Inquinamenti e bonifiche

L’Oms chiede di ridurre l’inquinamento atmosferico

OMS inquinamento atmosferico

La città che, grazie ai suoi benefici, permette la crescita sociale, economica e professionale dell’individuo, viene spesso immaginata come il luogo ideale in cui vivere e in cui costruirsi un futuro. Ma la vita in città non è solo questo. È anche caos, traffico, inquinamento. Fin troppe volte è capitato di vedere immagini di città coperte da smog come uno strato di nebbia e una delle realtà che viene in mente è sicuramente Pechino e i suoi abitanti, sempre con la mascherina per proteggersi le vie respiratorie, e il sole che quasi non si vede.
L’inquinamento è il problema principale ad oggi nei centri urbani, in quanto è causa di malattie cardiache, di problemi respiratori, di aumento dell’incidenza di tumori ai polmoni, arrivando a causare 3 milioni di morti premature l’anno in tutto il mondo.
L’OmsOrganizzazione mondiale della sanità, a conclusione dell’aggiornamento al 2016 dei dati riguardanti il Global Urban Ambient Air Pollution, ha affermato che oltre l’80% di chi vive nelle aree urbane respira aria inquinata oltre i limiti stabiliti dall’Organizzazione stessa.
La differenza tra Paesi ricchi e poveri è netta: i dati dimostrano, infatti, che i Paesi a basso reddito sono quelli che accusano di più l’inquinamento e i suoi effetti nocivi sulla popolazione. Così, dall’Oms emerge che nei Paesi ricchi il 56% delle città oltrepassano i limiti, mentre in quelli poveri la percentuale si alza al 98%, luoghi in cui vivono oltre 100mila abitanti.
In tutto questo, però, l’Oms fa notare anche un miglioramento. Negli ultimi due anni di ricerca e di lavoro sono aumentate del doppio le città che monitorano il livello d’inquinamento, arrivando a 3.000 in 103 Paesi. Questo dato positivo è stato sottolineato anche dal Vice-Direttore generale dell’Oms, la Dottoressa Flavia Bustreo: “L’inquinamento atmosferico è una delle principali cause di malattia e di morte. È una buona notizia che sempre più città stiano facendo passi per monitorare la qualità dell’aria, così che quando queste prendono delle azioni per contrastarlo, esse hanno anche un punto di riferimento – ha dichiarato – Quando l’aria inquinata copre le nostre città è la popolazione urbana più vulnerabile (i giovani, gli anziani e i poveri) ad essere la più colpita”.
L’Oms, in uno studio lungo cinque anni, dal 2008 al 2013, ha analizzato i livelli di inquinamento presenti nelle aree urbane mostrando un trend non positivo e ponendo l’attenzione in particolar modo sul particolato PM10 e PM2.5, i quali sono i più pericolosi per la salute umana.
I risultati dello studio hanno mostrato un dato che deve essere assolutamente modificato: l’inquinamento nelle città, nell’arco di quei cinque anni, è aumentato dell’8%, nonostante il miglioramento in alcune regioni.

In linea con i precedenti dati, anche questa osservazione mostra le profonde differenze tra i Paesi ricchi e i Paesi poveri o in via di sviluppo. Infatti nelle zone in difficoltà economica, come le regioni del Mediterraneo orientale e del Sud-Est asiatico, i livelli di inquinamento sono circa 5-10 volte superiori ai limiti posti dall’Oms. In Africa, nonostante i dati siano minori rispetto a quelli forniti dagli altri continenti, si può notare che in molte città il livello del particolato supera la media di oltre il doppio i limiti consentiti.
Invece nelle regioni economicamente più sviluppate e prospere, il trend è completamente diverso: i livelli più bassi di inquinamento si trovano in Europa, in America e nelle regioni del Pacifico occidentale.
Allo stesso tempo, però i Paesi più ricchi, la metà circa, e quelli a basso reddito, i due terzi, hanno cercato, e nella maggior parte dei casi ci sono riusciti, di ridurre di circa il 5% l’inquinamentopresente nelle loro città.
È l’Oms a specificare che la situazione, oltre che essere allarmante per la salute umana, non è risolvibile attraverso comportamenti individuali. Infatti, l’Organizzazione pone come punto di partenza, per poter seriamente iniziare una riduzione dei livelli di inquinamento, introdurre delle politiche simili in tutti i Paesi: ridurre le emissioni industriali, aumentare l’uso di fonti di energia rinnovabili e dare priorità al trasporto pubblico.
Infatti, riducendo del 28% circa l’inquinamento dell’aria si riducono, allo stesso tempo, anche le morti premature di circa il 15%. “È fondamentale per le città e per i governi nazionali rendere la qualità dell’aria urbana una priorità per la salute e lo sviluppo – spiega meglio il concetto Carlos Dora dall’Oms – Quando la qualità dell’aria migliora, i costi sanitari per le malattie connesse all’inquinamento dell’aria si restringono, la produttività dei lavoratori si espande e l’aspettativa di vita cresce. Ridurre l’inquinamento atmosferico, inoltre, permette di rispettare gli impegni presi dai Paesi con la firma dell’accordo sul clima”.
A modo nostro possiamo aiutare ad incentivare una vita più green e più salutare, ma è importante che i Paesi si uniscano e riducano sempre di più l’inquinamento atmosferico attraverso politiche ambientali finalizzate alla salute di tutti i cittadini del Pianeta.

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