Economia e finanza Mari e oceani

Italian Maritime Economy 2022: gli impatti di pandemia e guerra

Il Rapporto 2022 “Italian Maritime Economy” di SRM, Centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo, analizza gli impatti dei due eventi più disruptive del 2022, evidenziando che comunque non fermano il commercio internazionale via mare a livello mondiale, che continuerà a crescere dell’1,1% anche nel 2022 a 12,2 miliardi di tonnellate, per poi aumentare del 2,3 nel 2023.

Nell’ambito della “Naples Shipping Week 2022” (26 settembre – 1° ottobre 2022), è stato presentato il Rapporto 2022 Italian Maritime Economy” di Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (SRM), Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo, giunto alla IX edizione, che quest’anno ha affrontato l’analisi dei fenomeni connessi all’economia marittima generati dai 2 eventi disruptive degli ultimi tempi: la pandemia, con le sue varianti virali, e la guerra Russia-Ucraina che sta portando a significativi cambiamenti in termini di rotte percorse e porti scalati dalle navi.

Il Rapporto quindi si concentra sul tema dei noli elevati e dei rialzi costanti del costo delle materie prime, alla questione strategica delle catene logistiche lunghe e alla nostra dipendenza, dal punto di vista produttivo, dal Middle East e dal Far East.

Il Rapporto propone inoltre approfondimenti sui temi della sostenibilità, della digitalizzazione, dei cavi sottomarini, e all’innovazione portuale, che portano all’attenzione come questa sia la strada giusta da perseguire per rendere le nostre infrastrutture più resilienti e per affrontare un futuro migliore per le nuove generazioni.

Studiare le dinamiche del commercio marittimo ci aiuta a capire come si sta trasformando l’economia mondiale e a comprendere gli impatti geopolitici di questi cambiamenti – ha affermato Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM che ha presentato il Rapporto assieme a Alessandro Panaro, Responsabile Maritime & Energy SRM – Da questo rapporto emerge con chiarezza come la pandemia e la guerra stiano rafforzando alcune tendenze già in atto prima, come l’accorciamento delle supply chain e la tendenza di molte aziende a riportare siti produttivi più vicini ai mercati di sbocco. L’altro elemento importante è la conferma della nuova centralità del Mediterraneo, che si sta trasformando da semplice mare di transito a mare dove crescono i commerci e le attività logistiche e dove i porti, a partire da quelli italiani e del Mezzogiorno, diventano sempre più importanti, anche nel loro nuovo ruolo di hub energetici. Le ingenti risorse che il PNRR dedica a potenziare le infrastrutture portuali e le ZES rappresentano una occasione irripetibile per rafforzare il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo e per lo sviluppo del nostro Mezzogiorno”.

