Clima Mari e oceani

AMOC: rischia di arrestarsi con conseguenze gravi per il clima

Secondo un nuovo studio la circolazione di ribaltamento meridionale dell’Atlantico (AMOC), di cui fa parte la Corrente del Golfo, se continueremo ad emettere gli stessi livelli di gas serra come facciamo oggi, si arresterà attorno alla metà del secolo, con conseguenze molto gravi sul clima globale e su quello dell’Europa occidentale in particolare.

I cambiamenti climatici, contrariamente a quanto possiamo immaginare sul loro impatto in Europa, potrebbero riservarci un futuro più freddo.

Un nuovo allarme arriva dallo StudioWarning of a forthcoming collapse of the Atlantic meridional overturning circulation”, pubblicato il 27 luglio 2023 su Nature Communications e condotto da due ricercatori del Niels Bohr Institute e del Dipartimento di scienze matematiche dell’Università di Copenaghen, che prevedono che il sistema di correnti oceaniche che attualmente distribuisce il freddo e il caldo tra la regione del Nord Atlantico e i tropici si fermerà completamente se continueremo ad emettere gli stessi livelli di gas serra come facciamo oggi.

Utilizzando strumenti statistici avanzati e dati sulla temperatura dell’oceano degli ultimi 150 anni, i ricercatori hanno calcolato che la corrente oceanica, nota come circolazione termoalina o circolazione di ribaltamento meridionale dell’Atlantico (AMOC) di cui fa parte la ben mota Corrente del Golfo si arresterà – con una certezza del 95% – tra il 2025 e il 2095. Ciò avverrà molto probabilmente tra 34 anni, nel 2057, e potrebbe comportare grandi sfide, in particolare il riscaldamento ai tropici e l’aumento delle tempeste nella regione del Nord Atlantico.

Il blocco dell’AMOC può avere conseguenze molto gravi per il clima terrestre, ad esempio, modificando il modo in cui il calore e le precipitazioni sono distribuiti a livello globale – ha affermato Peter Ditlevsen, Professore di Fisica del Clima al Niels Bohr Institute e co-autore dello Studio – Mentre un raffreddamento dell’Europa può sembrare meno grave poiché il globo nel suo insieme diventa più caldo e le ondate di calore si verificano più frequentemente, questo arresto contribuirà a un aumento del riscaldamento dei tropici, dove l’aumento delle temperature ha già dato luogo a condizioni di vita difficili. I risultati del nostro studio sottolineano l’importanza di ridurre le emissioni globali di gas serra il prima possibile“.

Mappa della circolazione termoalina, nota anche come ribaltamento della circolazione meridionale globale (GMOC) di cui fa parte l’AMOC (Fonte: NASA).

L’AMOC fa parte di un sistema globale di correnti oceaniche e rappresenta di gran lunga la parte più significativa della ridistribuzione del calore dai tropici alle regioni più settentrionali della regione atlantica, non da ultimo all’Europa occidentale. Alle latitudini più settentrionali, la circolazione assicura che l’acqua superficiale venga convertita in correnti oceaniche profonde e dirette a sud. La trasformazione crea spazio per lo spostamento di acqua superficiale aggiuntiva verso nord dalle regioni equatoriali. Pertanto, la circolazione termoalina è fondamentale per mantenere il clima relativamente mite nella regione del Nord Atlantico.

Segnali di allarme per la circolazione termoalina sono stati segnalati in precedenza, ma solo ora con lo sviluppo di metodi statistici avanzati è possibile prevedere quando si verificherà un collasso. Gli scienziati sanno che lo scioglimento delle calotte glaciali artiche comporta l’immissione di molta acqua dolce che riduce il contenuto di sale nelle acque più fredde dell’emisfero settentrionale, in grado di alterare la circolazione dell’AMOC.

Lo scioglimento dei ghiacciai può alterare AMOC introducendo acqua dolce più calda che diluisce l’acqua salata più pesante e più fredda (Fonte: NASA). 

I ricercatori hanno analizzato le temperature della superficie del mare in una specifica area del Nord Atlantico dal 1870 ai giorni nostri, che possono essere considerate le “impronte digitali” che testimoniano la forza dell’AMOC, misurata direttamente solo negli ultimi 15 anni.

Utilizzando strumenti statistici nuovi e migliorati – ha spiegato Susanne Ditlevsen Professoressa di Statistica e Modelli Stocastici al Dipartimento di Scienze Matematiche – abbiamo effettuato calcoli che forniscono una stima più solida di quando è più probabile che si verifichi un collasso della circolazione termoalina, qualcosa che non eravamo stati in grado di fare prima“.

La circolazione termoalina ha operato nella sua modalità attuale sin dall’ultima era glaciale, quando la circolazione era effettivamente collassata. Sono gli eventi di Dansgaard-Oeschger, ovvero rapide fluttuazioni climatiche osservate per la prima volta nelle carote di ghiaccio della calotta glaciale della Groenlandia, che si sono verificate per 25 volte durante l’ultima glaciazione. 

La previsione dei ricercatori contraddice parzialmente il messaggio dell’ultimo Rapporto dell’IPCC che, sulla base di simulazioni di modelli climatici, considera molto improbabile un brusco cambiamento nella circolazione termoalina durante questo secolo.

Lo studio è stato supportato da TiPES, un progetto interdisciplinare di ricerca incentrato sui punti critici nel sistema climatico, finanziato dal Programma UE “Horizon 2020” nell’ambito della convenzione di sovvenzione Marie Skłodowska-Curie, “Politica economica in ambienti complessi (EPOC) e dalla Novo Nordisk Foundation.

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