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Illuminazione pubblica in Italia: le municipalizzate hanno paura del buio?

Illuminazione pubblica in Italia

Il Commissario per la Spending Review Cottarelli rilancia la riduzione della spesa per l’illuminazione pubblica che in Italia è più alta degli altri Paesi europei, gravando sulle risorse finanziarie dei Comuni che a loro volta la spalmano sui cittadini tramite la nuova TASI. Di contro, utilizzando tecnologie a led, rimpiazzando punti luce che disperdono verso l’alto, eliminando l’illuminazione eccessiva e riducendo quella delle strade a scorrimento veloce, di aree ad uso industriale o artigianale e di zone urbanizzate non edificate, si potrebbe risparmiare fino a un miliardo di euro l’anno.

Il Governo Monti nell’ambito della Legge di Stabilità 2013 aveva provato ad elaborare e approvare un Decreto per spingere, se non per costringere, i Comuni a ridurre in modo significativo i consumi elettrici per l’illuminazione pubblica. Ma l’iniziativa era miseramente naufragata alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, che probabilmente a seguito delle preoccupazioni dei Sindaci che intravedevano “nello spegnimento e l’affievolimento dei lampioni almeno in alcune ore della notte e in determinate strade”, un pericolo per la sicurezza del territorio, aveva bocciato la proposta.

La supposizione che una maggiore illuminazione sarebbe un deterrente per la criminalità, tuttavia, non aveva trovato tutti d’accordo. Secondo l’Associazione “Cielo Buio” che opera per la salvaguardia del cielo notturno promuovendo campagne di sensibilizzazione sul tema dell’inquinamento luminoso, la sicurezza potrebbe aumentare “se venissero eliminati tutti quei fenomeni di abbagliamento e distrazione dovuti, ad esempio, a proiettori mal orientati – si leggeva in un comunicato – Fortuna che i sindaci più informati e lungimiranti potranno comunque attuare l’operazione Cieli bui nell’ambito del loro Comune, ottenendo gli stessi risultati e vantaggi economici ed ecologici che sarebbero risultati da un’imposizione dall’alto. Chi seguirà questa strada potrà girare i risparmi verso altre spese sociali, la mensa scolastica, lo scuolabus, o magari assumendo qualche agente della polizia locale, questo sì che farebbe aumentare la sicurezza”.

Il tema è ritornato di attualità in questi giorni, sia perché nella TASI (la tassa comunale sui servizi indivisibili) sono incorporati i costi dell’illuminazione pubblica sia perché il Commissario per la Spending Review Carlo Cottarelli nel suo blog ha puntato il dito contro gli sprechi da eccessiva illuminazione, con il post “Chi ha paura del buio?”.
In Italia il costo per l’illuminazione pubblica è più del doppio di Germania e Gran Bretagna e un terzo in più della Francia, dove dal luglio scorso il Paese che ha per capitale la “Ville lumière” per antonomasia ha un apposito Regolamento per ridurre l’inquinamento luminoso che si applica a negozi, uffici e facciate degli edifici.
Dopo aver ricordato che la spesa annuale italiana è di circa 2 miliardi di euro che gravano prevalentemente sulle finanze dei Comuni, Cottarelli afferma che “risparmi immediati non trascurabili, dell’ordine di 100-200 milioni l’anno, possono essere ottenuti nel breve periodo attraverso lo spegnimento di luci non necessarie”.

Utilizzando tecnologie a led per l’illuminazione pubblica, rimpiazzando punti luce che disperdono verso l’alto, eliminando l’illuminazione eccessiva e riducendo quella delle strade a scorrimento veloce, di aree ad uso industriale o artigianale e di zone urbanizzate non edificate, i Comuni potrebbero risparmiare fino a un miliardo di euro l’anno.
Se in Francia migliaia di Comuni hanno ormai deciso di spegnere le luci nelle ore notturne in Italia tale accorgimento troverebbe come ostacolo gli interessi delle municipalizzate, che spesso si sostengono solo con la vendita di quantità di energia eccessive ai Comuni.
Secondo il Commissario “è chiaro che la soluzione del problema deve essere l’efficientamento delle municipalizzate, non il mantenimento di consumi energetici eccessivi”.

Passando al tema degli investimenti e al reperimento delle risorse necessarie, Cottarelli osserva che “non ha senso non effettuare investimenti che consentono di risparmiare nel medio termine solo perché comportano un esborso immediato“. Tra le varie possibili soluzioni indica, ad esempio, quella del partenariato pubblico-privato che eviti l’esborso immediato di risorse da parte del settore pubblico, o la possibilità di mobilizzare fondi europei per finalità di efficientamento energetico.
Non esistono quindi impedimenti insormontabili a questa operazione di riduzione degli sprechi (con benefici anche per la bilancia commerciale visto che l’Italia importa la gran parte delle risorse energetiche). Si tratta di muoversi con decisione, mobilitando i Comuni e l’opinione pubblica. E con un programma di investimenti in risparmio energetico che non può che giovare al paese. Occorre un po’ di coraggio e smettere di avere paura del buio (su questo anche i gufi saranno d’accordo!)”.

in copertina: Composizione di immagini satellitari della Terra di notte. Fonte NASA e NOAA.

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