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A rischio i servizi ecosistemici per l’impermeabilizzazione del suolo

impermeabilizzazione suolo

Nuovo Studio per limitare il consumo di suolo nell’UE-27.

La Commissione UE nel 2006 aveva presentato, con il convinto sostegno del Parlamento europeo, una proposta di Direttiva per l’istituzione di un Quadro per la Protezione del Suolo (cfr: “Il suolo bene comune dell’umanità”, in Regioni&Ambiente, n. 12 dicembre 2007, pag. 32 e segg.), che a causa dell’opposizione di alcuni Stati membri è tuttora bloccata in Consiglio. In tale proposta di Direttiva, tra le varie cause di degrado dei suoli europei, l’“impermeabilizzazione” (copertura permanente della superficie del suolo con materiale impermeabile), è individuata come fenomeno tra i più preoccupanti che incidono sul degrado dei suoli europei, a seguito della proliferazione urbana e della richiesta sempre più insistente di terreni da parte di molti settori economici.
Per un utilizzo più razionale del suolo, quindi, i Paesi membri sarebbero chiamati ad adottare provvedimenti adeguati per limitare il fenomeno (sealing), tramite il recupero dei siti contaminati e abbandonati (brownfields) e ad attenuare gli effetti del fenomeno, utilizzando tecniche edificatorie che permettano di conservare il maggior numero possibile di funzioni del suolo.

Come accennato, un gruppo agguerrito di Stati (Francia, Gran Bretagna, Germania, Austria e Olanda) si è opposto per varie ragioni, tra cui le conseguenze economiche derivanti dagli obblighi e obiettivi perseguiti dalla proposta e l’invocazione del principio di sussidiarietà. In questa situazione, la posizione italiana tra i Paesi che sollecitano in tempi brevi l’approvazione della Direttiva è meritevole di segnalazione.

Ora, un nuovo Studio, commissionato dalla Commissione UE all’Agenzia ambientale austriaca (Umweltbundesamt) e presentato in occasione della Conferenza Green Week 2011 (24-27 maggio), dal titolo “Overview of best practices for limiting soil sealing or mitigating its effects in EU-27”, indica che:
– l’impermeabilizzazione compromette irrimediabilmente le funzioni biologiche del suolo;
– senza afflusso ed evaporazione dell’acqua aumentano i deflussi che talvolta possono portare a inondazioni dagli effetti catastrofici;
– il paesaggio appare frammentato e gli spazi vitali si restringono o sono troppo isolati per ospitare determinate specie, mentre la produzione agricola risulta inesorabilmente compromessa, tanto che il Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione stima che a causa dell’impermeabilizzazione ogni anno si perdano quattro milioni di tonnellate di frumento.

Tra il 1990 e il 2000 nell’UE sono stati cementificati almeno 275 ettari di terreno al giorno, per un equivalente di 1.000 km² all’anno. La metà di questa superficie è impermeabilizzata in via definitiva da edifici, strade e parcheggi.
Secondo lo Studio, negli ultimi anni si è registrato un rallentamento di questa crescita a 252 ettari al giorno, ma lo sfruttamento del terreno prosegue a ritmi preoccupanti. Tra il 2000 e il 2006 nell’UE l’aumento medio di aree trasformate è stato pari al 3%, con picchi del 14% in Irlanda e Cipro e del 15% in Spagna.

Nella ricerca viene proposta una soluzione articolata su tre livelli:
– limitare l’espansione dell’impermeabilizzazione del suolo ottimizzando la pianificazione territoriale o ridefinendo i sussidi che incentivano indirettamente l’impermeabilizzazione;
– attenuarne le conseguenze laddove l’impermeabilizzazione non può più essere evitata, ad esempio sostituendo l’asfalto o il cemento con superfici permeabili e costruendo “tetti verdi”;
– compensare le perdite attuando misure di recupero in altre aree, che possono concretizzarsi sotto forma di corrispettivi economici, come nella Repubblica ceca e in Slovacchia, oppure con una riqualificazione di terreni già impermeabilizzati. A tale proposito sono degne di nota le iniziative realizzate a Dresda e a Vienna.

“Il suolo è una risorsa indispensabile per diversi servizi ecosistemici da cui dipendono tutte le forme di vita sul nostro pianeta – ha dichiarato alla presentazione dello Studio Janez Potočnik, Commissario UE per l’Ambiente – Non possiamo permetterci di continuare a sacrificarne vaste porzioni a vantaggio della cementificazione. Nessuno ci chiede di frenare lo sviluppo economico o l’ottimizzazione delle nostre infrastrutture, ma abbiamo bisogno di un approccio più sostenibile in materia.”.

La Ricerca evidenzia come diverse regioni europee siano colpite da una crescente impermeabilizzazione del suolo, tra cui la metà delle regioni olandesi, otto province italiane (Vercelli, Lodi, Verona, Piacenza, Parma, Campobasso, Matera, Catanzaro), tre dipartimenti francesi (Vendée, Tarn-et-Garonne, Corrèze) la regione di Poznań, in Polonia, la Stiria occidentale in Austria, la regione di Põhja-Eesti in Estonia e la regione di Jugovzhodna in Slovenia.
Un altro dato interessante che emerge è la scarsa attenzione politica che le autorità nazionali stanno mostrando: solo 6 Governi su 27 stanno lavorando al problema (Paesi Bassi, Belgio-Fiammingo, Germania, Lussemburgo, Gran Bretagna, Francia e Austria).

Per l’Italia, quali azioni di governance vengono citati i Piani Territoriali Regionali (PTR), ma sono le Leggi Regionali dell’Emilia Romagna (L. R. n. 20/2000, “Disciplina generale sulla tutela e l’uso del territorio”), della Toscana (L. R. n. 1/2005, “Norme per il governo del territorio”) e dell’Umbria (L. R. n. 1/2004, “Regolamentazione dell’attività edilizia”), che vengono prese in considerazione per l’obiettivo di ridurre il consumo di suolo e, al contempo, di aumentare la qualità dell’ambiente urbano.
A livello di Municipalità, vengono indicati, quali esempi di master planning in grado di limitare le “sealed areas”, i Piani del Comune di Brescia, Padova, Parma, Roma e dei Comuni dell’Alto Adige. Non vengono riportate best practices, se non la citazione del progetto “Centro di Ricerca sui Consumi del Suolo”, coordinato dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), del cui ultimo Rapporto abbiamo dato ampia informazione (cfr: “La cementificazione continua a erodere suolo agricolo e naturale”, in Regioni&Ambiente, n. 5-6 maggio-giugno 2011, pagg. 50-51) Chiaramente indicative della necessità di pervenire quanto prima all’adozione della Direttiva che obbligherà gli Stati a proteggere i propri suoli, le conclusioni dello studio confluiranno in un documento tecnico della Commissione UE sull’impermeabilizzazione del suolo, in fase di realizzazione con il supporto di esperti nazionali.

Il documento, che dovrebbe essere ultimato a inizio 2012, offrirà orientamenti alle autorità nazionali, regionali e locali in materia di migliori pratiche nell’arginare il fenomeno dell’impermeabilizzazione e nel ridimensionamento dei suoi effetti.

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