I principali risultati del Rapporto (qui la Sintesi).
– Il commercio internazionale via mare a livello mondiale continuerà a crescere: si prevede +1,1% nel 2022 (12,2 miliardi di tonnellate) e +2,3% nel 2023.
Migliora il trend dei noli, protagonisti di rialzi record nel periodo 2019-2021. Lo Shanghai Containerized Freight Index (SCFI) dopo aver raggiunto il picco storico dei 5.000 punti a gennaio 2022, è sceso nell’arco dei successivi sette mesi a 4.000 a luglio per poi flettere repentinamente sotto i 3.000 a settembre 2022.
Migliora l’affidabilità dei servizi di linea e luglio 2022 è stato il terzo mese consecutivo in cui la “schedule reliability” (la percentuale di navi che arrivano in orario nei porti) è migliorata raggiungendo il 40,5%.
Prosegue il trend dell’integrazione verticale della logistica: nel 2021 si registrano 24 accordi di integrazione verticale (grandi vettori marittimi che entrano in attività terminalistiche e logistiche) relativa alle infrastrutture portuali, per un valore totale di 11,7 miliardi di dollari, rispetto ai 10,9 miliardi del 2020.
Guerra e pandemia stanno modificando e accorciando le supply chain; si acuisce la tendenza al nearshoring/friendshoring (rientro delle produzioni in paesi amici). Recenti stime segnalano che il 60% delle aziende europee e statunitensi che hanno delocalizzato valutano di far rientrare parte delle proprie produzioni nei prossimi tre anni.
–  Prosegue la congestione portuale: le stime parlano di oltre il 37% dei container non disponibili a causa delle lunghe attese delle navi in rada.
Il Mediterraneo continua ad essere area di forte competizione portuale e capacità attrattiva; al 2° trimestre 2022, l’indice dell’UNCTAD, Port Liner Shipping Connectivity Index dei porti Med è aumentato di circa 20 punti dal 2006. Il divario con i porti del Nord Europa è in costante diminuzione.
– Il Canale di Suez, anche durante il conflitto mostra numeri importanti: 15.329 navi transitate nei primi 8 mesi del 2022, in un aumento del +15,1% sul periodo precedente. Le tendenze inflazionistiche però hanno spinto il canale a rivedere le tariffe da gennaio 2023: +15% per tutte le tipologie di navi ad esclusione delle rinfusiere e delle navi da crociera per le quali il rincaro sarà del +10%.
–  Suez si attesta quale snodo strategico per i traffici nel Mediterraneo, continuando a rappresentare il 12% del traffico mondiale ed il 7-8% di quello petrolifero.
–  La spinta agli investimenti in sostenibilità degli armatori prosegue: dagli ultimi dati di luglio si evidenzia che il 61% di tutti gli ordini nel primo semestre 2022 è relativo a navi che utilizzano combustibili alternativi.
-L’Italia in termini di trasporto marittimo produce il 16% del valore aggiunto del settore della UE, al secondo posto dopo la Germania. A giugno 2022, l’import-export via mare dell’Italia ha sfiorato i 184 miliardi di euro con un aumento del 42% su base annua. •
Lusinghieri i dati sui traffici dei nostri porti del primo semestre 2022: raggiunti 244 milioni di tonnellate (+2,7% sul 2019).
Rilevante il peso dei porti del Mezzogiorno sui traffici del Paese: ha toccato, nel primo semestre 2022, il 45%. L’import-export via mare del Sud al I° semestre, ha superato i 41 miliardi di euro con +53% sull’anno precedente; si tratta di una performance superiore all’Italia (+42%).

Il contesto geopolitico ha determinato uno spostamento delle rotte marittime globali e la valorizzazione delle Zone Economiche Speciali meridionali permetterebbe di sfruttare la nuova centralità energetica e logistica del Sud Italia – ha sottolineato Giuseppe Nargi, Direttore Regionale Campania, Calabria e Sicilia di Intesa Sanpaolo – Per questo continuiamo a lavorare con gli stakeholder locali ribadendo il nostro sostegno all’intera filiera dell’economia del mare, con attività di reshoring, programmi di sviluppo imprenditoriale singoli e in filiera, formazione, iniziative ad elevato impatto economico e sociale che possano attrarre investitori. L’interesse a investire al Sud cresce sempre di più: Intesa Sanpaolo nei primi mesi di quest’anno ha garantito liquidità alle sole imprese campane per oltre 670 milioni, di cui 200 proprio ad aziende che operano nell’area ZES. E già prima che si definisse il protocollo con il Commissario straordinario abbiamo analizzato progetti di investimento per oltre 40 milioni presentati da aziende insediate nel perimetro delle Zone Economiche Speciali. Va sempre ricordato che le facilitazioni previste per le ZES, la riconversione digitale e green del Paese, sono opportunità importanti per l’intero Mezzogiorno”.

Il volume – che si avvale anche dei contributi internazionali delle Università di AmburgoAnversa e dello Shanghai International Shipping Institute e Port XL di Rotterdam che hanno curato saggi specifici nel volume –  guarda al futuro, evidenziando le sfide che ci attendono in termini di competitivitàsostenibilità opportunità da cogliere. Il PNRR puntando in maniera trasversale sulla sostenibilità considera rilevanti i porti. I circa 4 miliardi di euro assegnati ai porti per lo sviluppo dell’accessibilità marittima, della resilienza, dello sviluppo del Cold ironing che consente alle navi di sostare al porto eliminando le emissioni inquinanti, lo sviluppo della digitalizzazione della catena logistica per aumentare la competitività , mettono in evidenza che i porti sono anello essenziale della sostenibilità e punti di origine e destinazione di traffici più green, e i 630 milioni di euro di investimenti previsti dal PNRR per le 8 Zone Economiche Speciali (ZES) daranno un notevole impulso.

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