Energia Fonti rinnovabili

Nel 2013 i posti di lavoro nelle rinnovabili sono aumentati del 14%

Nel 2013 i posti di lavoro nelle rinnovabili sono aumentati del 14%

Il Rapporto di IRENA presentato all’International Clean Energy di Seul (12-13 maggio 2014) sottolinea che il settore delle energie rinnovabili è l’unico che riesca ad incrementare il numero di occupati, anche se non mancano Paesi che destano preoccupazioni per le incertezze delle politiche. Anche il Rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, diffuso durante la stessa occasione, riconosce che il settore della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili potrebbe superare il 65% nel 2050, ma senza una stabilizzazione del quadro normativo e una volontà politica decisa, l’elettricità, in gara con il petrolio per la produzione di energia nella prima metà del secolo, rischia di rimanere ad alta intensità di emissioni.

IRENA (International Renewable Energy Agency) ha appena rilasciato, nel corso della quinta Sessione Ministeriale ad alto livello dell’International Clean Energy (Seul, 12-13 maggio 2014), il Rapporto definitivo sulle energie rinnovabili e sui posti di lavoro creati dal settore nel 2013 (Renewable Energy and Jobs. Annual Review 2014).

L’Agenzia intergovernativa che riunisce 150 Paesi, è nata nel 2009 con lo scopo di supportare la transizione verso un futuro energetico sostenibile e di fornire all’Agenzia Internazionale dell’Energia un partner che privilegiasse la sua analisi sugli aspetti legati alle fonti rinnovabili.
Con una crescita ancora a singhiozzo dei posti di lavoro a seguito della recessione globale, l’unico settore che continua ad incrementare gli occupati è, per l’appunto, quello delle energie rinnovabili che nel corso del 2013 ha registrato un aumento del 14%, passando dai 5,7 milioni del 2012 a 6,5 milioni nel 2013.
Con 6,5 milioni di persone direttamente o indirettamente impiegati nelle energie rinnovabili, il settore sta dimostrando che non è più una nicchia, ma un datore di lavoro importante a livello mondiale – affermato Adnan Z. Amin, Direttore generale di IRENA – Le tendenze individuate dal Rapporto sottolineano lo sviluppo di politiche che rafforzano la crescita di posti di lavoro in questo importante settore economico”.

La relazione conferma la posizione della Cina quale più grande mercato delle energie rinnovabili al mondo, con gran parte dei nuovi posti di lavoro creati derivanti da settori in espansione nel Paese, quali il solare e l’eolico. Secondo IRENA, gli impianti solari fotovoltaici in Cina si sono quintuplicati tra il 2011 e il 2013, consolidando la posizione del Paese come il più grande creatore di lavori nelle energie rinnovabili al mondo, con una stima di 2,6 milioni di posti.
Segue l’Unione europea con 1,2 milioni di posti (Germania e Spagna su tutti gli altri Paesi membri) e il Brasile che, con 894.000 occupati, precede gli Stati Uniti (625.000).
L’industria del solare fotovoltaico ha goduto di un anno particolarmente interessante, secondo il rapporto, con oltre 2,2 milioni di impieghi nel mondo, seguito da quella dei biocarburanti liquidi, che ha impiegato oltre 1,4 milioni di persone e dell’eolico con oltre 800.000 dipendenti.
La crescente domanda di solare fotovoltaico in Cina e in Giappone ha fatto aumentare l’occupazione nel settore dell’installazione e allentato le forti preoccupazioni per un eccesso di offerta di moduli fotovoltaici – ha sottolineato Rabia Ferroukhi, a capo Divisione Conoscenza, politica e finanza di IRENA – Di conseguenza alcuni produttori cinesi stanno aumentando la propria capacità produttiva”.

