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Natalità in Italia: arginare una situazione drammatica

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Presentato al Senato della Repubblica il Patto per la Natalità che chiede alla politica di intervenire per arrestare una denatalità che anno dopo anno ha portato il Paese ad avere il triste primato in Europa, con pesanti conseguenze sociali e economiche in un futuro non più lontano.

Il nostro Paese sta vivendo l’inverno demografico più difficile della sua storia”.

Si apre così il “Patto per la Natalità (#pattoXnatalità) presentato il 18 gennaio 2018 presso la sala Nassyria del Senato della Repubblica dal Presidente del Forum delle famiglie Gianluigi De Palo, insieme ai demografi Proff. Alessandro Rosina e Giancarlo Blangiardo.

Gli effetti della denatalità, di cui ancora facciamo fatica ad essere pienamente consapevoli, saranno dirompenti: “Come affrontare la crescente spesa sanitaria e pensionistica? Come sostenere i costi, anche sociali, di una popolazione sempre più anziana?”.

Nonostante che per anni la politica ha considerato la natalità un tabù, è arrivato il momento di non guardare più alla prospettiva di parte o agli interessi elettorali. “Su questo punto è indispensabile accantonare tutte le controversie ideologiche – osserva il Forum – I bambini devono essere considerati un Bene Comune perché rappresentano il futuro di tutti noi”.

La politica – si legge ancora nel “Patto per la Natalità” corredato di numeri e statistiche impietose sulla situazione demografica italiana – per troppo tempo si è limitata ad intervenire commentando di volta in volta gli allarmanti dati Istat senza, tuttavia, trasformare quelle analisi in azioni politiche”.

Per questo il Forum chiede “a tutti i segretari, presidenti e portavoce dei Partiti e delle Liste in corsa per la prossima tornata elettorale, di considerare il tema della natalità come priorità all’interno dei vari programmi in vista delle elezioni”.

Le differenze di vedute non devono distogliere dal trovare un fronte comune sul tema della natalità: “Su questo punto – ve lo chiediamo con forza, appellandoci al vostro senso di responsabilità – è necessaria un’unità di intenti: occorre remare tutti nella stessa direzione per invertire questa rotta. Sarebbe un segnale decisivo per ridare speranza all’Italia”.

L’Istat nel suo Report “Natalità e fecondità della popolazione residente”, pubblicato il 28 novembre 2017, attesta che nel 2016 sono stati iscritti all’anagrafe 473.438 nuovi nati, oltre12mila bambini in meno rispetto al 2015. Si tratta del valore più basso mai registrato nella storia del nostro Paese, che sembra destinato a ridursi ulteriormente nel bilancio dell’anno che si è appena concluso. Nell’arco di 8 anni (dal 2008 al 2016) le nascite sono diminuite di oltre 100mila unità.

Il saldo naturale (cioè la differenza tra nati e morti) segna nel 2016 il secondo maggior calo di sempre (-134mila), dopo quello del 2015; ma è soprattutto la dinamica demografica dei cittadini italiani a essere negativa, il saldo naturale è -189mila, quello migratorio con l’estero – 80mila.

Secondo la proiezione dei dati Istat relative ai primi 7-8- mesi di quest’anno, stiamo viaggiando verso un nuovo record in fatto di morti e di bassa natalità. È legittimo stimare che nel 2017 si avrà un saldo naturale negativo di ben 202mila unità.

In Italia, secondo un indagine dell’Istituto Toniolo, la volontà di costruire una famiglia con figli rimane alta (94% favorevole). In particolare, solo il 7% degli intervistati non desidera alcun figlio, mentre il 14% si fermerebbe per scelta ad uno solo. Circa l’80% dei giovani intervistati vorrebbe avere 2 o più figli.

Secondo i dati dell’Istat, sono 5,5 milioni le donne tra i 18 e i 49 anni che rinunciano ad essere madre: una donna fertile su due. Essere madre e lavoratrice, oggi, risulta ancora molto difficile in Italia. Nonostante questo, il 71% delle donne italiane tra i 20 e i 4 anni mira ancora ad avere almeno due figli, mentre soltanto il 7% è disposto a rassegnarsi a non averne. Nel 2016, secondo l’Ispettorato del lavoro, erano mamme quasi 8 donne su 10 tra quelle che hanno dato le dimissioni dal loro posto di lavoro. E 4 di loro, su 10, hanno sostenuto che la ragione era la difficoltà a gestire insieme figli e lavoro.

Stando ai dati diffusi dall’Istat, tra le famiglie con 3 o più figli minori l’incidenza della povertà assoluta aumenta quasi del 50%, passando dal 18,3 al 26,8%, ed interessa quindi complessivamente 137.711 famiglie e 814.402 individui.

In una indagine condotta dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori sui costi necessari al mantenimento di un figlio, emerge che per portare un figlio dagli 0 ai 18 anni costa quasi oltre 170mila euro ad una famiglia con reddito medio di 37.500 euro l’anno. Una famiglia con reddito più basso (fino a 22mila euro) può arrivare a spenderne circa 114mila euro, mentre si va oltre 271mila euro a figlio se il reddito è di oltre 68mila. 

Dopo l’appello alla politica affinché vengano intraprese azioni concrete per invertire questo trend demografico così negativo, il “Patto per la Natalità” verrà riproposto alle Associazioni, ai Sindacati e ai Direttori dei giornali affinché aumenti nell’intera società intera la consapevolezza e l’informazione sui rischi futuri che una natalità così bassa comporta per l’Italia.

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