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Carta di Siena sulla tutela dei monumenti verdi

Carta di Siena Quercia delle Checche

Le Linee Guida della Carta di Siena per la salvaguardia del patrimonio verde d’Italia sono state presentate nel corso di un Convegno che, prendendo spunto dal caso della “Quercia delle Checche, 1° Monumento Verde d’Italia, ha dibattuto su un nuovo modello di tutela per l’ambiente e il territorio, di cui l’Italia potrebbe essere esportatrice.

Nel corso del Convegno “La tutela dei monumenti verdi tra beni culturali, paesaggio e ambiente” (Siena, 5-6 ottobre 2018), organizzato dall’Università di Siena, Santa Maria della Scala/Comune di Siena e Opera Val d’Orcia, è stata presentata la prima bozza della Carta di Siena sulla tutela dei monumenti verdi, contenente le linee guida per salvaguardare al meglio questo immenso patrimonio naturale costituito dagli alberi monumentali di cui l’Italia è particolarmente ricca. Il Ministero dell’Agricoltura ne ha finora censiti e riconosciuti 2.734 esemplari.

Il Convegno ha preso le mosse dal caso della Quercia delle Checche, primo esempio di pianta monumentale di valore naturalistico, storico e culturale, riconosciuta dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali nel giugno del 2017. Questa esperienza per cui una rovere (Quercus petraea) di oltre 370 anni, diventa paradigma di un nuovo modello di tutela per l’ambiente e il territorio, fondendo gli elementi naturalistici con quelli culturali, nell’ambito di un nuovo concetto allargato di “abitare” e di paesaggio come fatto culturale, vuole essere un modello di tutela di cui l’Italia, nell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale, si propone quale esportatrice.

Un modello che consideri gli alberi come esseri senzienti e come tali aventi diritti che l’uomo è tenuto ad affermare e tutelare se ha a cuore la sopravvivenza dell’intero pianeta.

La Carta di Siena costituisce, come si legge in una nota, “il punto di partenza per l’elaborazione di un quadro normativo sui monumenti verdi e, nello stesso tempo, un percorso da seguire per la gestione di questa ricchezza da parte della comunità locale e dei cittadini”.

I punti principali del documento

  1. La salvaguardia degli alberi di particolare pregio e rilevanza che costituiscono i “monumenti verdi” richiede l’instaurazione di un nuovo rapporto tra esseri umani e natura concepito nel contesto della ricerca di un nuovo approccio ecologico al diritto.
  2. I monumenti verdi richiedono un nuovo rapporto tra esseri umani e natura, che superi il tradizionale approccio antropocentrico e si caratterizzi piuttosto per un approccio più equilibrato che promuova la ricerca di uno sviluppo umano in armonia con la natura.
  3. I monumenti verdi sono espressione identitaria dei luoghi e dei paesaggi. La tutela dei monumenti verdi si inserisce nel quadro di riferimento normativo rappresentato dalla Carta Nazionale del Paesaggio adottata dal MiBAC nel 2017 che si pone come una strategia attuativa dei valori contenuti nell’articolo 9 della Costituzione. Il paesaggio è concepito come “bene comune”, come fattore essenziale per sviluppare senso di appartenenza ai luoghi e come strumento per lo sviluppo sostenibile delle comunità territoriali.
  4. I monumenti verdi sono espressione del patrimonio culturale nell’accezione prevista dalla Convenzione di Faro sul valore del patrimonio culturale per la società del 2005, entrata in vigore nel 2011 e purtroppo ancora in attesa di ratifica da parte dell’Italia.
  5. I monumenti verdi sono esseri senzienti in grado di percepire sensazioni fisiche e stimoli esterni in modo non dissimile dagli altri esseri viventi. La loro protezione diventa un imperativo morale prima che giuridico.
  6. La salvaguardia e la valorizzazione dei monumenti verdi richiedono la partecipazione attiva dei cittadini e delle comunità territoriali di riferimento. La gestione degli alberi di particolare pregio naturalistico e culturale, riconosciuti come monumenti verdi, non può essere affidata solo agli enti statali e territoriali, ma l’attività di questi ultimi deve essere accompagnata da un coinvolgimento attivo delle comunità territoriali di tali luoghi, che di tale processo identitario e culturale sono momento iniziale e parte preminente.

In copertina: La “Quercia delle Checche” (checca o cecca in toscano si indica la gazza) è situato in Val d’Orcia, nel comune Pienza (SI). L’albero è anche conosciuto come “Quercia delle Streghe”, in base ad una leggenda che racconta come fosse nel passato un luogo d’appuntamento per le streghe in occasione dei sabba. Si presenta con una chioma di oltre 34 m. di diametro, un’altezza di 19 metri e un tronco dal perimetro di circa 4,90 metri. Nel giugno del 2017 la Quercia delle Checche è diventato 1° Monumento Verde d’Italia. La storia l’ha visto protagonista in diversi momenti, l’ultimo dei quali durante la seconda guerra mondiale quando fu scelto come riparo per le munizioni dei partigiani. Il 15 agosto del 2014 è stata gravemente ferita da un imperdonabile atto di vandalismo ed ha perduto una possente branca. Il primo agosto del 2017, dopo tre anni di inadempienze e di mancati interventi per dare alla Quercia un assetto più stabile, è crollata la branca orizzontale che guardava verso Bagno Vignoni, frazione del Comune di San Quirico d’Orcia. (Fonte: Wikipedia)

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