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Nesso acqua-energia-cibo: impatti delle politiche globali su scala locale

Una ricerca, condotta nell’ambito del Progetto europeo H2020 DAFNE da un team internazionale coordinato dall’Environmental Intelligence for Global Change Lab del Politecnico di Milano, evidenzia la necessità di un coordinamento nell’azione climatica globale per non rischiare che le politiche di mitigazione provochino impatti non intenzionali sul nesso acqua-energia-cibo nei bacini fluviali africani

Le strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici, attualmente adottate nei paesi sviluppati o in via di sviluppo, si basano sulla tassazione del carbonio per raggiungere rapidamente una riduzione delle emissioni di CO2, ma la realizzazione di tali politiche non tiene conto dei potenziali effetti collaterali dannosi per il nesso Acqua-Energia-Cibo a livello locale.

È quanto evidenziato dallo Studio Unintended consequences of climate change mitigation for African river basins”, pubblicato su Nature Climate Science il 31 gennaio 2022 e condotto condotto dal gruppo di ricerca dell’Environmental Intelligence for Global Change Lab del Politecnico di Milano, in collaborazione con la Tufts University, la Cornell University e il Pacific Northwest National Laboratory.

La ricerca, uno dei risultati uno dei risultati del Progetto H2020 “DAFNE (Decision Analytic Framework to explore the water-energy-food Nexus in complex transboundary water resource systems of fast developing countries), che incorpora strumenti provenienti da diversi campi di ricerca – modelli matematici, algoritmi di ottimizzazione, scienze del clima e proiezioni socioeconomiche – per promuovere un approccio integrato e partecipativo per la pianificazione e la gestione delle risorse idriche. Questo approccio è stato testato sui bacini fluviali africani, in particolare lungo il corso del fiume nel corso d’acqua dello Zambesi e nel bacino dell’Omo-Turkana, per supportare le parti interessate locali e i responsabili delle decisioni nell’identificazione di percorsi di sviluppo sostenibile che affrontino il nesso acqua-energia-cibo.

I risultati mostrano come tali politiche possano causare la proliferazione di grandi progetti di espansione agricola in Paesi africani, dove il cambiamento di uso del suolo non è tassato. Questo rapido incremento dell’utilizzo dei terreni agricoli potrebbe generare, a livello locale, un aumento della richiesta di acqua per l’irrigazione tale da limitare la disponibilità di risorse idriche per la produzione di energia idroelettrica o la fornitura di servizi ecosistemici, in particolare nei delta fluviali.

Vulnerabilità previste delle regioni africane. La mappa mostra i paesi africani colorati in base al rapporto tra il consumo medio di acqua delle colture nel periodo 2005-2100 previsto dal Global Change Analysis Model (GCAM), un modello globale che rappresenta il comportamento e le interazioni tra cinque sistemi: energia, acqua, agricoltura e uso del suolo, economia e clima, per scenari con prezzo del cambio d’uso del suolo (LUC) differenziato a livello regionale rispetto a quello di scenari con prezzo uniforme a livello globale. I cerchi bianchi indicano le collocazioni dei bacini idroelettrici e dighe.

La ricerca ha messo in luce l’importanza di coniugare le politiche globali di mitigazione dei cambiamenti climatici con le dinamiche che si verificano a livello locale sul nesso Acqua-Energia-Cibo, con l’obiettivo di migliorare l’analisi dei possibili scenari futuri e fornire ai decisori politici un supporto più efficace nelle scelte relative alle azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.

Questo studio è un passo importante verso il raggiungimento di una migliore comprensione degli impatti delle politiche globali alla scala locale – ha affermato Matteo Giuliani, ricercatore nell’Environmental Intelligence Lab del Politecnico di Milano e principale autore dello studio – e richiede uno sforzo collettivo verso l’identificazione di politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici più sostenibili ed eque”.

Non possiamo sottolineare abbastanza – ha aggiunto Andrea Castelletti, responsabile dell’Environmental Intelligence Lab del Politecnico di Milano e co-autore dello Studio – quanto sia importante un approccio coordinato alle politiche sui cambiamenti climatici basato sull’esplorazione di un’ampia gamma di possibili scenari futuri per comprendere meglio le sinergie, i compromessi e le vulnerabilità su più scale”.

In copertina: Fiume Zambesi (Fonte: DAFNE Project)

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