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Frane e inondazioni: il 2018 anno con troppe vittime

Sul sito del CNR-IRPI sono stati pubblicati i Rapporti sul rischio frane e inondazioni per la popolazione italiana relativi al 2018 e al quinquennio 2014-2018, da cui emerge che i dati dell’anno appena trascorso sono i più gravi degli ultimi anni.

Sono stati pubblicati sul sito Polaris il Rapporto 2018 sul Rischio posto alla Popolazione italiana da Frane e Inondazioni e il Rapporto Quinquennale 2014-2018, curati dall’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Perugia.

In Italia, le frane e le inondazioni sono fenomeni diffusi, ricorrenti e pericolosi. Da oltre vent’anni, l’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del CNR raccoglie, organizza e analizza informazioni sull’impatto che gli eventi di frana e inondazione hanno sulla popolazione. Le informazioni sono state raccolte attraverso l’analisi di molte fonti storiche, d’archivio e cronachistiche, e sono organizzate in un archivio digitale e vengono pubblicate con cadenza semestrale nel Rapporto sul Rischio posto alla Popolazione italiana da Frane e Inondazioni.

Il Rapporto Quinquennale unisce le informazioni dei rapporti relative al periodo compreso fra il 1° gennaio 2014 e il 31 dicembre 2018, e contiene:
– l’elenco di tutte le località dove le persone hanno perso la vita o sono rimaste ferite in seguito ad una frana o ad una inondazione;
– la mappa della loro distribuzione geografica;
alcune statistiche sugli eventi di frana e d’inondazione con vittime;
– l’analisi a scala regionale del numero di morti e dispersi.

Il Rapporto riporta inoltre le brevi descrizioni di alcuni eventi geo-idrologici, tra i più gravi per numero di vittime e per estensione territoriale, avvenuti sul territorio italiano nei cinque anni.

Al fine di facilitare la lettura, molto opportunamente, il Rapporto si apre con alcune definizioni.

 – Alluvione. È un evento causato da condizioni meteorologiche, avverse caratterizzato da piogge intense o prolungate che possono provocare frane e inondazioni. Può interessare bacini di pochi Km2 o aree estese migliaia di Km2. La durata di una alluvione varia da poche ore a diversi giorni.

Frana. È un movimento di roccia, suolo, terra o detrito lungo un versante, con velocità compresa tra qualche millimetro l’anno a centinaia di Km/h. Il volume delle frane varia da pochi decimetri cubi a decine di milioni di metri cubi, per le grandi frane in roccia. Le frane più pericolose sono quelle più veloci (gli scivolamenti superficiali, i crolli, le colate di detrito, le valanghe di roccia). Le piogge intense o prolungate, la rapida fusione della neve e i terremoti possono innescare migliaia di frane in periodi compresi fra pochi secondi ad alcune settimane.

Inondazione. Avviene quando le acque di un fiume non sono più contenute dalle sponde o per il sormonto o la rottura di un argine. Le aree inondate possono essere di poche decine o centinaia di m2, o coprire aree di centinaia di Km2. Un’inondazione può avvenire in pochi minuti (“piena lampo”), in ore o giorni e può anche essere causata da un fiume tombato che rigurgita a monte della tombatura. Nelle aree costiere, le maree possono ridurre temporaneamente il deflusso dei fiumi, favorendo inondazioni locali.

– Allagamento pluviale. Nelle aree urbane, un allagamento locale può essere causato da un mancato o insufficiente drenaggio delle acque piovane. Si verifica se i sistemi di drenaggio, incluse le reti fognarie, non riescono a far defluire le acque. Quando un allagamento interessa strade, piazze e sottopassi, può rappresentare un grave pericolo.

 

Mappa degli eventi di frana e di inondazione con vittime nel periodo 2014 -2018 (fonte: CNR-IRPI)

Dal Rapporto 2018 emerge che i dati degli eventi registrati nell’anno sono i più gravi registrati negli ultimi cinque anni.

Nel corso del 2018 frane e inondazioni hanno causato in Italia 38 morti, 2 dispersi, 38 feriti e oltre 4.500 tra sfollati e senzatetto in 134 comuni, distribuiti in 19 regioni – ha sottolineato Paola Salvati, curatrice del Rapporto assieme alla collega Cinzia BianchiLe regioni più duramente ferite sono quelle del Sud. In particolare, Sicilia e Calabria sono quelle con il più alto numero di vittime. Basti pensare alla piena improvvisa che in agosto ha stravolto le gole del Raganello in Calabria, con 10 vittime e 11 feriti. Sempre in Calabria, nei primi giorni di ottobre, durante un nubifragio hanno perso la vita una giovane mamma e i suoi due bimbi. Tra il 1° e il 5 novembre la Sicilia è stata interessata da gravi fenomeni alluvionali, il 3 novembre si sono registrati gli effetti peggiori: tutti i bacini dell’agrigentino e del palermitano centro-occidentale sono andati in piena. A Casteldaccia, dove due famiglie, in totale nove persone tra adulti e bambini, sono rimaste bloccate al piano terra di una villetta costruita nei pressi del fiume, e sono annegate a causa dello straripamento del fiume Milicia”.

L’anno appena trascorso in termini di vittime a causa del dissesto geo-idrologico è stato molto al di sopra della media – ha commentato a sua volta il Direttore del CNR-IRPI, Fausto GuzzettiConsiderando la serie storica 2000-2018 hanno perso la vita in totale 438 persone, 23 di media annua. Il triste primato delle vittime è del 2000 (54 morti e 7 dispersi), seguono il 2009 (50 morti e 6 dispersi), il 2011 (44 morti) e il 2018 (38 morti e 2 dispersi). Un bilancio pesante, specialmente perché le persone spesso perdono la vita in circostanze evitabili. Servirebbe maggiore prevenzione, rendendo i cittadini consapevoli dei rischi a cui sono soggetti, ponendo più attenzione alle criticità del territorio, e osservando rigorosamente norme e vincoli di edificabilità”.

 

n copertina: Ntacca per Polaris

 

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