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Povertà energetica: efficienza e PIL contano più del clima

Secondo una ricerca basata su un Indice di povertà energetica, composito e unico nel suo genere, 17 Paesi dell’UE, tra cui l’Italia (19° posto su 28) non sono in grado  mantenere al caldo i propri cittadini durante l’inverno e al fresco in estate.

Una nuova ricerca che presenta un indice UE unico nel suo genere sulla povertà energetica, rivela che la maggior parte dei Paesi dell’UE, soprattutto quelli dell’Europa meridionale ed orientale, ha livelli significativi di povertà energetica e non è in grado di mantenere i propri cittadini al caldo durante l’inverno.

È quanto emerge dal RapportoEuropean Energy Poverty Index (EEPI)”) di Right to Energy Coalition, un raggruppamento di Associazioni ambientaliste, Sindacati, Organizzazioni sanitarie e Cooperative energetiche, che si pone l’obiettivo di collaborare sulla questionee di proporre misure concrete per attenuarle nel Pacchetto Clima ed Energia al 2030 dell’UE.

La Ricerca condotta da OpenExp, una rete globale di esperti energetici indipendenti, si basa sull’indice europeo di povertà energetica (EEPI) un indicatore composito che stila una classifica dei progressi degli Stati membri dell’UE  nell’alleviare la povertà energetica a casa e nei trasporti, nonché le loro correlazioni.

L’EEPI è composto da due sottoindici:
– il sottoindice della Povertà energetica nazionale europea (EDEPI),  che è calcolato come media geometrica delle metriche che valutano le cause e i sintomi della povertà energetica interna, tra cui la percentuale  delle spese energetiche sulle spese totali ,quella della popolazione incapace di mantenere le proprie case calde d’inverno e / o fresche d’estate, come pure quella relativa alla popolazione che vive in abitazioni con tetti da cui filtra acqua, muri umidi e marciume nelle finestre.;
– il sottoindice della Povertà energetica europea per i trasporti (ETEPI),  che è la media geometrica delle metriche che valutano alcune delle cause della povertà energetica dei trasporti, tra cui la percentuale delle spese energetiche dei trasporti per i cittadini proprietari di automobili, quella della popolazione che non può permettersi l trasporti pubblici e quella della popolazione con accesso limitato ai trasporti pubblici.

Il punteggio EEPI è la media geometrica di EDEPI e ETEPI: più alto è il punteggio, migliore è la performance del Paese. Per questa prima edizione dell’EPPI è stato dato eguale peso ai due sotto-indici.

Ne emerge che:
– la maggior parte dei Paesi dell’UE (17) presenta livelli significati di energy poverty;
– la quota della spesa energetica delle famiglie è in aumento in Europa, con aumenti più evidenti nelle famiglie a basso reddito, le cui spese sono aumentate del 33% tra il 2000 e il 2014;
– esiste un netto divario tra i Paesi dell’Europa settentrionale-occidentale e meridionale-orientale;
– i fattori socio-economici giocano il ruolo più importante nei livelli di energy poverty elevata rispetto alle condizioni meteorologiche;
– i Paesi con una forte regolamentazione edilizia e un PIL pro capite più elevato mostrano livelli più bassi di povertà energetica;
– i Paesi meno efficienti affrontano sia la povertà energetica invernale che quella estiva.

Dopo un processo negoziale biennale durante il quale sono state introdotte nuove disposizioni per la riduzione della povertà energetica nel pacchetto energetico dell’UE, la mancanza di ambizione politica per affrontare la povertà energetica tuttora evidente – si osserva nel Rapporto –  La Grecia è stato l’unico Stato membro dell’UE ad aver incluso la povertà energetica tra gli obiettivi del Piano nazionale per l’Energia e il Clima, mentre che gli obiettivi nazionali di efficienza energetica, una soluzione strutturale di contrasto alla povertà energetica, non riescono a raggiungere l’obiettivo UE del 32,5% entro il 2030”.

In particolare, è la Bulgaria il Paese che si colloca nella posizione peggiore con prestazioni negative nei 4 indicatori chiave: case umide e che hanno infiltrazioni e perdite; alti costi energetici per le famiglie; incapacità di tenere le case al caldo in inverno; incapacità di raffrescarle in estate. Svezia e Finlandia si posizionano, invece, dal lato opposto della classifica, come i Paesi in cui l’energy poverty è meno diffusa.

L’Italia si colloca al 19° posto con “significativi livelli di povertà energetica”.
Nel Rapporto si legge che la proposta di Piano (link: https://www.regionieambiente.it/piano_energia_clima_inviato_a_commissione_ue/) che il nostro paese ha presentato alla Commissione Europa, indica “se del caso, obiettivi relativi alla povertà energetica” e che “per contrastare la povertà energetica è necessario aumentare l’efficacia delle misure esistenti a sostegno della spesa energetica e, nel medio termine, favorire le soluzioni di efficientamento energetico degli edifici”.

Quest’approccio, unico nel suo genere, può essere utilizzato per misurare il progresso nella lotta all’energy poverty in seguito alla promulgazione di nuove normative Europee.

L’approccio seguito potrebbe essere utilizzato per misurare il progresso nella lotta alla povertà energetica dopo aver promulgato nuove normative europee per le quali, Right to Energy Coalition chiede di includere:
divieto di disconnessione per proteggere le famiglie a basso reddito;
ristrutturazione degli edifici per ridurre emissioni e le bollette energetiche;
– mettere l’energia nelle mani delle persone, perché la democrazia energetica è parte della soluzione.

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