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PNACC: le 10 Raccomandazioni dell’ASviS

Un Policy brief dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) dedicato all’analisi del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), attualmente a consultazione pubblica, illustra concrete raccomandazioni per migliorane l’efficacia e adottare con urgenza misure adeguate di prevenzione e di risposta agli effetti dei cambiamenti climatici in atto.

Adottare subito politiche incisive e coerenti per affrontare le conseguenze della crisi climatica, approvando una legge sul clima e accelerando l’approvazione e l’attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC).

È quanto emerge dal Policy brief dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), dal titolo “Dieci proposte sul Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici”, presentato il 23 marzo 2023 dal Direttore scientifico dell’ASviS Enrico Giovannini, in cui si sottolinea l’estrema gravità della situazione, con il 28% del territorio nazionale che mostra evidenti segni di desertificazione, il 94% dei Comuni che è a rischio dissesto idrogeologico, il 42% dell’acqua potabile che viene disperso dalle reti idriche , mettendo in evidenzia come gli interventi per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici siano decisivi per guidare la transizione dell’Italia verso un modello di sviluppo sostenibile.

Il Policy Brief illustra concrete raccomandazioni per migliorare il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), su cui è in corso una consultazione pubblica, avviata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), valorizzando le specificità dei territori, delle comunità e delle filiere produttive.

Il PNACC è uno strumento fondamentale per integrare le politiche nazionali e locali per lo sviluppo sociale ed economico con la tutela dell’ambiente e va approvato il prima possibile – ha sottolineato Giovannini – che evidenzia la necessità di migliorarlo completando, con un’urgenza rapportata alla gravità della situazione, le analisi di rischio e di vulnerabilità su tutto il territorio nazionale e rendendolo operativo al più presto, evitando rinvii a processi attuativi complessi e lunghi, che svuoterebbero il Piano della necessaria operatività”.

Il PACC, redatto dal MASE con il supporto scientifico dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), va finalizzato il prima possibile, in piena coerenza con il nuovo Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), che il Governo deve predisporre entro giugno.

Le diverse azioni e strategie di lotta e di adattamento alla crisi climatica – ha aggiunto il Direttore scientifico dell’ASviS – devono essere integrate con tutti gli altri strumenti di pianificazione delle politiche, anche alla luce della recente modifica della Costituzione che introduce tra i principi fondamentali quello della tutela dell’ambiente nell’interesse delle future generazioni. Per questo il Governo deve approvare quanto prima anche la nuova Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile, indispensabile per assicurare la coerenza delle politiche per l’attuazione dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile”.

L’ASviS raccomanda di migliorare il PNACC definendo una gerarchia delle priorità delle misure di adattamento e prevedendo incentivi per le azioni di delocalizzazione di insediamenti civili e industriali a rischio. Vanno poi privilegiate le soluzioni nature based specialmente nella rigenerazione delle aree urbane, lungo le coste e lungo i percorsi dei fiumi e dei torrenti, e definite meglio le regole, i ruoli e soprattutto le responsabilità della governance del Piano, precisando compiti, responsabilità e finanziamenti delle amministrazioni regionali e locali. Il settore assicurativo andrebbe coinvolto per l’implementazione di politiche di trasferimento del rischio e per la condivisione delle perdite finanziare collegate ai danni climatici, passando da politiche occasionali di risposta a singoli episodi di danni climatici a una strategia pluriennale di anticipazione e gestione del rischio. Va poi aumentata la capacità delle amministrazioni locali di realizzare politiche di adattamento, rafforzata la partecipazione della società civile e delle parti sociali nel disegno delle misure e nell’aggiornamento del Piano, e previsto l’avvio di percorsi di formazione di quadri e di tecnici, soprattutto della pubblica amministrazione, per la lotta ai cambiamenti climatici.

Le 10 Raccomandazioni dell’ASviS
1. Assicurare la coerenza generale di tutte le politiche sul clima, sulla biodiversità e sulle transizioni ecologica e digitale, nonché delle politiche sociali, mediante l’adozione, a tutti i livelli, della necessaria visione sistemica, così come garantisce il mainstreaming dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dei 17 SDGs in essa contenuti.
2. Dare rapida attuazione alla revisione del PNIEC e, in sinergia con il PNACC, procedere all’approvazione di una Legge italiana sul clima. L’ambizione in materia di adattamento ai cambiamenti climatici deve andare di pari passo con la leadership europea nella mitigazione dei cambiamenti climatici.
3. Completare, con un’urgenza rapportata alla gravità della situazione, le analisi di rischio e di vulnerabilità su tutto il territorio nazionale alle diverse scale, perfezionando il lavoro avviato dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) con nuovi dati e nuove tecnologie.
4. Rendere operativo il PNACC nei tempi urgenti della crisi climatica che i territori già sperimentano, evitando rinvii a processi attuativi complessi e lunghi, che svuoterebbero il Piano della necessaria operatività.
5. Concordare tra Governo e Parlamento una gerarchia delle priorità delle misure di adattamento e degli interventi da attuare in funzione delle specificità dei territori e delle risorse disponibili. Incentivare la contribuzione alle azioni di adattamento dei diversi settori economici e dei capitali privati. Dare inizio subito all’attuazione delle misure a più alta priorità, con particolare attenzione alle misure di delocalizzazione di insediamenti civili e industriali.
6. Privilegiare le soluzioni nature based in tutto il quadro delle misure, in particolare nella rigenerazione delle aree urbane, lungo le coste e lungo i percorsi dei fiumi e dei torrenti, in collaborazione con le Autorità di bacino.
7. Definire le regole, i ruoli e soprattutto le responsabilità della governance del Piano, precisando compiti, responsabilità e finanziamento delle amministrazioni regionali e locali. Utilizzare il settore assicurativo per l’implementazione di politiche di trasferimento del rischio e per la condivisione delle perdite finanziare collegate ai danni climatici, passando da politiche occasionali di risposta a singoli episodi di danni climatici all’anticipazione e alla gestione del rischio.
8. Correggere e ridurre sostanzialmente le diseguaglianze che, anche a livello sociale, sono dovute alle caratteristiche diverse del clima e dei territori in Italia e alla diversa preparedness delle amministrazioni locali, anche mediante il ricorso ai poteri sostitutivi.
9. Regolare la partecipazione della società civile e delle parti sociali, escluse dall’Osservatorio, e del pubblico, anche adottando i principi e le pratiche del débat public, sull’esempio di quanto fatto per le grandi opere previste dal PNRR.
10. Istituire percorsi di formazione di quadri e di tecnici, anzitutto della pubblica amministrazione, per la lotta ai cambiamenti climatici e per l’adattamento, investendo nell’istruzione pubblica media superiore e universitaria.

Per affrontare la crisi climatica – ha concluso Enrico Giovannini – bisogna arrivare al più presto all’approvazione di una Legge per il clima, al pari di quanto fatto da altri Paesi europei che hanno già adottato politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici, come previsto dalla Legge europea del 2021, indirizzando al meglio gli ingenti finanziamenti nazionali ed europei disponibili, a partire da quelli per le politiche di coesione per il periodo 2021-2027”.

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