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Consumatori UE: “esportano” gli impatti ambientali nei vicini dell’Est

Come noto gli impatti ambientali del consumo di beni e servizi dei consumatori UE vengono esportati in altre aree del mondo, ma un nuovo Studio di un team internazionale di ricercatori ha rilevato che è la regione dell’Europa orientale non UE a subire le maggiori pressioni, ricevendo al contempo la quota più bassa di valore aggiunto economico.

Sebbene i cittadini dell’UE stiano “esportando” gli impatti ambientali negativi dei loro consumi di beni e servizi in tutto il mondo, mantenendo al contempo l’85% dei benefici economici legati a tali consumi, sono soprattutto i Paesi dell’Europa orientale a subire le maggiori pressioni.

É quanto rileva lo Studio Ecologically unequal exchanges driven by EU consumption”, pubblicato su Nature Sustainability il 26 gennaio 2023 e condotto da un gruppo internazionale di ricercatori, coordinati dall’Università di Groningen (Paesi Bassi).  

I ricercatori  (Università di Groningen, Università di Birmingham, Università del Maryland e Accademia cinese delle scienze hanno studiato 10 indicatori ambientali tra il 1995 e il 2019, tra cui le emissioni di gas a effetto serra, il consumo di materiali, l’uso del suolo, il consumo di acque superficiali e sotterranee, la formazione di particolato, l’ossidazione fotochimica, la perdita di biodiversità dovuta alla copertura del suolo, l’ecotossicità delle acque dolci, marine e terrestri, nonché l’incremento di valore nell’ambito della produzione e distribuzione di beni e servizi (valore aggiunto) all’interno delle economie degli attuali 27 Paesi membri dell’UE nello stesso periodo.

Ne è emerso che ben 7 di questi impatti e pressioni analizzati (indicatori di ecotossicità, emissioni di gas serra, formazione di particolato, ossidazione fotochimica e consumo di materiale) sono aumentati notevolmente al di fuori dell’UE, mentre sono diminuiti all’interno dei Paesi membri che hanno trattenuto oltre l’85% dei benefici economici, sebbene con una distribuzione non uniforme di costi e benefici.

Per il bene del nostro pianeta, le pressioni ambientali e gli impatti dei consumi dell’UE devono diminuire in modo sostanziale. riducendo l’esportazione di danni ambientali oltre i confini dei ricchi Stati dell’UE alle regioni più povere – ha sottolineato Yuli Shan, Professore associato di Transizioni sostenibili presso l’Università di Birmingham e co-autore corrispondente dello Studio – I benefici dei consumi dell’UE sono elevati per la maggior parte dei Paesi membri rispetto a quelli al di fuori dell’UE, mentre inducono pressioni e impatti ambientali più elevati per i vicini orientali dell’UE come Albania, Montenegro, Serbia, Ucraina e Moldavia“.

Se precedenti studi hanno evidenziato che le grandi importazioni di emissioni indirette di gas a effetto serra da Cina all’UE, questa nuova analisi suggerisce che il consumo di beni e servizi dell’UE è anche correlato ad alte emissioni di gas serra in Russia e nei Paesi delle regioni del Sud-est asiatico, mentre per quanto riguarda il consumo di acqua e materiali, le riduzioni per uso di suolo e le emissioni di gas a effetto serra legate al consumo europeo sono in linea con i risultati degli studi precedenti.

Lo Studio ha rilevato che le pressioni e gli impatti indotti dai consumi dell’UE sono diminuiti nella maggior parte dei suoi Stati membri: per Paesi Bassi e Svezia, gli indicatori in tutte e dieci le categorie sono diminuiti, mentre in Austria, Repubblica ceca, Italia, Polonia, Romania e Slovenia hanno registrato diminuzioni in nove su dieci analisi delle pressioni e degli impatti ambientali.

Al contrario, tutti gli impatti e le pressioni analizzate associate ai consumi dell’UE sono aumentati in Brasile, Cina, India, Giappone, nonché in Europa orientale che si è costantemente classificata come la regione che riceve la quota più bassa di valore aggiunto economico rispetto alle pressioni ambientali e agli impatti associati al consumo dell’UE.

“Poiché nell’UE vivono molti consumatori super-ricchi che contribuiscono in modo sproporzionato al danno ambientale globale e all’uso delle risorse – ha commentato  Benedikt Bruckner, ricercatore all’Integrated Research on Energy, Environment and Society (IREES) dell’Università di Groningen e primo autore dello Studio-  dobbiamo concentrare gli sforzi di mitigazione sul consumo eccessivo”. 

L’altro autore corrispondente Klaus Hubacek, Professore di Scienza, Tecnologia e Società all’Università di Groningen e Presidente dell’IREES, ha dichiarato: “Possiamo ridurre le pressioni e gli impatti ambientali associati al consumo eccessivo dell’UE in diversi modi, tra cui cambiando il modo in cui le persone viaggiano o le loro scelte dietetiche e creando nuovi politiche commerciali che riducano le pressioni e gli impatti ambientali associati a beni e servizi”.

In copertina: fonte Visual Hunt

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