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Api: indicatori di ecosistemi agricoli sani e sostenibili

api indicatori di ecosistemi agricoli sani e sostenibili

Il direttore generale della FAO da Silva, in occasione del Festival nazionale degli Apicoltori in Slovenia, ha sollecitato un approccio rispettoso degli insetti impollinatori che danno un contributo inestimabile all’agricoltura, e soprattutto rappresentano un fattore importante e invisibile della salute ambientale.

Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. La frase attribuita a Einstein contiene un avvertimento da non sottovalutare: le api danno un contributo inestimabile all’agricoltura, e sono un fattore importante e invisibile della salute ambientale, lavoratori non pagati che mantengono e riflettono la biodiversità. Senza il loro lavoro le coltivazioni agrarie non avrebbero modo di perpetuarsi e la nostra stessa sopravvivenza sarebbe in pericolo, visto che buona parte del cibo che consumiamo dipende, direttamente o indirettamente, dall’opera di impollinazione.

A questo proposito, proprio quest’anno, è stata celebrata a fine maggio in Slovenia la Giornata Internazionale delle Api, che ha ottenuto l’appoggio della FAO e di altri 53 paesi alla recente Conferenza Regionale Europea. Presente all’evento il direttore generale della FAO José Graziano da Silva che, in apertura dei lavori, ha dichiarato: “Un mondo privo di impollinatori sarebbe un mondo senza diversità alimentare, e nel lungo periodo senza sicurezza alimentare. Se mancassero le api, sarebbe impossibile raggiungere l’obiettivo principale della FAO: un mondo senza fame”.

L’adozione della Giornata Internazionale delle Api da parte dell’organizzazione delle Nazioni Unite rappresenta un’iniziativa concreta per rispondere agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) e all’Accordo sui Cambiamenti Climatici di Parigi, in linea anche con l’Agenda dello Sviluppo 2030. Le api sono, infatti, i più famosi impollinatori, un gruppo di specie i cui membri volano, saltellano e strisciano sopra i fiori per consentire alle piante – comprese quelle che fanno parte di oltre un terzo della produzione globale di cibo vegetale – di riprodursi. La loro assenza eliminerebbe una serie di alimenti nutrienti dalle nostre diete, tra cui patate, cipolle, fragole, cavolfiori, pepe, caffè, zucca, carote, girasoli, mele, mandorle, pomodori e cacao. Eppure, nonostante il loro ruolo fondamentale, ne stiamo provocando l’estinzione, esponendo questi preziosi animali a minacce sempre più pericolose come il cambiamento di destinazione del suolo, l’impiego di pesticidi, i sistemi agricoli monocolturali e il cambiamento climatico, che interferiscono gravemente con le stagioni di fioritura. 

Le api sono un segno di ecosistemi ben funzionanti – ha affermato da Silva – Il loro declino è in larga misura anche un segno dei disagi che i cambiamenti globali stanno causando agli ecosistemi di tutto il mondo. La FAO incoraggia l’adozione di metodi di produzione agricola che incrementino le funzioni degli ecosistemi, come la Gestione Integrata dei Parassiti che tende a minimizzare l’uso di prodotti chimici per aumentare la produzione in modo sostenibile. I prossimi passi prevedranno anche l’approvazione definitiva nel 2017 della Giornata Internazionale delle Api da parte dei comitati tecnici della FAO e della Conferenza FAO” .

L’impollinazione come servizio eco-sistemico

L’impollinazione è uno dei servizi eco-sistemici più visibili che rendono possibile la produzione alimentare. Promuovere robuste comunità di impollinatori – e il lavoro è fatto anche da farfalle, coleotteri, uccelli, pipistrelli, moscerini e altri animali – significa garantire loro una diversità di habitat, così come sostenere le pratiche agricole tradizionali che li beneficiano. Migliorare la densità e la diversità degli impollinatori può influenzare positivamente la resa delle colture. A tal proposito dal 2000, la FAO ha coordinato l’Iniziativa Internazionale per gli Impollinatori, che produce conoscenza, linee guida e protocolli per sostenere i paesi nel loro monitoraggio e comprendere meglio le minacce, le informazioni che servono e le lacune nei dati. 

Api operose

Una singola ape in media visita intorno a 7.000 fiori al giorno e sono necessarie quattro milioni di visite a fiore per produrre un chilogrammo di miele. A livello globale, 81 milioni di alveari producono 1,6 milioni di tonnellate di miele, circa un terzo dei quali è commerciato oltre i confini nazionali, secondo la Piattaforma Intergovernativa Scienza-Politica sulla Biodiversità e i Servizi Eco-sistemici. 

Mentre a livello globale il numero degli alveari è cresciuto, negli ultimi 50 anni è invece calato in molti paesi europei e nordamericani. Bisogna ricordare, infine, che la salute e la biodiversità degli ecosistemi dipendono anche da oltre 20.000 specie di api selvatiche, che sono raccoglitori specializzati e che, per i loro specifici legami con piante da fiore, sono più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico.

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