Nonostante l’aumento dei posti di lavoro nel settore, l’IRENA individua anche alcuni aspetti legati all’incertezza delle politiche energetiche in alcuni Paesi che adombrano il successo conseguito a livello globale. In particolare, viene citato il caso dell’eolico statunitense che da 80.700 occupati del 2012 è sceso a 50.500 nel 2013 per effetto del indecisioni federali sul prosieguo del credito di imposta della PTC (Production Tax Credit), anche se la produzione di energia del settore è salita del 67%.
C’è poi il caso dell’Australia che ha visto ridursi del 22% nel fotovoltaico e del 20% nel solare termico i posti di lavoro, per le preoccupazioni legate all’impatto sul Renewable Energy Auction Programme per il conseguente al cambio di Governo.
Anche i casi europei di Spagna e Germania costituiscono motivo di preoccupazione per l’IRENA, dal momento che il Paese iberico, un tempo leader mondiale del settore, ha perso 23.700 green jobs per effetto del cambio di politiche intervenute a cominciare dal 2008, e il settore del solare tedesco ha visto ridursi ad un terzo il numero degli addetti nell’industria manifatturiera del PV.

Non c’è dubbio che i risultati del Rapporto siano suscettibili, comunque, di essere colti come un’ulteriore prova della posizione strategica delle rinnovabili come fonte primaria di energia. Nella stessa occasione del CEM5 di Seul, tuttavia, l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha diffuso un altro Rapporto (Energy Technology Perspective 2014) in cui si evidenzia che mentre un certo numero di economie emergenti hanno dato una spinta impressionante agli investimenti in energia pulita, viceversa un certo rallentamento si è registrato in alcuni mercati maturi, indicando come il “quadro generale del progresso rimane del tutto grigio“.
Secondo l’IEA, mentre l’energia rinnovabile sta occupando una quota sempre maggiore del mix energetico globale, la prosecuzione delle attuali tendenze che hanno visto le emissioni globali derivanti dalla produzione di energia elettrica aumentare del 75% tra il 1990 e il 2011 comporterebbe “una pericolosa crescita delle emissioni connesse all’elettricità”.
L’elettricità giocherà un ruolo determinante nella prima metà del secolo quale vettore energetico che fornisce sempre di più l’energia per la crescita e lo sviluppo e se tutto ciò comporta maggiori opportunità, non risolve tutti i problemi energetici, anzi crea molte nuove sfide – ha affermato Maria van der Hoeven, Direttore esecutivo dell’IEA – La crescita nell’uso del carbone a livello mondiale, mette in secondo piano i progressi compiuti nella diffusione delle energie rinnovabili, mentre l’intensità delle emissioni del sistema elettrico non è mutata negli ultimi 20 anni, nonostante i progressi compiuti in alcune regioni. Non può più essere rinviato un cambio di rotta a livello globale”.

Il sistema elettrico integrato e intelligente del futuro

La scelta delle tecnologie e della loro collocazione durante le fasi di generazione, trasmissione e distribuzione (T&D) e il consumo di energia elettrica avranno un ruolo critico nello sviluppo economico dei sistemi elettrici integrati. La comunità che si occupa di energia ha ampiamente riconosciuto la necessità di integrare una vasta gamma di tecnologie e politiche attraverso la fornitura, la T&D e i settori di domanda nel lungo periodo per creare un sistema pulito e resiliente che supporti il funzionamento efficiente, flessibile, affidabile e conveniente.

Il Rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia indica che la quota di energie rinnovabili aveva raggiunto nel 2011 il 20% e potrebbe superare il 65% entro il 2050, con uno sforzo condiviso di decarbonizzazione, con il solare a fornire il 26% della produzione mondiale e l’efficienza energetica che potrebbe tagliare le emissioni del 40%. Ma, avverte l’IEA, il quadro politico deve essere modificato per sbloccare queste opportunità, abbandonando gli orientamenti a breve termine per un approccio ad un sistema a lungo termine, coinvolgendo tutti i settori di produzione energetica.
Questa non è la prima chiamata per un radicale cambiamento e non sarà l’ultima, ma, come sottolinea l’Agenzia, più si aspetta e più sarà costoso trasformare il sistema energetico.
Sono sempre più numerosi investitori e imprenditori che sollecitano una transizione verso una crescita verde, tuttavia rimane da verificare quanto siano disposti ad abbracciarla i decisori politici.

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