Cambiamenti climatici Sostenibilità

Sciare a Natale: non più garantito neppure con i cannoni sparaneve

Un gruppo di ricercatori coordinati dall’Università di Basilea hanno calcolato in quale misura si potrà sciare in uno dei comprensori sciistici più importanti della Confederazione elvetica facendo fronte alla riduzione del manto nevoso per effetto dei cambiamenti climatici con l’uso di neve sparata dai cannoni, e quanta acqua sarà necessaria senza entrare in conflitto con quella per la produzione di energia elettrica. Un caso studio che richiama quello per l’area di Cortina, inserito nel Rapporto Interagenziale coordinato dalla WMO “2022 State of Climate Services Energy”.

Se sull’arco alpino le piste da sci sono innevate dopo le abbondanti nevicate dell’inizio inverno, le stazioni dell’Appennino sono ferme per mancanza di neve e anche quella sparata con i cannoni non terrebbe considerato che le temperature sono ben al di sopra di 0°.

Così le Regioni Emilia-Romagna, Toscana e Abruzzo hanno chiesto un incontro al Governo per un Piano straordinario per i comprensori sciistici appenninici che dopo le due precedenti stagioni cancellate dalla pandemia di COVID, sono ora alle prese con un altro periodo nero determinato dai cambiamenti climatici, che sta compromettendo le entrate invernali del turismo di montagna.

Se l’evento pandemico non era prevedibile, seppur non improbabile, i cambiamenti climatici sono stati indicati da almeno 50 anni dagli scienziati la grande sfida dell’umanità nel XXI secolo, e potrebbero nel medio lungo termine  dare un colpo mortale al settore turistico invernale, in particolare ad alcuni degli sport invernali più praticati.

Uno studio pubblicato dall’Università di Waterloo (Canada) nel 2014, alla vigilia delle Olimpiadi invernali di Soči (Russia) dove si era conservata la neve dell’anno prima per far fronte allo scarso innevamento delle piste, nonostante i “cannoni”, sottolineava che al 2080 solo 6 delle sedi dove si sono svolte in precedenza le Olimpiadi Invernali sarebbero in grado di ospitare una nuova edizione alla fine del secolo e solo 11 siti su 19 al 2050, e tra i non affidabili, oltre la stessa Soči, c’erano GrenobleGarmisch-Partenkirchen e Chamonix.

Per sopperire alla carenza, di neve agli ultimi Giochi Olimpici Invernali (Pechino, 2022) i primi a far completamente ricorso alla neve artificiale, si sono utilizzati 2 miliardi di m3 di acqua in una regione carente di risorse idriche, in barba al principio della sostenibilità ambientale della Carta Olimpica, a cui gli organizzatori devono conformarsi. 

Ora lo StudioSnowmaking in a warmer climate: an in-depth analysis of future water demands for the ski resort Andermatt-Sedrun-Disentis (Switzerland) in the twenty-first century”, coordinato dall’Università di Basilea e pubblicato lo scorso dicembre 2022 sull’International Journal of Biometeorology, ha calcolato per quanto tempo uno dei più grandi comprensori sciistici della Svizzera (Andermatt-Sedrun-Disentis) manterrà neve affidabile con l’innevamento artificiale entro il 2100, e soprattutto quanta acqua consumerà questa neve.

Secondo i ricercatori (oltre a quelli del Dipartimento di Scienze ambientali di Basilea hanno partecipato allo studio quelli della Facoltà di Economia dell’Università di Innsbruck e dell’Istituto di gestione dei sistemi e governance pubblica dell’Università di San Gallo) il futuro per gli sport sciistici in Svizzera sembra tutt’altro che roseo, anzi bianco. Gli attuali modelli climatici prevedono che nei prossimi decenni ci saranno più precipitazioni in inverno, ma che cadranno sotto forma di pioggia invece che di neve. Nonostante ciò, hanno sottolineato i ricercatori, un investitore ha recentemente speso diversi milioni di franchi svizzeri per l’ampliamento del comprensorio sciistico Andermatt-Sedrun-Disentis. È stata una decisione miope di cui pentirsi in futuro?

“Molte persone non si rendono conto che anche per l’innevamento artificiale sono necessarie determinate condizioni meteorologiche – ha spiegato Erika Hiltbrunner, Senior scientist al Dipartimento di scienze ambientali dell’Università di Basilea che ha coordinato lo Studio – Non deve essere troppo caldo o troppo umido, altrimenti non ci sarà abbastanza raffreddamento per evaporazione perché l’acqua spruzzata si congeli nell’aria e cada come neve. L’aria calda assorbe più umidità e quindi, man mano che gli inverni diventano più caldi, diventa anche sempre più difficile o impossibile produrre neve tecnicamente. Le leggi della fisica stabiliscono limiti precisi per l’innevamento“.

