Scienze e ricerca

“Ciro”: indagini INGV sul dinosauro più importante rinvenuto in Italia

Scipionyx samniticus, soprannominato “Ciro”, l’unico fossile conosciuto di questa specie di dinosauro predatore che conserva una varietà incredibile di tessuti molli interni che solitamente non si rinvengono nei fossili, tanto da meritare nel 1998 la copertina di Nature, è stato sottoposto a nuovi esami tramite scansioni tomografiche computerizzate a 3D ad opera del Laboratorio di microtomografia dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV.

Ciro” il primo dinosauro scoperto in Italia e considerato il reperto fossile più importante rinvenuto nel nostro Paese, è stato sottoposto in questi giorni nuovi esami dal Laboratorio di microtomografia dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) che ha messo a disposizione dei paleontologi una tecnologia innovativa impiegata nello studio delle rocce vulcaniche. 

È un privilegio per l’Osservatorio Vesuviano dell’INGV ospitare Ciro per studiarlo a fondo con le nostre tecnologie più avanzate – ha dichiarato Mauro A. Di Vito, Direttore dell’Osservatorio Vesuviano – L’attività di ricerca che si svolge all’INGV, oltre che favorire la conoscenza a 360 gradi su vulcani, terremoti e ambiente, è anche finalizzata a contribuire alla definizione dei processi geologici che hanno modellato il nostro Pianeta e a rendere accessibili e comprensibili a tutti concetti e fenomeni naturali complessi”.

Rinvenuto nel 1980 da un privato cittadino appassionato di fossili a Pietraroja (BN), località nota per i suoi letti calcarei che hanno restituito dall’inizio del 1800: esemplari splendidamente conservati di fossili di pesci preistorici e alcuni uccelli, “Ciro” fu identificato solo tredici anni più tardi dai paleontologi del Museo di Storia Naturale di Milano come    Scipionyx (artiglio di Scipione) samniticus. Si tratta dell’unico fossile conosciuto di questa specie di dinosauro predatore, vissuta nel Cretaceo inferiore, circa 113 milioni di anni fa.

“Ciro” è un esemplare neonato, che conserva, oltre alle prede di cui si nutrì nella sua brevissima vita, una varietà incredibile di tessuti molli interni, tra cui legamenti intervertebrali, cartilagini articolari nelle ossa delle zampe, muscoli e connettivi del collo, parte della trachea, residui dell’esofago, tracce del fegato e di altri organi ricchi di sangue, l’intero intestino, vasi sanguigni mesenterici, capillari, muscoli del cinto pelvico, degli arti posteriori e della coda, tutti ben visibili sino a livello subcellulare.

“Nel 1998 Scipionyx fu riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale – ha spiegato Cristiano Dal Sasso, del Museo di Storia Naturale di Milano – come uno dei fossili più importanti nella storia della paleontologia, conquistando la copertina di Nature per l’eccezionale stato di conservazione dei tessuti molli come muscoli e organi interni, incluso l’intestino, che di solito nei fossili non si rinvengono”.

Nonostante Scipionyx sia stato studiato intensamente, molto rimane ancora da scoprire, in particolare riguardo alla modalità di conservazione dei tessuti molli e alla loro organizzazione tridimensionale. Queste nuove informazioni darebbero una prospettiva unica per comprendere più a fondo la transizione evolutiva più spettacolare avvenuta nel nostro Pianeta: quella dai dinosauri carnivori agli uccelli attuali, considerati i “dinosauri moderni”. La distribuzione degli organi interni, infatti, differisce notevolmente tra uccelli e coccodrilli (i coccodrilli moderni sono i cugini rettiliani più vicini agli uccelli attuali da un punto di vista evolutivo) e tali differenze si rispecchiano sia nel sistema digerente, che nel sistema respiratorio.

Figura 3 PH. (Fonte: SABAP CE e BN):

I dati raccolti finora hanno permesso di comprendere a fondo le caratteristiche morfologiche delle strutture scheletriche e tessuti molli esposti – ha dichiarato Matteo Fabbri del Field Museum of Natural History di Chicago, promotore delle nuove indagini – Tuttavia, gran parte delle informazioni contenute in questo fossile sono ancora da scoprire poiché ancora nascoste nella matrice calcarea. Conoscere la morfologia scheletrica e dei tessuti molli ancora nascosti nella roccia sarebbe quindi molto importante per comprendere ‘a tutto tondo’ le caratteristiche anatomiche di Scipionyx stesso”.

Il programma di studio dei tessuti scheletrici e molli di Scipionyx prevede la digitalizzazione in 3D del fossile, tramite scansioni tomografiche computerizzate (microCT scanning), tecnologia non invasiva, senza alcun rischio di danno o alterazione degli stessi. Contrariamente alle radiografie comuni, la tomografia computerizzata ottiene sezioni del volume analizzato, permettendo non solo la digitalizzazione superficiale del reperto, ma anche la visione delle strutture interne, altrimenti impossibili da studiare. A tale scopo è stato individuato un adeguato microCT scanner nel laboratorio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), presso l’Osservatorio Vesuviano di Napoli.

“Attraverso la raccolta di migliaia di sezioni virtuali del fossile a una risoluzione di circa 30microns, si potrà condurre uno studio dettagliato dello scheletro e tessuti molli in 3D – ha spiegato Lucia Pappalardo, responsabile del Laboratorio di microtomografia dell’Osservatorio Vesuviano – Ciò renderà possibile una vera e propria ‘dissezione virtuale’ del dinosauro per comprendere appieno la sua anatomia”.

“Ciro” è custodito dalla Sovrintendenza Archeologica di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta presso l’ex Convento San Felice a Benevento, dove è ammirato ogni anno da scolaresche provenienti da tutta la regione e non solo.

In copertina: La lastra calcarea con il fossile di “Ciro” (Fonte: SABAP CE e BN)

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