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Emissioni in UE: con questo passo al 2030 solo il 30% di riduzione

Emissioni in Ue

Il Rapporto della Commissione UE sulle attività di monitoraggio e comunicazione delle emissioni di gas serra, in accordo con quanto riportato nel contestuale Pacchetto “Tendenze e proiezioni in Europa” dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, conferma che l’obiettivo (20%) al 2020 di riduzione delle emissioni sarà raggiunto, ma si dovranno adottare misure più ambiziose, soprattutto nel settore dei trasporti, se si vuole conseguire quello sottoscritto per il 2030 (40%).

La Commissione UE ha adottato il 26 ottobre 2018 il Rapporto sulle attività di monitoraggio e comunicazione delle emissioni di gas serra dal titolo: EU and the Paris Climate Agreement: Taking stock of progress at Katowice COP (L’UE e l’Accordo di Parigi sul Clima: bilancio dei progressi compiuti per la COP24 di Katowice).

Per tener fede all’impegno di ridurre almeno del 40 % le sue emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 rispetto al 1990, nel 2018 l’UE ha rivisto il quadro normativo di riferimento per ridurle di almeno il 40% entro il 2030, aumentando il livello di ambizione per quanto riguarda l’energia rinnovabile con l’obiettivo del 32% dei consumi finali al 32%, l’efficienza energetica (obiettivo al 32,5%) e la prestazione energetica in edilizia.

Secondo la Commissione, se queste misure fossero pienamente attuate dovrebbero insieme comportare una riduzione delle emissioni dell’UE del 45 % circa entro il 2030, mentre mantenendo inalterate le attuali politiche, nel 2030 le emissioni saranno inferiori del 30 % rispetto ai livelli del 1990 (in base alle proiezioni degli Stati membri. Al fine di rispettare gli obblighi loro imposti dalla nuova normativa, gli Stati membri dovranno dunque elaborare politiche e misure per ridurre ulteriormente le emissioni.

Per sostenere la transizione a bassa emissione di carbonio, l’UE ha integrato gli aspetti climatici nel suo bilancio, con il 20% di questo che nel 2017  è stato speso per azioni rilevanti per il clima e che la Commissione UE ha proposto di aumentare 25% di tutte le spese per il periodo 2021-2027.

Inoltre, sottolinea la Commissione, con la vendita all’asta delle quote del sistema di scambio delle emissioni (EU-ETS) si sono generati 5,6 miliardi di euro di entrate per gli Stati membri nel 2017, e circa l’80% è stato speso per scopi legati al clima e all’energia, ad esempio investimenti nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica.

La Commissione si è basata sui dati forniti dall’Agenzia Europea dell’Ambiente che, sempre il 26 ottobre 2018, ha pubblicato il suo annuale Pacchetto “Tendenze e proiezioni in Europa” che comprende:
– una ”Valutazione sui progressi verso gli obiettivi climatici dell’UE”;
– le “Stime preliminari sulle emissioni di gas ad effetto serra nel 2017”;
– le Tendenze delle passate, presenti e future emissioni nell’ambito del sistema EU-ETS”;
– un aggiornamento sulle “Recenti tendenze e proiezioni sulle emissioni di gas ad effetto serra nell’UE”.

Mentre l’UE resta sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 2020, i dati aggiornati mostrano che gli Stati membri non possono permettersi di ottenere progressi oltre tale data – ha affermato Hans Bruyninckx, Direttore esecutivo dell’AEA – I dati mostrano chiaramente la necessità di rompere ulteriormente il legame tra emissioni e crescita economica. Sappiamo che ciò può essere conseguito, ma gli Stati membri devono pianificare e attuare politiche e misure ambiziose per raggiungere gli obiettivi fissati al 2030 e quelli assunti con l’Accordo di Parigi”.

L’aumento delle emissioni dello 0,6% rispetto all’anno precedente, fa seguito ad un andamento stabile dal 2014, dopo un periodo di continuo calo tra il 2004 e il 2014, ed è imputabile, secondo l’AEA, all’incremento dei consumi di petrolio per i trasporti su strada, mentre il settore energetico è stato in grado di ridurre le proprie emissioni per effetto della diminuzione della quota di carbone utilizzata per produrre elettricità e calore nell’UE.

Nel sistema di scambio delle quote di emissioni (EU-ETS), le emissioni delle installazioni fisse sono aumentate dello 0,2% nel 2017 rispetto al 2016. La generazione di energia continua a guidare la riduzione delle emissioni nel sistema commerciale, mentre per gli impianti industriali sono state più variabili, riflettendo gli sviluppi economici osservati in Europa negli ultimi tre periodi di scambio.

Le emissioni del trasporto aereo da voli intra-UE, incluse anch’esse nel sistema, sono cresciute del 4,5% nel 2017 rispetto all’anno precedente. L’eccedenza generale delle quote di emissioni ha continuato a diminuire, per il terzo anno consecutivo, a causa, tra l’altro, della diminuzione dei volumi di quote assegnate gratuitamente.

Nel 2017, le emissioni coperte dalla Decisione sulla condivisione degli sforzi (ESD), relativa agli obiettivi nazionali vincolanti che gli Stati membri debbono rispettare sulle emissioni di gas a effetto serra per il periodo 2013-2020 nei settori non interessati dal sistema ETS (compresi trasporti, edifici, agricoltura e rifiuti) sono aumentate per il terzo anno consecutivo, a causa principalmente dei trasporti su strada. Rispetto al 2016, allorché 22 Stati erano al disotto gli obiettivi di riduzione, l’AEA stima che tale numero sia sceso nel 2017 a 18.

La crescita maggiore delle emissioni si è verificata in Spagna, seguita da Polonia e Francia, mentre le riduzioni più forti si sono registrate in Danimarca, Finlandia e Regno Unito.

Confrontando gli attuali trend con il nuovo obiettivo vincolante del 40% al 2030, secondo l’AEA, la stragrande maggioranza degli Stati membri registra progressi insufficienti, in particolare nei settori EU-ETS e negli sforzi di condivisi, con gli attuali andamenti il ritmo di riduzione delle emissioni è previsto rallentare anziché accelerare, raggiungendo solo il 30% al 2030, sulla base delle attuali misure di mitigazione e il 32%, prendendo in considerazione le ulteriori misure pianificate, con soli 6 Stati che sarebbero in grado di rispettare gli obiettivi prefissati (Croazia, Grecia, Ungheria, Portogallo, Svezia e Slovacchia).

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