Energia Fonti rinnovabili

Riscaldamento e raffrescamento da rinnovabili: UE in stallo

Anche se le metodologie di calcolo sono cambiate per effetto dell’entrata in vigore della Direttiva RED II, il dato relativo alla quota di rinnovabili per riscaldamento e raffrescamento, in calo dello 0,9% rispetto al 2020,  in analogia a quello del consumo finale di energia da rinnovabili, conferma che c’è bisogno di un rapido cambio di passo per centrare l’obiettivo del 45% al 2030.

Secondo i dati diffusi il 3 febbraio 2023 da Eurostat, la quota di energia rinnovabile nei consumi finali lordi per riscaldamento e raffrescamento è passata dal 23% nel 2020 al 22,9% nel 2021, in calo dello 0,1%, in analogia con quanto avvenuto per il consumo di energia rinnovabile in generale, passato dal 22,1% del 2020 al 21,8% del 2021, e per i trasporti, sceso al 9,1% nel 2021, rispetto al 10,3% del 2020.

L’energia per il riscaldamento e il raffreddamento rappresenta quasi il 50% del consumo totale lordo di energia finale dell’UE. In termini assoluti, il consumo finale lordo di energia rinnovabile per il riscaldamento e il raffrescamento nell’UE è gradualmente aumentato nel tempo (principalmente a causa del contributo della biomassa e delle pompe di calore). Tuttavia, per il 2021, anche il consumo lordo di tutti i combustibili è aumentato principalmente a causa della ripresa economica dopo la revoca delle restrizioni correlate al Covid-19, per cui la quota di energia rinnovabile nei consumi finali lordi per riscaldamento e raffrescamento è diminuita.

Tra gli Stati membri dell’UE, la Svezia si è distinta con oltre due terzi (68,6%) dell’energia utilizzata per il riscaldamento e il raffrescamento nel 2021 derivante da fonti rinnovabili (principalmente biomasse e pompe di calore), seguita da Estonia (61,3%), Lettonia (57,4%) e Finlandia (52,6%) che hanno tutte utilizzato un’ampia quota di biomassa.

Al contrario, le quote più basse di fonti rinnovabili per riscaldamento e raffrescamento sono state registrate in Irlanda (5,2%), Paesi Bassi (7,7%) e Belgio (9,2%). L’Italia ha registrato nel 2021 una quota del 19,7%, inferiore alla media UE del 22,8%. Anche in termini generali di consumo di energie rinnovabili, l’Italia è scesa dal 20,5% del 2020 al 19,0% del 2021.

Tutti gli Stati membri dell’UE hanno registrato un aumento dal 2004 al 2021. Gli aumenti più elevati sono stati registrati a Cipro (+32,1%), seguita da Malta (+30,3%), Estonia (+28,0%) e Svezia (+22,7%). Incrementi minori sono stati registrati in Irlanda (+2,3%), Belgio (+6,3%) e Paesi Bassi (+5,5%).

Le fonti di energia rinnovabile utilizzate per il riscaldamento e il raffrescamento, fino al 2020 sono calcolate in base alla Direttiva 2009 sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili (RED I) e includono il solare termico, l’energia geotermica, il calore ambientale catturato dalle pompe di calore per il riscaldamento. Dal 2021 in poi, il raffrescamento rinnovabile, come previsto dalla RED II del 2018, anche i biocarburanti solidi, liquidi e gassosi e la parte rinnovabile da rifiuti. Può essere contabilizzato solo il calore prodotto da biocarburanti liquidi conformi. Dal 2021 in poi, i biocarburanti solidi e gassosi bruciati in impianti al di sopra di una certa soglia devono rispettare criteri di sostenibilità e riduzione delle emissioni di gas serra.

Nonostante le differenziazioni di calcolo, il dato che emerge è che l’UE è ancora troppo lontana dall’obiettivo del 45% di energia rinnovabile entro il 2030.

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