Benessere Società

Felicità: presentato in anteprima in Vaticano il VI “World Happiness Report”

Presentato in Vaticano il Rapporto Mondiale sulla Felicità

Il Rapporto Mondiale sulla Felicità 2018 che solitamente viene presentato all’ONU in occasione della Giornata Mondiale della Felicità (20 marzo 2018), conferma che sono i Paesi del nord Europa quelli più felici e anche quelli in cui i migranti sono più felici di vivere.

A Roma presso la Pontificia Accademia delle Scienze in Vaticano è stato presentato il 14 marzo 2018 il Rapporto “World Happiness Report 2018”, il Rapporto Mondiale sulla Felicità che classifica 156 Paesi in base al loro livello di felicità e, novità di quest’anno, 117 Paesi per la felicità dei migranti presenti ovvero quelli con un numero abbastanza alto da consentire l’individuazione di campioni sufficientemente consistenti.

Il Rapporto, giunto alla VI edizione, è stato eccezionalmente anticipato perché viene presentato solitamente in occasione della Giornata Mondiale della Felicità (20 marzo), istituita nel 2012 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con una risoluzione che invitava i Paesi membri a misurare la felicità del loro popolo come supporto a guidare le loro politiche pubbliche, nella consapevolezza che la felicità è la giusta misura del progresso sociale e l’obiettivo delle politiche pubbliche e che occorreva la definizione di un nuovo paradigma economico dal momento che il PIL da solo non è più in grado di cogliere tutti i fattori che incidono sulla qualità della vita dei cittadini.

Prodotto dal Sustainable Development Solutions Network (SDSN), la rete lanciata dall’ex Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon per mobilitare le competenze scientifiche e tecniche del mondo accademico, della società civile e del settore privato al fine di proporre soluzioni praticabili per lo sviluppo sostenibile, includendo l’implementazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e delle misure per l’Accordo di Parigi sul clima, il Rapporto esamina i trend dei dati registrando come le persone valutano la loro vita su una scala che va da 0 a 10.

Sempre più Governi utilizzano indicatori di felicità per dare corpo alle decisioni politiche – ha sottolineato Jeffrey D. Sachs, Direttore della SDSN e dell’Earth Institute della Columbia University, nonché consulente di Papa Francesco e coautore del Rapporto realizzato anche grazie ad una generosa donazione della Fondazione Ernesto Illy, voluta della famiglia Illy – I Governi possono garantire che le scuole promuovano la felicità dei giovani, i posti di lavoro siano luoghi di creatività e non fatica e le città diventino comunità”.

Sono 6 i fattori chiave che spiegano i tre quarti delle variazioni nei punteggi annuali medi nazionali:
il prodotto interno lordo (PIL);
– il sostegno sociale ovvero avere qualcuno su cui contare;
– la speranza di vita in buona salute;
– la libertà di fare scelte di vita;
– la generosità;
– la fiducia nelle istituzioni e l’assenza di corruzione.
Un ruolo speciale viene affidato alla misurazione e alle conseguenze della disuguaglianza nella distribuzione del benessere, risultando che le persone sono più felici quando vivono in società in cui c’è meno disuguaglianza di felicità.

In base a tali parametri i 10 Paesi con i più alti livelli di felicità risultano essere:
1. Finlandia;
2. Norvegia;
3. Danimarca
4. Islanda;
5. Svizzera;
6. Paesi Bassi;
7. Canada;
8. Nuova Zelanda;
9. Svezia;
10. Australia.

Tutti i Paesi della top ten tendono ad avere valori elevati per tutte e sei le variabili chiave e tra i primi 5 Paesi le differenze sono abbastanza piccole.

L’Italia occupa un mediocre 47° posto, dopo la Tailandia e davanti all’Ecuador, in risalita di un posto rispetto alla precedente edizione, tenuta a galla grazie all’indice “speranza di vita in buona salute”.

Come accennato l’edizione di quest’anno presenta un focus sulle migrazioni, sia interne che internazionali, dedicando ben 4 capitoli alla misurazione della felicità dei migranti, delle famiglie lasciate nei Paesi di origine, quella degli abitanti di città e Paesi che li ospitano.

Ai primi 10 posti di questa classifica sulla felicità dei migranti (misurata grazie ai sondaggi realizzati dalla società Gallup tra il 2005 e il 2015) si collocano ben 9 Paesi ai primi 10 posti dell’altra (si è inserito al 10° posto il Messico, mentre i Paesi Bassi sono scesi all’11°).

Il dato del report che colpisce di più è la generale corrispondenza tra la felicità degli immigrati e quella degli abitanti che li ospitano – ha osservato il Prof. John Helliwell dell’Università della Columbia Britannica e del Canadian Institute for Advanced Research, co-autore del Rapporto – Sebbene gli immigrati provengano da Paesi con livelli di felicità molti diversi tra loro, i giudizi che emergono dai sondaggi sulle loro vite tendono a convergere su quelli degli altri residenti dei loro nuovi Paesi. Chi sceglie Paesi più felici vince, mentre chi sceglie Paesi meno felici perde”.

L’avvicinamento al livello di felicità della popolazione autoctona non è, tuttavia, completo, perché si registra un effetto “impronta” derivante dai livelli di felicità dei Paesi in cui i migranti sono nati. Spostandosi verso Paesi più felici, i migranti, in media, aumentano la propria felicità”.

Tuttavia, l’effetto impronta fa sì che gli immigrati siano leggermente meno felici del resto della popolazione dei Paesi più felici. E che siano più felici delle popolazioni locali dei Paesi meno felici. Secondo quanto misurato dalla Gallup con il proprio Indice di accettazione dei migranti, sia gli immigrati sia le popolazioni che li ospitano risultano più felici laddove l’immigrazione è più facilmente accettata.

L’Italia in questa classifica occupa il 39° posto su 117 Paesi monitorati ovvero quelli con un numero abbastanza alto di migranti da consentire l’individuazione di campioni sufficientemente consistenti.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.