Agroalimentare Territorio e paesaggio

Il primato mondiale dell’Italia per le specialità agroalimentari tradizionali

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In occasione dell’apertura del Villaggio contadino sul lungomare Caracciolo a Napoli (24-26 novembre 2017), evento in cui 10.000 agricoltori hanno messo in mostra dimensioni e caratteristiche di tutti i diversi tipi di pane, pasta, formaggi, salumi, conserve, frutta e verdura, dolci e liquori, per far conoscere e salvare i tesori enogastronomici nascosti del Made in Italy, Coldiretti ha presentato, dopo il primo effettuato nel 2000, il 2° Censimento delle specialità alimentari tradizionali, ottenute secondo regole tipiche che si sono protratte nel tempo per almeno 25 anni.

Al 2017 sono ben 5.047 i prodotti alimentari tradizionali presenti sul territorio nazionale salvati dal rischio di estinzione, con un aumento del 131% rispetto al precedente censimento, classificati per regione e tipologia, che consente all’Italia di detenere il primato mondiale per varietà e ampiezza del patrimonio agroalimentare.

Per quanto riguarda le varie categorie, ci sono:

– 1.521 diversi tipi di pane, pasta e biscotti;

– 1.424 verdure fresche e lavorate;

– 791 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere; – 497 formaggi;

– 253 piatti composti o prodotti della gastronomia;

– 147 bevande tra analcoliche, birra, liquori e distillati;

– 167 prodotti di origine animale (miele, lattiero-caseari escluso il burro, ecc.);

– 159 preparazioni di pesci, molluschi, crostacei.

Sul podio di questa speciale classifica, a livello regionale abbiamo nell’ordine: Campania (515), Toscana (461) e Lazio (409).

A seguire si posizionano l’Emilia-Romagna (388), Veneto (376), Piemonte (338), Liguria (294), Puglia (276), Calabria (268), Lombardia (248), Sicilia (244), Sardegna (193), Friuli-Venezia Giulia (169), Molise (159), Marche (151), Abruzzo (148), Basilicata (114), la provincia autonoma di Trento (105), Alto Adige (90), Umbria (69) e Valle d’Aosta (32).

Si tratta di un bene comune per l’intera collettività e di un patrimonio anche culturale che il nostro Paese può oggi offrire con orgoglio ai turisti italiani e stranieri – ha affermato il Presidente Coldiretti Roberto Moncalvo, ricordando che – il primato nei prodotti tradizionali si aggiunge a quello dei prodotti a denominazione di origine (DOP/IGP), riconosciuti dall’UE, che hanno raggiunto quota 292, e ai 523 vini italiani DOCG, DOCO e IGT”.

Alla vigilia del 2018 Anno del Cibo Italiano nel Mondo, la valorizzazione delle straordinarie produzioni enogastronomiche nazionali costituisce un punto di forza dell’attrattività turistica del nostro Paese che nell’immaginario collettivo internazionale si connota, oltre che per il patrimonio culturale, artistico e paesaggistico, per la varietà e l’eccellenza della sua produzione agroalimentare.

Al Villaggio contadino è stato anche aperto il 25 novembre 2017 il Museo del falso Made in Italy alimentare, dove vengono esposte le più diffuse frodi a tavola che alimentano la criminalità e tolgono spazio al vero Made in Italy, facendo perdere al Paese 60 miliardi di euro e 300.000 posti di lavoro.

Dagli Spagheroni prodotti in Olanda alla Salsa Pomarola venduta in Argentina, dal Pompeian Oil realizzato negli Stati Uniti alla Zottarella prodotta in Germania, fino al Caccio cavalo scovato in Brasilesono particolarmente fantasiose le imitazioni dei prodotti italiani.

In testa alla classifica dei prodotti più taroccati, secondo Coldiretti, ci sono i formaggi a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, ma anche la Mozzarella, il Provolone, il Gorgonzola, il Pecorino Romano, l’Asiago o la Fontina.

Poi ci sono i nostri salumi più prestigiosi dal San Daniele alla Mortadella, ma anche gli extravergine di oliva, le conserve e gli ortofrutticoli come il pomodoro San Marzano. Se gli Stati Uniti sono i “leader” della falsificazione, le imitazioni dei formaggi italiani sono molto diffuse dall’Australia al Sud America, ma anche sul mercato europeo. Una tendenza che è degenerata in alcuni Paesi dove sono stati messi addirittura sul mercato “magic box” per la produzione casalinga dei formaggi e salumi italiani più tipici in pochi giorni.

Altrettanto diffuso è il fenomeno delle contraffazioni del vino. Negli Stati Uniti si trovano falsi Chianti e Tuscan moon, mentre il Barbera (bianco) è imitato anche in Romania e il nostro Prosecco, scovato anche in Russia, è divenuto a tal punto star dei mercati internazionali da trovare una folta schiera di imitatori che ne mettono a rischio l’ascesa. Come per i formaggi anche per il vino sono facilmente reperibili su internet i kit, rispettivamente canadesi e svedesi, che garantiscono di realizzare in casa falsi Chianti o falsi Montecino, ma anche altri prodotti celebri dell’enologia italiana.

In una fase di stagnazione dei consumi nazionali, il mercato estero in crescita è diventato fondamentale per l’agroalimentare nazionale, tanto da rappresentare circa 1/3 del fatturato complessivo, ma in alcuni settori, come ad esempio il vino, le vendite fuori dai confini sono addirittura arrivate a superare quelle interne – ha sottolineato Moncalvo- Ormai è improrogabile la necessità di estendere e potenziare le azioni di vigilanza, tutela e valorizzazione del vero Made in Italy all’estero negli scaffali dei supermercati e sulle tavole dei ristoranti dove possiamo contare su una estesa rete di chef da primato a livello internazionale”.

Ma un vero e proprio schiaffo all’immagine del nostro Paese, segnala Coldiretti, viene anche dai prodotti che richiamano il fenomeno della mafia, come la pasta “Mafia”, l’amaro “Il Padrino”, il sugo piccante “Wicked Cosa Nostra”, le spezie “Palermo Mafia shooting” , come rileva l’Associazione che ha censito i prodotti agroalimentari venduti in Italia, in Europa e nel mondo con nomi che richiamano la criminalità organizzata, presentando i risultati della Fondazione “Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare”, promossa da Coldiretti con la Presidenza del Comitato Scientifico del procuratore Giancarlo Caselli, che ogni anno redige il Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia.

Presidente della Fondazione è lo stesso Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo che ha chiesto pertanto “l’intervento delle istituzioni nazionali e comunitarie per porre fine ad un oltraggio insopportabile. Siamo di fronte ad uno schiaffo all’immagine dell’Italia sui mercati globali”.

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