Cambiamenti climatici Consumi e risparmio Energia

Emissioni di CO2 del settore energetico UE sono calate del 4,3% nel 2019

I dati forniti dall’Eurostat indicano che l’UE ha ridotto nel 2019 le emissioni del settore energetico del 4,3% (Italia -2,0%), soprattutto per effetto del prezzo del carbonio (EU-ETS) che ha reso meno redditizio il ricorso ai combustibili fossili, ma il crollo che si sta verificando per effetto della pandemia potrebbe ricacciare indietro la decarbonizzazione dell’economia dell’UE, vanificando gli sforzi compiuti e quelli attesi dal Green Deal europeo.

L’Ufficio statistico dell’UE (Eurostat) ha diffuso il 6 maggio 2020 le stime sulle emissioni di CO2 derivanti dall’uso di energia nel 2019, sulla base dei dati mensili forniti dagli Stati membri (UE-27), da cui emerge che rispetto all’anno precedente sono diminuite complessivamente del 4,3%.

I dati pubblicati da Eurostat sulle emissioni di CO2 che contribuiscono in modo determinante al riscaldamento globale e rappresentano l’80% circa di tutto emissioni antropiche di gas a effetto serra nell’UE si riferiscono alle emissioni derivanti dalla conversione energetica di combustibili (principalmente petrolio e prodotti petroliferi, carbone, lignite

e gas naturale) e non includono quelle derivanti dalla combustione di rifiuti non rinnovabili. Tali emissioni sono influenzate da fattori quali le condizioni climatiche (es. un lungo inverno o cade estati), crescita economica, dimensioni della popolazione, trasporti e attività industriali.

Il motivo principale di questo calo, secondo Eurostat, sarebbe da attribuire all’aumento del prezzo del carbonio relativo al sistema di scambio delle quote di emissione (EU-ETS) che era aumentato a 25 euro a tonnellata rispetto al 2018, rendendo l’uso di combustibili fossili per la produzione di energia economicamente meno redditizi, soprattutto per la produzione di elettricità, poiché emettono più CO2 per MWh. Per compensare l’uso ridotto di combustibili solidi, i Paesi usano più gas naturale e fonti rinnovabili per la generazione di elettricità e/o importano l’elettricità mancante da altri Paesi. L’elettricità che viene importata, non ha alcun effetto sulle emissioni del Paese importatore, mentre vengono conteggiate a carico del Paese in cui l’elettricità è stata prodotta.

Il calo delle emissioni di CO2 del 2019 avrebbe coinvolto la maggior parte dei Paesi membri, con aumenti che sono stati registrati in soli 4 Stati: Lussemburgo (+ 7,5%), Austria (+ 2,8%), Malta (+ 2,0%) e Lituania (+ 1,6%); mentre sono rimaste invariate a Cipro.

I decrementi maggiori sono stati registrati in Estonia (-22,1%), seguito da Danimarca (-9,0%), Grecia e Slovacchia (-8,9% ciascuno), Portogallo (-8,7%) e Spagna (-7,2%). 

In Italia, che ha rappresentato l’11,8% delle emissioni (solo la Germania con il 25,1% ha avuto percentuali superiori dal settore), il calo è stato piuttosto modesto (-2,0%). Terna ha comunicato che nel 1° trimestre del 2020, a seguito delle misure di lockdown imposte dalle misure di contenimento della pandemia di Covid-19 dal mese di marzo, la domanda di energia elettrica è calata del 5,2%, soprattutto per la chiusura di molte attività industriali.

La situazione non è diversa negli altri Paesi europei, tant’è che a partire dal 25 marzo, il prezzo del carbonio è sceso di quasi il 40% sfiorando il minimo registrato due anni fa di 15 euro a tonnellata, facendo aumentare la redditività degli impianti a lignite e carbone. Il crollo del prezzo economico del carbonio potrebbe vanificare gli sforzi per decarbonizzare l’economia europea e contrastare i cambiamenti climatici secondo il Green Deal europeo, di cui l’EU-ETS è un pilastro.

Per non cadere nell’errore commesso dopo il crollo finanziario del 2008, allorché ad una temporanea riduzione delle emissioni, si registrò un subitaneo rimbalzo già l’anno dopo, bisognerebbe che i pacchetti di stimolo sostengano la transizione verde, non già i sussidi ai combustibili fossili, mantenendo bloccata l’UE alla loro dipendenza. Un’Europa più rispettosa del clima sarebbe anche più resiliente ad affrontare crisi socio-sanitarie-economiche come quella che stiamo sperimentando in questi mesi.

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