa comporta potenziali rischi climatici. Una soluzione più duratura e rispettosa del clima per la sicurezza energetica potrebbe tuttavia essere raggiunta entro tre anni.
È quanto sostiene il Rapporto “Delivering EU energy security through climate action” (Garantire la sicurezza energetica dell’UE attraverso l’azione climatica), pubblicato dall’European Climate Foundation (ECF), l’iniziativa filantropica per aiutare l’Europa a promuovere sul territorio una società a basse emissioni di carbonio e a svolgere un ruolo di leadership internazionale per mitigare i cambiamenti climatici, con il supporto finanziario della William and Flora Hewlett Foundation, e per l’analisi dei dati di McKinsey Sustainability.
Il Rapporto tratta della natura della sfida che si pone all’UE in materia di sicurezza dell’approvvigionamento energetico, una valutazione delle leve che possono affrontare questa sfida a breve e medio termine e raccomandazioni su azioni specifiche che gli Stati europei devono intraprendere.
“Questa crisi energetica, se avrà una risposta inadeguata, porterà a una crisi sociale – ha sottolineato Laurence Tubiana, Amministratore delegato di ECF – La concomitanza dell’aumento del costo della vita con l’impennata dei prezzi dell’energia e delle materie prime rappresenta una sfida importante per i governi di tutta Europa. Per questo motivo, forti misure di politica sociale saranno vitali quanto la risposta energetica: per affrontare l’aumento dei costi sostenuti dalle famiglie e la povertà energetica attraverso programmi mirati di efficienza energetica”.
L’Europa sta attualmente affrontando due grandi sfide energetiche:
– l’insicurezza energetica che ha radici nella dipendenza del continente dalle energie fossili e la conseguente vulnerabilità a mosse ostili;
– la necessità di ridurre le emissioni per contrastare la crisi climatica. Il secondo, condiviso con l’intero globo, è quello dei cambiamenti climatici legati alle emissioni.
Le importazioni di gas dalla Russia hanno rappresentato il 31% della fornitura europea nel 2020 e c’è il rischio di un’interruzione totale entro l’anno del gas russo. Il Consiglio europeo ha adottato un Piano per diversificare l’approvvigionamento di gas e ridurre la domanda di gas del 15% il prossimo inverno.
Al contempo, affrontare la questione della sicurezza energetica comporta potenziali rischi per il clima. Quantunque l’UE abbia approvato dei Piani, quali “Fit for 55” e REPowerEU, che confermano l’azione climatica come premessa a quelle per la sicurezza energetica, le più drastiche restrizioni alle importazioni di gas russo renderebbero necessarie l’utilizzo di tutte le fonti fossili disponibili per colmare il divario, con conseguenti impatti climatici, nonché cambiamenti comportamentali a vari livelli, tra cui campagne di sensibilizzazione del pubblico.
Le analisi condotte confermano che esiste un percorso per l’Europa per garantire il proprio approvvigionamento energetico nei prossimi inverni e fino al 2025, e per farlo in conformità con i suoi impegni climatici a medio termine.

Secondo il Rapporto, le opzioni per queste leve a breve termine possono includere un mix di dispiegamento aggressivo di energie rinnovabili, efficienza energetica ed elettrificazione, un aumento temporaneo dell’uso di combustibili fossili come carbone o biomasse, e delle importazioni di GNL per i prossimi 36 mesi, che possono essere conseguite senza richiedere la costruzione di nuovi progetti di infrastrutture del gas onshore o di condutture.
L’attenzione all’accelerazione e al potenziamento della diffusione di soluzioni per l’energia pulita porterebbe anche a un rapido calo strutturale della domanda complessiva di gas anche dopo il 2025. Ciò significherebbe che non sono necessarie nuove infrastrutture del gas e garantirebbe anche un chiaro percorso di uscita dall’inevitabile plateau a breve termine nell’uso del carbone.
Sono 6 le Raccomandazioni che il Rapporto rivolge ai Governi dei Paesi membri dell’UE per sbloccare le soluzioni:
1. Accelerare le autorizzazioni per nuovi progetti sulle energie rinnovabili.
2. Migliorare l’efficienza energetica attraverso l’interesse del pubblico e i programmi di finanziamento.
3. Accelerare l’elettrificazione dei processi industriali.
4. Definire e adottare rapidamente strategie per garantire attrezzature e materie prime per la transizione energetica.
5. Costruire la capacità delle risorse umane per i sistemi di accumulo delle energie rinnovabili e l’installazione di pompe di calore residenziali.
6. Investire in unità di rigassificazione temporanea di stoccaggio galleggiante (FSRU) con contratti a breve termine.
“Come l’Agenzia Internazionale per l’Energia ha più volte sottolineato l’Europa e il mondo non devono scegliere tra affrontare l’odierna crisi della sicurezza energetica e la crisi climatica – ha scritto nella Prefazione Fatih Birol, Direttore esecutivo dell’IEA – Mentre le forniture perse dalla Russia devono essere sostituite in alcuni casi attraverso aumenti a breve termine della produzione di combustibili fossili, la soluzione duratura a entrambe le crisi è un enorme e rapido aumento degli investimenti nell’efficienza energetica, nelle energie rinnovabili e in altre tecnologie pulite”.