I ricercatori hanno calcolato fino a che punto il comprensorio sciistico in questione, compreso tra i Cantoni di Uri e dei Grigioni, può offrire le vacanze natalizie economicamente importanti e una stagione sciistica di almeno 100 giorni con e senza innevamento artificiale, raccogliendo dati sugli aspetti delle piste, dove e quando viene prodotta la neve nella stazione sciistica e con quanta acqua. Hanno quindi applicato gli ultimi scenari di cambiamento climatico (CH2018) in combinazione con il software di simulazione SkiSim 2.0 per le proiezioni delle condizioni della neve con e senza innevamento artificiale

Dai risultati delle loro indagini emerge che l’uso della neve artificiale può effettivamente garantire una stagione sciistica di 100 giorni, almeno nelle parti più alte (dai 1.800 metri in su), ma è probabile che gli affari durante il periodo natalizio nei prossimi decenni si ridurranno per effetto del clima non abbastanza freddo in tale periodo e nelle settimane precedenti. Se le emissioni di gas serra continuassero con gli attuali trend, a lungo termine. soprattutto la regione di Sedrun, non sarà più in grado di offrire neve garantita per il periodo. I nuovi generatori di neve potrebbero alleviare la situazione in una certa misura, affermano i ricercatori, ma non risolveranno completamente il problema.

Quantunque si continuerà a sciare perché l’innevamento artificiale consentirà almeno agli operatori del comprensorio di mantenere aperte le piste più alte per 100 giorni consecutivi, anche fino alla fine del secolo e pur con il riscaldamento globale che proseguirà senza sosta, ci sarà comunque un prezzo alto da pagare. I calcoli dei ricercatori mostrano, infatti, che il consumo di acqua per l’innevamento artificiale aumenterà in modo significativo di circa l’80% nel comprensorio. In un inverno medio verso la fine del secolo, il consumo ammonterebbe così a circa 540 milioni di litri d’acqua, contro i 300 milioni di litri di oggi.

Tale aumento della domanda di acqua sarebbe ancora relativamente moderato rispetto ad altre stazioni sciistiche, sottolineano i ricercatori. Studi precedenti avevano dimostrato, ad esempio, che il consumo di acqua per l’innevamento artificiale nel comprensorio sciistico di Scuol aumenterebbe di un fattore da 2,4 a 5, perché l’area innevata dovrà essere ampliata per garantire la sicurezza della neve.

Per la loro analisi, i ricercatori hanno considerato periodi di 30 anni. Tuttavia, ci sono grandi fluttuazioni annuali: Inoltre, gli eventi estremi non sono rappresentati negli scenari climatici. Nell’inverno del 2017, con scarse nevicate, il consumo idrico per l’innevamento in una delle tre sottozone di Andermatt-Sedrun-Disentis è triplicato.

Oggi, una parte dell’acqua utilizzata per l’innevamento artificiale nella più grande sottozona di Andermatt-Sedrun-Disentis proviene dal lago di Oberalp dal quale per tali scopi possono essere prelevati annualmente al massimo 200 milioni di litri. Se il cambiamento climatico continuasse senza sosta, questa fonte d’acqua durerebbe fino alla metà del secolo, a quel punto dovranno essere sfruttate nuove fonti. 

L’Oberalpsee viene utilizzato anche per produrre energia idroelettrica – ha osservato Maria Vorkauf, autrice principale dello studio, che ora lavora presso Istituto svizzero di ricerca agricola AgroscopeNe deriva che è probabile che assisteremo a un conflitto tra la domanda di acqua per la stazione sciistica e quella per la produzione di energia idroelettrica“.

All’inizio, questo comprensorio potrebbe beneficiare dei cambiamenti climatici, qualora le stazioni sciistiche più in basso e più piccole fossero costrette a chiudere, costringendo i turisti a spostarsi in località più grandi e a quote più elevate, tra cui quelle di Andermatt-Sedrun-Disentis.

Quel che è certo è che l’aumento dell’innevamento artificiale farà salire i costi e quindi anche il prezzo delle vacanze sulla neve – ha concluso la Hiltbrunner – In poche parole, prima o poi, le persone con redditi medi semplicemente non potranno più permettersele”.

E questo dovrebbe essere tenuto in considerazione anche nei comprensori sciistici alpini dell’Italia. Nel Rapporto 2022 State of Climate Services Energy”, presentato lo scorso ottobre e a cui hanno contribuito 26 Organizzazioni ed Organismi internazionali, coordinati dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), si sottolinea che un maggior e più efficace utilizzo di informazioni sul clima aiuta a prendere decisioni nel progettare infrastrutture. 

Tra i casi studio inseriti nel Rapporto c’è quello realizzato in collaborazione da Università Internazionale di Venezia (VIU), Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), Università Ca’ Foscari di Venezia e Fondazione Enel.

Attraverso l’approccio integrato SERRA (Socio-Economic Regional Risk Assessment) è stato possibile mappare il rischio climatico storico e futuro in più settori economici della provincia di Belluno, riscontrando un aumento fino al 6,2% del rischio climatico diretto e del 10,2% del rischio climatico indiretto per eventi di neve bagnata nel periodo 2036-2065.

Una serie di set settoriali di mappe e sintesi tabulari fornisce ai decisori politici e privati un’ampia documentazione che può essere presa in considerazione quando si prendono decisioni strategiche per investimenti e pianificazione con prospettive di medio e lungo termine. I risultati mostrano che alcune aree presentano combinazioni di rischi multipli a livelli più elevati, tra cui si cita la combinazione di rischi da moderati ad alti sia per la distribuzione dell’energia elettrica che per gli sport invernali nell’area di Cortina.

Foto di Copertina:  Innevamento artificiale sul Gemsstock, Svizzera di Valentin Tuthiger (Fonte: Università di Basilea)

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