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Più posti lavoro, meno morti, risparmi in denaro: co-benefici contributi clima

più posti lavoro meno morti risparmi in denaro co-benefici contributi clima

Un recente Studio indipendente ha valutato i vantaggi economici per UE, USA e Cina che sono correlati agli impegni assunti (INDC) per la stabilizzazione delle concentrazioni di gas serra, anche se sarebbero ancora più vistosi se fossero coerenti con l’impegno preso di mantenere entro i +2 °C l’aumento della temperatura alla fine del secolo.

Entro il 31 marzo 2015, i Paesi della Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici hanno presentato i propri contributi nazionali (Intended Nationally Determineted Contributions) per la stabilizzazione delle concentrazioni di gas serra in atmosfera, secondo quanto concordato l’anno scorso tra le Parti nella Conferenza di Lima (COP19), in modo che tali impegni siano conosciuti da tutti con largo anticipo e trasparenza in vista della COP20 di Parigi di dicembre, che dovrà definire il nuovo Accordo per il contenimento del riscaldamento globale che entrerà in vigore dal 2020.

Si è trattato di una prima ondata di “impegni ambiziosi” compatibili con le situazioni politico-economiche nazionali, che per alcuni Paesi si traducono sotto forma di obiettivi settoriali di riduzione dei gas ad effetto serra, per altri possono concretizzarsi in un programma di misure politiche per le azioni di adattamento agli inevitabili impatti dei cambiamenti climatici, per altri ancora si tratta di strategie per ridurre l’impronta di carbonio delle proprie economie.

Una considerazione chiave in questo contesto sono i costi iniziali che sono associati con la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, tra cui il graduale smantellamento delle industrie insostenibili che spesso occupano una posizione centrale nell’economia di qualche Paese.

Inoltre, il cambiamento viene ostacolato dalla mancanza di adeguate analisi della componente benefici, correlati alle azioni di mitigazione, che includono la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili e il miglioramento della sicurezza energetica, le conseguenze positive sulla salute per effetto della riduzione dell’inquinamento atmosferico e di luoghi di lavoro più sicuri, la creazione di nuovi posti di lavoro sostenibili e dignitosi, la tutela dei servizi ecosistemici su cui molte economie locali sono fortemente dipendenti.

In questo contesto, su commissione del Climate Action Network (rete globale di oltre 900 ONG che lavorano per promuovere sia a livello di Governi che di individui le azioni per limitare i cambiamenti climatici indotti dall’uomo a livelli ecologicamente sostenibili) New Climate Institute (Istituto tedesco per la Politiche climatiche e la Sostenibilità globale) ha recentemente pubblicato lo Studio “Assessing the missed benefits of countries’ national contributions” che calcola i co-benefici al 2030 connessi agli impegni (INDC) annunciati da Unione europea, Stati Uniti e Cina, le tre economie che insieme rappresentano circa la metà delle emissioni di gas ad effetto serra a livello mondiale.
Dall’analisi si evidenzia che, rispetto alle politiche sin qui condotte, si produrrebbe oltre un milione di nuovi posti di lavoro aggiuntivi, si eviterebbero 100.000 morti premature all’anno e si risparmierebbero molti miliardi di dollari (soprattutto l’UE) per le evitate importazioni di combustibili fossili.

Le proposte avanzate da queste economie costituiscono un passo in avanti nel raggiungimento dell’obiettivo concordato a livello internazionale di mantenere entro i +2 °C l’aumento della temperatura globale entro la fine del secolo rispetto al periodo pre-industriale.

Le proposte avanzate da questi tre Paesi sono un passo verso il raggiungimento dell’obiettivo concordato a livello internazionale per limitare l’aumento della temperatura globale a + 2 ° C, ma l’ultimo aggiornamento di Climate Action Tracker indica che tali proposte non sono ancora sufficienti, perché la traiettoria al 2100 darebbe un aumento della temperatura compresa tra 2,9 °C e 3,1 °C.

Qualora gli impegni aumentassero in ambizione in modo da passare ad un’economia che utilizzi energia generata al 100% da fonti rinnovabili al 2050, i vantaggi per questi Paesi, oltre a contrastare più efficacemente i cambiamenti climatici, sarebbero ancora più vistosi, tanto da far aumentare, sempre al 2030, i posti di lavoro fino a quasi 3 milioni, sarebbero circa 2 milioni le persone che non morirebbero prematuramente per effetto dell’inquinamento atmosferico, e si risparmierebbero 520 miliardi all’anno per le importazioni evitate di combustibili fossili.

Questa nuova analisi – ha dichiarato Niklas Höhne, l’autore principale dello Studio – mostra che qualsiasi Governo che sta formulando attualmente il piani di azione sul clima dovrebbe considerare i vantaggi significativi per i propri cittadini che potrebbero essere raggiunti, qualora si impostasse il livello massimo di ambizione”.

Climate Action Network si augura che la conoscenza dei co-benefici potenziali conseguibili possa far aumentare la disponibilità dei decisori politici e degli altri influenti stakeholder ad intraprendere strategie e misure più ambiziose di contrasto ai cambiamenti climatici. Le sinergie tra le misure di mitigazione e gli obiettivi di sviluppo nazionali, che lo Studio evidenzia, stanno a testimoniare che mettersi sulla giusta traiettoria del +2 °C non solo preserva il benessere delle generazioni future, ma ha risvolti positivi a livello di economia, superiori ai costi, anche per le attuali generazioni.

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