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Attritor Mill: efficienza e risparmio nella produzione di combustibile da rifiuti

Il processo di micronizzazione negli impianti Attritor Mill garantisce omogeneità nella pezzatura del prodotto finito e abbattimento delle cariche batteriche e virali

Produrre combustibile da rifiuti al fine della loro valorizzare nelle filiere energetiche è azione strategica per conseguire, da un lato la diminuzione delle quantità di rifiuti destinati alla discarica; dall’altro un’opportunità per sfruttare le potenzialità energetiche di materiali non diversamente – o meno economicamente riciclabili – conseguendo, al contempo, un’efficace riduzione dei tradizionali combustibili fossili nell’ottica della sostenibilità e della green economy.

Una necessità, quest’ultima, sempre più esiziale in un contesto globale caratterizzato dai  cambiamenti climatici causati dall’aumento della quota di biossido di carbonio di origine antropica in atmosfera.

Bruciare rifiuti, tuttavia, non può essere la soluzione più semplice e in fin dei conti definitiva da perseguire per risolvere il problema della loro produzione.
Anche in questo caso occorre prestare attenzione, non solo ai materiali oggetto di valorizzazione energetica, ma alle loro caratteristiche chimico-fisiche, alla loro pezzatura, alla uniformità dei singoli frammenti al fine della massimizzazione del guadagno in termini energetici

A monte di tutto questo ricerca e sviluppo vengono in aiuto come nel caso di Attritor Mill, nuova tecnologia validata e brevettata (patente internazionale EP 2846917/2012) per il trattamento di alcune tipologie di rifiuti, scarti e residui di lavorazione finalizzato alla produzione di Combustibile solido secondario – CSS e combustibile da biomasse in forma di fluff, pellet o bricchetti, nel rispetto del D. Lgs. n. 152/2006, così come della Direttiva 2008/98/CE, e dei DM 14/02/2013; 20/03/2013; 6/07/2012; 23/06/2016; 5/12/2013; 2/03/2018; 5/09/2011 e DM Ambiente n. 264 del 13/10/2016.

Cuore del processo che avviene all’interno dell’impianto è la micronizzazione del rifiuti ottenuta con la tecnologia della meccanochimica che rende il mulino Attritor Mill sostanzialmente diverso e molto più performante dei tradizionali impianti di macinazione/triturazione senza dimenticare l’opportunità di inertizzare il rifiuto da qualsiasi componente organica e potenzialmente veicolo di patogeni, un particolare di notevole importanza nel presente e nel prossimo futuro.

Per saperne di più e meglio conoscere questo impianto abbiamo intervistato Cristiano Caponetto, Direttore vendite di Bio Energy Mill Srl, Società distributrice internazionale della tecnologia Attritor Mill.

Dr. Caponetto da quanto tempo esiste questa tecnologia?
Attritor Mill è stato brevettato nel 2013 e le prime installazioni impiantistiche risalgono al 2016; attualmente in Italia vi sono 4 impianti funzionanti, l’ultimo dei quali installato presso un impianto pubblico a Sulmona (AQ).

Quali sono le caratteristiche principali per le quali un impianto del genere si distingue dai tradizionali mulini e tritovagliatori o qualsivoglia attrezzatura utilizzata comunemente per la riduzione volumetrica dei rifiuti?
Sostanzialmente due: la prima è la capacità di trattamento che viene effettuata ad una temperatura di lavorazione interna mediamente costante tra i 60°-70° C che consente alla macchina di pastorizzare il rifiuto e di abbatterne in modo significativo la carica batterica una volta completato il processo di micronizzazione.
Tra l’altro l’impianto non utilizza una forma di calore esterna bensì il calore generato dall’attrito fra la massa dei rifiuti e le sfere di acciaio che costituiscono il sistema di triturazione micrometrica.
La seconda caratteristica peculiare è data dalla pezzatura ottenuta del materiale finale che è ottimale ai fini del potere calorifico date le caratteristiche di omogeneità e di ridotta umidità

Mi sembra di intuire che il mancato ricorso a fonti di calore esterne sia anche un’ottima modalità di efficienza e risparmio energetico, è vero?
Consideri che il consumo energetico di Attritor Mill è molto ridotto; faccio un esempio pratico: per  lavorare 2 tonnellate di materiali all’ora consumiamo circa 35 Kw, praticamente un costo pari a 15 €/t lavorata.
Non solo, se si considera che il livello di usura del nostro mulino a biglie di acciaio è nettamente inferiore rispetto ad un classico mulino a martelli si può ben comprendere come l’investimento in una tecnologia di questo tipo renda bene nel tempo; di fatto nei nostri contratti prevediamo che l’impianto può funzionare tranquillamente senza manutenzioni straordinarie anche per 10 anni!

