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Rapporto sulle Acque di Utilitalia: più ombre che luci

rapporto acque Utilitalia

L’evoluzione del dibattito a livello sia nazionale che internazionale sulla risorsa idrica ha visto il progressivo consolidarsi di un importante principio: l’acqua è troppo importante, troppo critica per la vita di tutti i giorni oltre che per l’avvenire del sistema su cui poggia la vita dell’uomo per restringere la sua visione ad ambiti specialistici che spesso non dialogano fra di loro.

Proprio il tema della trasversalità dell’acqua è alla base della 2a edizione del “Rapporto Generale sulle Acque: obiettivi 2020”, realizzato da Utilitalia, in collaborazione con Fondazione Utilitatis, e presentato il 7 ottobre 2015 nel corso del 3° “Festival dell’Acqua” (Milano, 5-9 ottobre 2015), promosso, in occasione di EXPO 2015, dalla nuova Federazione che riunisce le Aziende operanti nei servizi pubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica e del Gas, nata dalla fusione nel maggio u.s. delle preesistenti Federutility e Federambiente.

Il Rapporto offre un’ampia e aggiornata panoramica del sistema acqua, della disponibilità della risorsa, fino ai differenti utilizzi (civili, produttivi, ecc.), nonché alle politiche che stanno dietro il dibattito internazionale, alla vivace dialettica che ne è scaturita ed alle conseguenti scelte che ne possono derivare. In particolare, fornisce lo stato degli investimenti e delle tariffe nel servizio idrico in Italia, mentre sullo sfondo si definisce il piano di razionalizzazione delle partecipate pubbliche (ddl Madia) e gli affidamenti d’Ambito ancora sospesi o in ritardo (Sblocca Italia).

Secondo il Rapporto, gli investimenti nel settore idrico (captazione, acquedotti, fognature, depuratori) stanno aumentando, anche per effetto del nuovo sistema tariffario (AEEGSI), ma il livello degli investimenti è ancora ben al di sotto del fabbisogno.
Basandosi sui dati effettivi di bilancio 2014 di un campione di 51 gestori idrici che coprono circa il 54%, lo studio calcola che gli investimenti nel settore nel 2014 siano saliti a 1.834 milioni (+7% rispetto al 2013), di cui 1.399 milioni derivanti dalla tariffa e 434 milioni da contributi pubblici.

Attualmente la spesa destinata all’acqua per abitante in Italia è pari a 34 euro all’anno, contro una media OCSE di 80 euro e i 90 euro in Francia.
Il 9% dei nostri connazionali tuttora lamenta interruzioni nell’erogazione dell’acqua – ha sottolineato Catia Tomassetti, Vicepresidente di Utilitalia, illustrando i risultati dello studio – Il 9% è senza fognature e il 21% senza depuratori”.
Di contro, in Italia paghiamo le tariffe più basse d’Europa: 1,60 euro ogni mille litri in media in Italia, contro i 6,63 che si pagano a Copenhagen, i 5,70 a Berlino, i 4,20 euro a metro cubo che sostengono i parigini, i 3,95 di Londra.
Ma Italia questo primato non è, paradossalmente, una  buona notizia – afferma Utilitalia – Abbiamo, infatti, poche risorse economiche da investire in infrastrutture, e questo si traduce in acquedotti che perdono e mancanza di impianti di depurazione, che lasceranno un forte debito ambientale sulle spalle dei nostri figli“.

Per raggiungere livelli standard su infrastrutture e servizi, in Italia ci sarebbero da investire, secondo i dati dell’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas ed il Sistema Idrico (AEEGSI), circa 65 miliardi nei prossimi trent’anni, traducibili, secondo Utilitalia, in un flusso annuale di circa 5 miliardi, di cui uno per recuperare i ritardi in fognature e depurazione, tra i 2,5 e i 3,5 per la sostituzione di reti o manutenzioni straordinarie e un altro miliardo di euro per la tutela dei bacini e delle falde idriche. Gran parte di queste risorse sarebbero da destinare al Mezzogiorno, dove si registrano i maggiori ritardi nelle infrastrutture e nelle forme gestionali.
La situazione del Sud è disastrosa – ha dichiarato il Presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti – In Sicilia ci sono 6 abitanti su 10 senza depuratori, scaricano direttamente in fiumi, corsi d’acqua in mare. Una situazione da terzo mondo. Già l’Italia paga 200 milioni di euro l’anno all’UE per le due procedure di infrazione sui depuratori, con la nuova avviata nel 2014 rischiamo di arrivare a 600 milioni“.

Il riferimento ultimo è al parere motivato, l’anticamera del deferimento alla Corte europea di Giustizia, adottato il 26 marzo 2015 dalla Commissione UE nei confronti dell’Italia, in merito alla mancanza di reti fognarie e depuratori per acque reflue, con il rischio, appunto, di dover pagare altre multe milionarie all’anno qualora il nostro Paese venisse ulteriormente condannato.

Per aumentare l’efficienza delle imprese, ridurre i costi e sostenere gli investimenti occorre fare un salto dimensionale per la gestione del servizio idrico integrato su ambiti vasti, accelerando sulle aggregazioni. Dagli attuali 2.100-2.200 gestori, si dovrebbe passare a 94 gestori, tanti quanti sono gli ATO, visto che l’Art. 7 del Decreto “Sblocca Italia” (convertito in Legge 164/2014) imponeva agli enti di governo di adottare entro il 30 settembre 2015 di disporre l’affidamento del servizio al gestore unico, con conseguente decadenza degli affidamenti non conformi alla disciplina pro tempore vigente e per quelli conformi le gestioni restano in piedi fino alla scadenza, e l’affidamento al gestore unico si farà solo quando scadranno una o più gestioni che arrivino almeno al 25% della popolazione.
Tuttavia, alcune Regioni a statuto speciale (in particolare la Regione Siciliana) hanno introdotto un assetto normativo e regolatorio del settore idrico del tutto autonomo e differente da quello nazionale.
Non è più tollerabile che, mentre  la  legislazione nazionale spinge in modo netto verso le aggregazioni – ha affermato il Presidente di Utilitalia – l’applicazione  a livello locale si trasformi in leggi regionali che puntano esattamente all’opposto“.

Ma se i ritardi burocratici, il labirinto normativo e le responsabilità degli Amministratori locali sono tra le cause di molti ritardi e disastri idrogeologici, anche i singoli cittadini hanno la propria parte di responsabilità. In Italia, a fronte di aumenti di bolletta di 10 euro l’anno consumiamo e sprechiamo più acqua di tutti i nostri vicini europei (circa 200 litri per abitante al giorno, con punte ben più elevate, contro una media europea inferiore ai 165). Il nostro Paese, inoltre, un tasso di morosità nell’acqua del 4,3%, contro un 1,2% delle bollette energetiche. L’Italia è tra i maggiori consumatori di acque minerali al mondo, nonostante goda di un territorio ricco di falde di ottima qualità.

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