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Prodotti agroalimentari di qualità: Italia prima in UE per certificazioni

Certificazioni agroalimentari

L’Istat ha pubblicato i dati relativi ai Prodotti agroalimentari di qualità, da cui si evince che con 291 Denominazioni di Origine Protetta, Indicazioni Geografiche Protette e Specialità Tradizionali Garantite, l’Italia si conferma al 1° posto in Europa, seguita da Francia e Spagna.

L’Istat ha pubblicato i dati relativi ai prodotti agroalimentari di qualità riconosciuti dall’Unione europea al 31 dicembre 2016, da cui si evince che, con 291 Denominazioni di Origine Protetta, Indicazioni Geografiche Protette e Specialità Tradizionali Garantite (attive 279), l’Italia si colloca al 1° posto in Europa, seguita da Francia e Spagna. Nel frattempo altre se ne sono aggiunte, ma ai fini statistici l’Istituto nazionale aggiorna i dati annualmente.

Rispetto al 2015 il numero di produttori delle DOP, IGP e STG aumenta del 4,4%, sintesi della lieve diminuzione registrata al Nord (-0,3%) e del consistente aumento rilevato nel Mezzogiorno (+12%) e nel Centro (+2,5%).

Cresce anche il numero dei trasformatori (+4,6%), soprattutto nel Mezzogiorno (+16,2%) che supera per la prima volta il Nord-est, e in misura più lieve nel Nord (+0,3%), che compensano largamente la diminuzione osservata al Centro (-0,4%).

Nel 2016 oltre tre quarti dei produttori (76,3%) sono attivi in aree montane e collinari, il restante 23,7% in pianura. Comunque, le regioni con più DOP e IGP sono Emilia-Romagna e Veneto (rispettivamente 45 e 38 prodotti riconosciuti).

I produttori (78.784) sono soprattutto numerosi nelle attività relative ai settori dei Formaggi (26.964, 34,2% del totale), degli Oli extravergine di oliva (21.033, 26,7%) e degli Ortofrutticoli e cereali (17.967, 22,8%).

Rispetto al 2015, gli allevamenti (40.557 strutture) crescono del 3,2% e la superficie investita (197.525 ettari) del 16%, soprattutto nel Mezzogiorno (allevamenti +8,8% e superficie +32,7%).

Nel 2016 gli operatori certificati sono 83.695, 3.685 in più (+4,6%) dal 2015 (91% solo attività di produzione; 5,9% trasformazione; 3,1% entrambe le attività).

Nel sistema di certificazione le nuove entrate di operatori (12.513) superano di molto le uscite (8.828), con la prevalenza di uomini: il 79,9% dei produttori e l’85,6% dei trasformatori.

Anche i trasformatori (7.481) sono presenti soprattutto nei settori degli Oli extravergine (1.950, 26,1% del totale), degli Ortofrutticoli e cereali (1.511, 20,2%) e dei Formaggi (1.501, 20,1%).

L’Istat quindi spiega che “circa la metà dei trasformatori (49,3%) opera in quattro regioni del Centro-nord: Emilia-Romagna (19,5%), Toscana (16,2%), Lombardia (7%) e Veneto (6,6%). In Emilia-Romagna e Lombardia prevalgono i trasformatori di prosciutti e insaccati (macellatori, elaboratori e porzionatori), in Toscana gli operatori oleari (molitori e imbottigliatori) e in Veneto i confezionatori ortofrutticoli”.

A livello regionale, i maggiori incrementi di trasformatori si segnalano in Sardegna (+1.109 produttori, +7,4%; +1.372 allevamenti, +9,2%), Sicilia (+796 produttori, +28,8%; +5,1mila ettari, +28,8%), Puglia (+505 produttori, +18,6%; +6,9mila ettari, +26,3%) e Piemonte (+574 produttori, +21,6%; +2,8mila ettari, +55,5%). Viceversa, le contrazioni maggiori si riscontrano in Lombardia (-266 produttori, -4,5%; -181 allevamenti, -3,3%) e Veneto (-174 produttori, -4,1% e -154 allevamenti, -5%).

Gli allevamenti sono particolarmente concentrati in Sardegna (40,2% delle strutture), Lombardia (13,1%), Emilia-Romagna (10%) e Veneto (7,2%), ossia nelle aree geografiche del Paese storicamente specializzate nell’allevamento suinicolo e nella produzione lattiero-casearia di qualità.

La superficie interessata alle DOP e IGP, coltivata principalmente a ortofrutta e olivo, è concentrata in tre regioni: Toscana (34,9%), Puglia (16,6%) e Sicilia (11,5%), seguono Trentino-Alto Adige (11%), Emilia-Romagna e Calabria (entrambe con il 4,8%). In particolare, si conferma la netta prevalenza della melicoltura in Trentino-Alto Adige, dell’olivicoltura da olio in Toscana, Puglia e Sicilia e dell’ortofrutta in Sicilia ed Emilia-Romagna.

Non sono state regionalizzate le STG in quanto non legate ad un determinato territorio.

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