Cambiamenti climatici Clima

Quando ratificherà l’Italia l’Accordo di Parigi su Cambiamenti Climatici?

accordo Parigi cambiamenti climatici

Con la ratifica collettiva di altri 31 Paesi all’Accordo della COP21 di Parigi, avvenuta in una cerimonia a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, una delle due condizioni per la sua entrata in vigore è stata assolta, mentre rimane ancora da raggiungere l’obiettivo della rappresentatività del 55% delle emissioni globali. 
Ma l’UE e l’Italia sono in grave ritardo, con il rischio che alla COP22 di Marrakech (7-18 novembre 2016) si festeggi l’operatività del trattato, senza la loro formale ratifica.

Alla vigilia del G20 cinese (Hangzhou, 4-5 settembre 2016, i due leader dei più grandi emettitori mondiali di gas ad effetto serra (CINA e USA) che in passato si erano dimostrati piuttosto riluttanti ad azioni concrete di contrasto ai cambiamenti climatici, hanno solennemente annunciato di aver consegnato al Segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon i documenti nei quali i loro Paesi si impegnano ai passi necessari per ratificare l’Accordo di Parigi.
La ratifica dell’Accordo raggiunto alla COP21 di Parigi da parte di Stati Uniti e Cina segna un passaggio storico nell’azione di contrasto ai cambiamenti climatici e verso la trasformazione in senso sostenibile del modello economico globale – hanno dichiarato nell’occasione in una nota congiunta il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare Gian Luca Galletti e il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni – Nella cornice dell’ambizioso impegno europeo, l’Italia è a lavoro per definire la sua legge di ratifica, con l’obiettivo di trasmetterla entro settembre alle Camere e di poter completare l’iter parlamentare nel più breve tempo possibile”.

Tuttavia, il punto non sembra essere all’ordine del giorno dell’Agenda politica del  Governo, tant’è che il 22 settembre 2016, a margine della presentazione del Rapporto ANBI “Manutenzione Italia 2016. Azioni per l’Italia sicura”, il Presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci sulla ratifica dell’Accordo raggiunto alla COP21 di Parigi ha affermato che il nostro Paese è in ritardo.
Bisogna assolutamente fare un passo prima di Marrakesh, dove a novembre si terrà la COP22, per dare credibilità alle posizioni che noi portiamo nelle sedi internazionali – ha aggiunto Realacci – È una scommessa che riguarda l’ambiente ma anche l’economia, perchè chi arriva prima in questo terreno diventa anche più competitivo. Non c’è motivo perchè questo ritardo si prolunghi, ho presentato in tal senso anche un’interrogazione parlamentare ritenendo insufficiente la risposta del ministero dell’ambiente e mi auguro che questo ritardo venga colmato nell’interesse dell’Italia e del mondo”.
L’assenza di ratifica da parte dei Paesi membri, compromette anche la leadership, “ambita e declamata”, sul contrasto ai cambiamenti climatici dell’Unione europea la cui ratifica deve passare attraverso un’adesione formale all’Accordo da parte di tutti i Paesi.

L’Accordo per mantenere, tra l’altro, l’aumento della temperatura media globale entro la fine del secolo ben al di sotto dei 2 °C e di proseguire negli sforzi verso l’obiettivo di +1,5 °C, entrerà in vigore il 30° giorno successivo a quello in cui sarà ratificato (periodo di firma dal 22 aprile 2016 al 21 aprile 2017) da almeno il 55% delle Parti della Convenzione UNFCCC, rappresentative di almeno il 55% delle emissioni globali.
Il 21 settembre 2016, nel corso dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in una cerimonia voluta da Ban Ki-moon, i rappresentanti di altri 31 Paesi hanno collettivamente ratificato l’Accordo, portando così a 60 il numero degli adempienti che rappresentano il 48% delle emissioni globali.
Pertanto, una delle due condizioni per la sua l’entrata in vigore è stata raggiunta, mentre rimane ancora aperta la questione del target delle emissioni, anche se altri 14 Paesi che rappresentano il 12,58% delle Emissioni si sono già impegnate all’adesione entro il 2016.
Questo slancio è notevole – ha osservato Ban Ki-moon – Quello che una volta sembrava impossibile ora appare inevitabile. A volte per entrare in vigore un Trattato può richiedere anni o addirittura decenni. Sono trascorsi solo nove mesi dalla Conferenza sul clima di Parigi. Questo testimonia l’urgenza della crisi che tutti noi ci troviamo ad affrontare“.

C’è una concreta speranza che alla COP22 di Marrakech, in programma dal 7 al 18 novembre 2016, si potrà anche festeggiare l’operatività del trattato, ma ci sono altre questioni da risolvere, conseguenti gli impegni assunti con la sottoscrizione dell’Accordo, tra cui la creazione di un organismo indipendente per monitorare e verificare i livelli di inquinamento dei Paesi, attraverso un controllo pubblico su un sito web delle traiettorie verso gli impegni sottoscritti, non essendo previste sanzioni per le inadempienze, dal momento che i relativi Piani sono su base volontaria.
A Marrakech, i Paesi dovranno anche risolvere la spinosa questione dei soldi. Secondo l’Accordo, i Paesi ricchi si sono impegnati volontariamente a spendere 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 per aiutare i Paesi poveri ad adattarsi ai cambiamenti climatici e sviluppare nuove tecnologie energetiche pulite. Su questo punto, si registrano delle resistenze, in particolare negli Stati Uniti dove Donald J. Trump, il candidato repubblicano alla Presidenza, ha definito i cambiamenti climatici una bufala e ha promesso di ritirare l’adesione del Paese all’Accordo, se sarà eletto.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.