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OMS: non si investe per contrastare gli effetti del clima sulla salute

Il Rapporto dell’OMS presentato nel corso della COP25 (Madrid, 2-13 dicembre 2019) sottolinea come alla crescente consapevolezza degli effetti sulla salute dei cambiamenti climatici, approntando piani e strategie di mitigazione, non segua un adeguato finanziamento per attuarli.

Salvaguardare la salute umana dagli impatti dei cambiamenti climatici è più urgente che mai, tuttavia la maggior parte dei Paesi non sta approntando piani in grado di conseguire tale obiettivo.

È questo in sintesi quel che emerge dal RapportoWHO Health and Climate Survey Report. Tracking Global Progress”, presentato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il 3 dicembre 2019 alla Conferenza ONU sui Cambiamenti Climatici – COP25 (Madrid, 2-13 dicembre 2019), che si basa, appunto, sui risultati di un’indagine svolta dall’OMS in 101 Paesi.

Se è vero che i Paesi analizzati prestano sempre maggiore attenzione ai rapporti cambiamenti climatici e salute, con oltre la metà dei Paesi sottoposti ad indagine che ha sviluppato una strategia o un piano nazionale, tuttavia meno del 38 % ha i finanziamenti per l’attuazione delle strategie, anche solo in parte, e meno del 10% vi ha convogliato risorse per portarle a termine.

I cambiamenti climatici non stanno soltanto accumulando debiti che le generazioni future dovranno pagare, ma le attuali stanno già pagando il prezzo sulla propria salute – ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’OMS – È un imperativo morale che i Paesi dispongano delle risorse di cui hanno bisogno per agire contro i cambiamenti climatici e salvaguardare la salute dei suoi cittadini ora e in futuro“.

Peraltro, non si deve pensare che queste problematiche interessino solo i Paesi in via di sviluppo, come ha evidenziato il Rapporto che il Consiglio delle Accademie europee delle scienze (EASAC) ha pubblicato questa estate, segnalando che dai cambiamenti climatici deriveranno maggiori rischi per la salute degli europei.

Secondo il Rapporto dell’OMS, il 48% dei Paesi ha condotto una valutazione dei rischi climatici per la salute pubblica, individuandoli per lo più in stress da calore, lesioni o morti causati da eventi meteorologici estremi, contaminazioni di cibo e acqua, e malattie trasmesse da vettori (come colera, dengue o malaria). Tuttavia, circa il 60% di questi Paesi riferisce che i risultati della valutazione non hanno avuto alcuna influenza sull’allocazione delle risorse umane e finanziarie per soddisfare le priorità di adattamento per la protezione della salute. Secondo l’OMS, l’integrazione della salute nei processi climatici nazionali e internazionali potrebbe aiutare ad accedere ai fondi necessari.

L’indagine ha rilevato che i Paesi hanno difficoltà ad accedere ai finanziamenti internazionali per il clima per proteggere la salute della popolazione. Oltre il 75% ha riferito di una mancanza di informazioni sulle opportunità di accesso ai finanziamenti per il clima, oltre il 60% indica un mancato coinvolgimento degli attori della salute ai processi di finanziamento del clima e oltre il 50% ha denunciato la mancanza di capacità di elaborare proposte.

Quantunque i due terzi dei Contributi Determinati Nazionali (NDC), previsti dall’Accordo di Parigi, abbiano menzionato la salute e il settore sanitario tra i cinque settori più diffusamente descritti come vulnerabili ai cambiamenti climatici, non ne è conseguito il necessario livello di attuazione e sostegno.

Precedenti Rapporti hanno dimostrato che i guadagni in termini di salute derivanti dalla riduzione delle emissioni di carbonio sarebbero circa il doppio del costo di attuazione di queste azioni a livello globale e che il conseguimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi potrebbe salvare circa un milione di vite all’anno in tutto il mondo entro il 2050 con la riduzione dell’inquinamento atmosferico. Tuttavia, molti Paesi non sono in grado di sfruttare questo potenziale. L’indagine mostra che meno del 25% dei Paesi ha chiare collaborazioni tra i settori sanitari e quelli chiave che guidano i cambiamenti climatici e l’inquinamento atmosferico, come trasporti, produzione di elettricità e l’energia utilizzata per cucinare.

Numero di Paesi che hanno segnalato un protocollo d’intesa o un accordo in atto con il settore sanitario delineando ruoli e responsabilità specifici in relazione alla salute e alle politiche sui cambiamenti climatici (Fonte: OMS)

I benefici per la salute che deriverebbero dalla riduzione delle emissioni di carbonio si riflettono raramente negli impegni climatici nazionali: solo un quinto dei NDC menziona la salute nel contesto delle riduzioni delle emissioni e 1 su 10 NDC indica i guadagni sanitari previsti.

Affinché l’Accordo di Parigi sia efficace per proteggere la salute delle persone, tutti i livelli di governo devono dare la priorità alla costruzione di un sistema sanitario resiliente ai cambiamenti climatici con un numero crescente di governi nazionali chiaramente diretto in quella direzione – ha dichiarato a sua volta Maria Neira, a capo del Dipartimento per l’ambiente, i cambiamenti climatici e la salute, dell’OMS – Includendo sistematicamente la salute nei NDC, nonché nei piani nazionali di adattamento, negli impegni di finanziamento del clima e nelle altre comunicazioni nazionali che devono essere comunicate all’UNFCCC, l’Accordo di Parigi potrebbe diventare il più forte accordo internazionale sulla salute del secolo“.

Il Rapporto sottolinea che ci sono delle lacune che devono essere affrontate con urgenza, tra cui:
– sollecitare i Paesi a fare piani attuabili e che affrontino gli ostacoli all’azione, ad esempio assicurando che il settore sanitario sia incluso nei processi che affrontano i cambiamenti climatici e che abbiano la capacità e il supporto per accedere ai finanziamenti di cui hanno bisogno;
includere gli aspetti sanitari nei processi decisionali che hanno implicazioni per la riduzione delle emissioni di carbonio e per il conseguimento di altri obiettivi di sostenibilità, tenendo conto dei benefici per la salute che derivano dall’azione climatica.

In copertina: Fonte Asian Development Bank (ADB)  

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