Dr. Caponetto, quali sono le tipologie di rifiuti che possono essere trattate in questo impianto?
L’impianto inizialmente era stato pensato per il trattamento dell’indifferenziato a valle di un pre-trattamento grossolano con separazione dei materiali non ferrosi, a quel punto sia il sopravaglio che il sottovaglio erano considerati idonei. La peculiarità di questa macchina è quella di lavorare al meglio con materiali che presentano un grado di umidità superiore al 30% e comunque fino al 65%.
Quindi, rifiuti di origine urbana, FOS, FORSU e scarti di lavorazione agricola e agroindustriale come la sansa di olive, le ramaglie di potatura, il pastazzo di agrumi.
L’unicità di Attritor Mill è data proprio dal fatto che matrici diverse in entrata, alla fine del processo, presentano una omogeneicità granulometrica tale da consentire la loro successiva miscelazione ai fini della pellettizzazione o del bricchettamento per la produzione di combustibile.
Tra l’altro l’impianto è modulabile per cui si possono caricare matrici diverse facendole lavorare con settaggi diversi a seconda della tipologia di materiale caricato.

Parliamo di salute e di sicurezza. In che misura l’utilizzo di Attritor Mill può garantire l’abbattimento della carica batterica e virale dei materiali trattati al suo interno?
Posso dire che uno Studio apposito effettuato dall’Università di Camerino qualche anno fa e poi reiterato nel 2019 ha dimostrato che sia la carica batterica che quella virale dei materiali in ingresso nell’impianto vengono completamente abbattute durante il processo di lavorazione per il periodo di permanenza degli stessi all’interno dell’impianto. Non a caso accennavo prima al concetto di pastorizzazione dei rifiuti perché l’impianto non sterilizza, bensì effettua un trattamento termico per un range temporale ben definito, circa 25′ a 70-75° C.
Per essere più preciso in questo senso cito, leggendo, un estratto dalla Relazione che UniCam ha prodotto: “Il trattamento dei rifiuti (…) proposto attraverso la procedura meccano-chimica di Attritor Mill che prevede una temperatura variabile da 80° a 120° ma soprattutto una potente pressione atmosferica esercitata su ogni cm3 pari ad oltre 1.200 Kg, consentirebbe una totale distruzione dell’envelope del virus e quindi delle proteine ad esso associate responsabili del legame con la cellula ospite e quindi dell’infettività. Si ritiene, pertanto, che, sulla base delle pregresse esperienze fatte in ambito microbiologico, delle attuali conoscenze del virus SARS-CoV-2 e delle caratteristiche peculiari del meccanismo Attritor Mill, il trattamento dei rifiuti indifferenziati possa risultare in una totale eliminazione virale e quindi  in una cospicua riduzione della circolazione virale nell’ambiente ed una maggiore sicurezza per tutti gli operatori del settore”.
Ad ogni modo il prodotto in uscita è completamente inertizzato e, nel caso di rifiuto organico, ad esempio, dopo il trattamento di micronizzazione non riparte alcun processo di tipo termofilo.
In ambito di Covid-19 il beneficio derivante dal trattamento con Attritor Mill è evidente ed è evidente anche che il combustibile in uscita è idoneo anche a piccoli impianti di gassificazione.

Può essere più specifico su questo punto?
Dunque, preparare un rifiuto al fine del suo utilizzo in un piccolo impianto di gassificazione invece che in un inceneritore, quindi in un impianto da circa 1.000 t/anno invece che 10.000 t/anno, può essere una soluzione molto significativa, ancorché provvisoria, al fine di evitare che si accumulino nei piazzali rifiuti trattati ma di fatto non smaltibili.
Il processo va a ridurre volume e peso, perché si elimina la componente acqua, analogamente si consegue la bio-stabilizzazione del materiale con conseguente abbattimento della carica batterica e l’inertizzazione del prodotto finito che può essere tranquillamente stoccato perchè non è più in grado di reagire con agenti atmosferici e biologici.

Qual è l’entità dell’investimento qual ora un soggetto volesse dotarsi di un impianto Attritor Mill?
Per un impianto in grado di trattare 100 t/giorno il costo si aggira intorno a 1.200.000 €, ma consideri che modularmente un impianto più piccolo può trattare anche solo 20-25 t/giorno, pari, grosso modo ad un investimento di circa 350.000 €.
Quest’ultima soluzione può essere molto interessante, ad esempio, nella filiera agroalimentare.
Come società di ingegneria, Bio Energy Mill sta completando l’iter autorizzativo di alcuni impianti a bio-metano che stiamo progettando. In un paio di questi impianti abbiamo inserito Attritor Mill come tecnologia di pre-trattamento per le biomasse in ingresso ai digestori perché sostanzialmente si va a creare un granulare di sostanza secca omogenea e facilmente digeribile, a partire da vinacce, sanse, scarti di carciofo…

C’è un ultimo aspetto di cui vorrebbe parlarci in riferimento alla tecnologia Attritor Mill?
Certamente quello che riguarda le prestigiose collaborazioni per quanto concerne la varie validazioni del processo: l’Università “La Sapienzadi Roma – Dipartimento Ingegneria Meccanica e Aerospaziale che si è occupata del processo di validazione dell’impianto e dell’impiego del CSS nello specifico dei processi di gassificazione; il CNR di Catania che si è occupato dell’analisi e della classificazione del CSS prodotto; la già citata Università di Camerino, il cui Laboratorio Medico di Microbiologia si è occupato di analizzare la carica batterica finale e la Società SolvedSpinOff dell’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti.
Collaborazioni prestigiose che garantiscono la terzietà delle valutazioni circa l’efficacia del nostro impianto; perché il rispetto dell’ambiente e la salute hanno bisogno di certezze!

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