Lo Studio dell’ANEV sul contributo dell’eolico italiano per raggiungere gli obiettivi “Clima-Energia” al 2030 sottolinea le potenzialità del settore per la decarbonizzazione del nostro sistema energetico e le ricadute occupazionali a livello regionale se il quadro normativo non ostacolasse la cantierabilità delle installazioni.
“Lo sviluppo dell’eolico onshore e offshore in Italia può evitare il consumo di 50 milioni di barili di petrolio al 2030“.
Il dato emerge dallo studio “Il contributo dell’eolico italiano per il raggiungimento degli obiettivi al 2030” realizzato dall’ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento) e presentato il 19 aprile 2017 dal Segretario Scientifico dell’Associazione, Luca Di Carlo. Lo studio evidenzia il dato scientifico relativo al potenziale eolico nazionale, in funzione degli obiettivi europei in materia di energia e clima al 2030, con lo scopo di fornire uno strumento utile alla definizione di un piano energetico nazionale.
Nei giorni scorsi l’ENEA nella sua prima pubblicazione trimestrale del 2017 dedicata all’Analisi del sistema energetico italiano nel 2016, ha evidenziato alcuni elementi di preoccupazione per il conseguimento degli obiettivi post-2020, tra cui il rallentamento della crescita delle rinnovabili.
Lo Studio dell’ANEV, peraltro, si inserisce in un contesto politico-istituzionale di assunzione di importanti decisioni, considerando che il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) ha annunciato per maggio la presentazione di una nuova SEN (Strategia Energetica Nazionale).
L’ANEV stima un potenziale di 17.150 MW eolici, di cui 950 off-shore e 400 minieolici, per un produzione annuale al 2030 pari a 36,46TWh, ovvero 606 kWh pro-capite.
Il calcolo ha tenuto conto, oltre alle potenzialità anemologiche dei vari siti, della presenza di determinati vincoli, quali la presenza di aree naturali protette sia della Rete Natura 2000 (SIC, ZPS, ZSC) sia delle aree marine protette istituite dal MATTM ai sensi delle leggi n. 979 del 1982 e n. 394 del 1991 ovvero di vincoli ambientali-paesaggistici e archeologici.
Sulla base di tali limitazioni, il maggior potenziale on-shore è in Puglia (2.750 MW), pari al 17% del totale, seguita da Campania, Sicilia e Sardegna con 2.000 MW ciascuna.
Le installazioni cantierabili off-shore si concentrano lungo la costa abruzzese-pugliese con una capacità di 550-650 MW ai quali si aggiungerebbero altri 300 MW di alcune aree della Sardegna e Sicilia.
Secondo l’ANEV, il raggiungimento di tale obiettivo consentirebbe di risparmiare 50 milioni di barili di petrolio, di evitare la produzione di 9mila tonnellate di polveri, di circa 25 milioni di tonnellate di CO2, oltre 75mila tonnellate di NOX e 55mila tonnellate di SO2.
Nel 2030 l’energia elettrica prodotta da fonte eolica potrebbe coprire il 9,58% dei consumi elettrici nazionali a fronte di una quota nel 2016 del 5,6% (elaborazione Market Insight su dati di Terna).
Alla fine del 2016 in Italia risultavano installati circa 9.250 MW di eolico on-shore, con un gap rispetto alle potenzialità di 7.900 MW, mentre per quanto riguarda l’off-shore non sono ancora stati realizzati impianti. Ad oggi, quindi, per raggiungere nel 2030 i suddetti potenziali 17.150 MW si dovrebbero installare circa 565 MW all’anno.
A seguire si è svolto un confronto tra il Capo della Segreteria tecnica del MiSE Luciano Barra e Presidente dell’ANEV, Simone Togni, sui prossimi sviluppi politico-istituzionali in tema di energia eolica, sulla nuova SEN e sulle ricadute occupazionali soprattutto per alcune Regioni del Sud che porterebbero a una quota di occupati diretti superiore ai 10mila addetti.
“L’energia eolica non consuma materie prime – sottolinea l’ANEV – non comporta trivellazione, estrazione, raffinazione o costruzione di oleodotti, non emette CO2 o altri gas a effetto serra, non comporta variabilità dei prezzi dell’energia, è innovazione tecnologica, ha potenziale energetico significativo, non produce rifiuti radioattivi, non consuma combustibili, ha impatto minimo sulla fauna avicola, riduce la dipendenza energetica e l’importazione di materie prime, porta benefici alla bilancia commerciale. Il vento è energia tecnologica, disponibile, naturale e pulita“.