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Investimenti verdi: raddoppiarli per allinearsi al net-zero entro il 2050

Dallo Studio di CDP-Oliver Wyman emerge che nel 2019 le 882 delle maggiori imprese europee quotate in borsa hanno fatto investimenti per 124 miliardi di euro in iniziative a basse emissioni di carbonio, prevedendo un utile di 17 euro per tonnellata di carbonio evitata. Tuttavia ciò equivale solo al 12% delle loro spese in conto capitale, mentre sarebbe necessario il 25% per raggiungere l’obiettivo net-zero al 2050 dell’UE.

Lo scorso anno le principali aziende europee hanno investito 124 miliardi di euro per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra e in nuove attività di ricerca e sviluppo (R&S), con cui stimano di tagliare approssimativamente 2,4 Gton. di emissioni inquinanti, superando di gran lunga quelle annuali di Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Polonia, messe insieme, prevedendo un utile di 17 euro per ogni tonnellata di carbonio evitata. Ma opportunità ancora maggiori le aziende europee prevedono nello sviluppo di soluzioni per aiutare i clienti a ridurre le proprie emissioni, con guadagni di 1.200 miliardi di euro per beni e servizi offerti a basse emissioni di carbonio che costerebbero meno di 200 miliardi di euro. Tuttavia, le società dovrebbero raddoppiare la quota investimenti in conto capitale per ridurre le emissioni di carbonio dal 12% al 25% all’anno per essere coerenti con un percorso di emissioni nette zero entro il 2050, qual è l’obiettivo dell’UE.

È quanto emerge dallo StudioDoubling Down: Europe’s Low Carbon Investment Opportunity”, presentato a Parigi il 25 febbraio 2020 presso il Ministero francese per l’Europa e gli Afferi estericondotto da Carbon Disclosure Project (CDP), Ong internazionale che supporta aziende e governi nel ridurre le emissioni di gas serra, salvaguardare le risorse idriche e proteggere le foreste dalla deforestazione, in collaborazione con Oliver Wyman, Società globale di consulenza gestionale, che ha esaminato gli investimenti a basse emissioni di carbonio di 882 società europee quotate in borsa che coprono il 76% della capitalizzazione di mercato dell’Europa e sono la fonte di oltre 3 Gton. di emissioni annue, equivalenti a circa i tre quarti del totale dell’UE.

Gli attuali livelli di investimento sono ancora insufficienti a incanalare le imprese sulla buona strada verso la neutralità climatica – ha dichiarato Steve Tebbe, Amministratore delegato di CDP Europe – In particolare, per le industrie in cui la decarbonizzazione è più impegnativa, è di fondamentale importanza che i mercati finanziari e i responsabili politici creinocondizioni migliori per investimenti a basse emissioni di carbonio e forniscanoincentivi per guidare gli investimenti verso tecnologie altamente innovative, soprattutto laddove l’investimento iniziale è elevato e il ritorno sull’investimento stesso è di lungo periodo“.

Lo Studio conferma che nel 2019, la spesa sostenuta dalle 882 società ammonta a 59 miliardi di euro in nuovi investimenti low-carbon e a 65 miliardi di euro quella in nuove attività di R&S.

Ma tali investimenti rappresentano la metà di quanto è necessario per raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050, il nuovo obiettivo dell’UE. Lo studio stima che gli investimenti in conto capitale per basse emissioni di carbonio debbano passare dal 12 al 25% del totale del capitale investito (CAPEX) annualmente.

I dati sugli investimenti delle aziende rivelano che alcuni settori sono ben avviati nella transizione, mentre in altri la trasformazione è ancora lontana.

Energie rinnovabili, infrastrutture e tecnologie di bilanciamento della rete e utilizzo dell’energia in modo intelligente hanno assorbito oltre i tre quarti degli investimenti a basse emissioni di carbonio lo scorso anno.

Gli investimenti nel settore dei trasporti raccontano una storia di ricerca e sviluppo tecnologico per i veicoli elettrici e autonomi, su cui hanno concentrato i due terzi degli investimenti in R&S i produttori del settore mobilità.
La trasformazione europea dei trasporti su strada è appena iniziata –  sottolineano gli autori – ma la ricerca e lo sviluppo delle aziende indicano che la direzione del viaggio è chiara. Il futuro è elettrico”.

Nel settore dei materiali, la trasformazione è più lontana. Le aziende produttrici di materiali sono state la fonte di quasi il 40% delle emissioni di tutto il gruppo di imprese analizzate, tuttavia, la loro spesa ha rappresentato solo il 5% degli investimenti a basse emissioni di carbonio.

La decarbonizzazione di queste industrie (cemento, prodotti chimici, acciaio, ecc.) dipende dall’introduzione di tecnologie di trasformazione come la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio (CCUS) e l’idrogeno, ma queste tecnologie sono costose, ad alta intensità di capitale e richiederanno ingenti investimenti intersettoriali in nuove infrastrutture per essere scalabili. Le prospettive sono inoltre avvolte nell’incertezza sui futuri prezzi del carbonio, sulla domanda di materiali a zero emissioni di carbonio e sui relativi costi.

Sebbene queste tecnologie si rivelino probabilmente fondamentali per l’esistenza delle aziende dei materiali in un futuro net-zero, attualmente sembrano essere molto rischiose e fanno fatica ad attrarre molti investimenti (nel 2019 lo 0,2% di tutti i nuovi investimenti a basse emissioni di carbonio è andato al CCUS e solo lo 0,1% all’idrogeno). 

Senza normative più rigorose per rafforzare la fiducia nei futuri prezzi del carbonio e la domanda di materiali a zero emissioni di carbonio – viene sottolineato – è probabile che queste industrie rimangano bloccate nella fase di ricerca e sviluppo”.

Nel 2019, il CCUS ha ricevuto circa lo 0,2% di tutti i nuovi investimenti a basse emissioni di carbonio segnalati in tutti i settori e l’idrogeno solo lo 0,1%. Senza normative più rigorose per rafforzare la fiducia nei futuri prezzi del carbonio e la domanda di materiali a zero emissioni di carbonio, è probabile che queste industrie rimangano bloccate nella fase di ricerca e sviluppo.

La situazione dovrebbe cambiare quando la nuova Commissione UE si occuperà di allineare la politica e la regolamentazione al nuovo obiettivo di emissioni nette pari a zero entro il 2050, attraverso il finanziamento del Green Deal europeo.
Le aziende di tutti i settori possono aspettarsi un’escalation della politica climatica, che va dalle modifiche della regolamentazione finanziaria, alla riforma del commercio e della tassazione delle emissioni, a nuovi standard e incentivi a basse emissioni di carbonio – ha sottolineato Rob Bailey, Direttore della Resilienza Climatica presso la Oliver WymanDi conseguenza, la fattibilità delle tecnologie immature a basse emissioni di carbonio migliorerà, emergeranno nuovi mercati per prodotti e servizi a basse emissioni di carbonio e si apriranno nuovi canali di finanziamento verde”.

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