Confindustria ha presentato al Parlamento Europeo di Bruxelles, nel corso di un evento il secondo rapporto sull’economia circolare, il documento che fornisce un’analisi approfondita del tema, considerando non solo gli aspetti ambientali, ma anche quelli legati alla politica industriale, con focus su energia, trasporti, logistica, infrastrutture e appalti pubblici, in vista dell’imminente “Circular Economy Act”, annunciato dalla Presidente della Commissione UE.
L’economia circolare è uno dei grandi driver di politica industriale e sostenibilità, poiché contribuisce a rafforzare la competitività dei settori produttivi, a consolidarne l’indipendenza strategica e, al contempo, genera effetti positivi sull’ambiente. Per una transizione efficace e completa verso questo modello economico, è necessario un quadro normativo chiaro, incentivi mirati e significativi investimenti in innovazione e infrastrutture.
Per sostenere l’importanza del modello circolare, sia come strumento di tutela dell’ambiente e uso razionale delle risorse, sia come fondamentale driver di politica industriale in grado di rafforzare il tessuto produttivo nazionale in termini di indipendenze strategiche e competitività, Confindustria ha presentato il 18 marzo 2025 al Parlamento europeo nel corso dell’evento “Loop Forward: Building a Circular Economy for a Sustainable and Competitive Europe“, il Rapporto “Economia circolare: strategie e prospettive per l’industria”, aggiornato al 16 decembre 2024.

L’evento è stato anche un’importante occasione per discutere il futuro dell’economia circolare in Europa, anche alla luce delle iniziative normative dell’UE, tra cui l’atteso “Circular Economy Act”, annunciato dalla Presidente della Commissione UE nel suo discorso programmatico al Parlamento europeo lo scorso luglio, “che dovrà contribuire a generare la domanda di materiali secondari sul mercato e a creare un mercato unico dei rifiuti, in particolare per le materie prime critiche”.
A 6 anni dalla precedente edizione, le coordinate per un pieno sviluppo del modello economico e di politica industriale non sono cambiate, ma restano pienamente valide anche alla luce delle tante novità regolatorie delineatesi nella precedente legislatura europea;
– abbattere le barriere non tecnologiche;
– favorire lo scambio di beni e prodotti in linea con l’economia circolare;
– innalzare la capacità impiantistica del Paese per l’economia circolare.
Il Documento approfondisce tematiche chiave come l’analisi dei princìpi generali sottesi al modello circolare, oltre che le principali sfide e opportunità ad esso collegate, il suo ruolo nella produzione, nella simbiosi industriale e nella transizione energetica, includendo anche proposte di politiche industriali volte ad orientare il nuovo quadro regolatorio europeo.
Elemento distintivo del Rapporto è la raccolta in Allegato delle Best practices nell’implementazione di tecnologie circolari nei settori produttivi del Sistema Confindustria. Si tratta di esperienze che testimoniano l’impegno crescente dell’industria italiana verso la circolarità, coprendo ambiti quali bioeconomia, decarbonizzazione e integrazione dei trasporti con modelli circolari. Questo patrimonio di know-how evidenzia come il paradigma della circolarità si declini in modi diversi, adattandosi alle peculiarità dei vari settori.

Nel Rapporto, Confindustria propone 10 Raccomandazioni strategiche che riflettono le istanze del mondo industriale e mirano a orientare il nuovo quadro regolatorio europeo sull’economia circolare:
1. Favorire la piena armonizzazione e semplificazione della copiosa regolamentazione europea in materia di economia circolare, coordinando le nuove normative con il quadro esistente, evitando inutili duplicazioni di oneri burocratici ed economici.
2. Semplificare le procedure autorizzative di gestione dei rifiuti e garantire stabilità normativa.
3. Rimuovere le criticità sul permitting ambientale, anche per attrarre investimenti e favorire l’innovazione. Uno studio di BusinessEurope ha, infatti, evidenziato che l’83% delle imprese considera la lunghezza delle procedure di autorizzazione uno dei principali ostacoli agli investimenti in Europa.
4. Razionalizzare istituti giuridici fondamentali per l’economia circolare, quali ad esempio i sottoprodotti e il c.d. end of waste, che si dimostrano ancora incapaci nel sostenere adeguatamente la transizione circolare efficiente e competitiva, a causa di criticità burocratiche e un quadro normativo poco chiaro
5. Sostenere ricerca e innovazione, elementi chiave per migliorare le tecnologie di valorizzazione dei rifiuti e dei materiali recuperati, semplificando gli adempimenti necessari per la sperimentazione e per l’impiego dei materiali ottenuti nei progetti di ricerca, chiarendo, inoltre, con adeguata regolamentazione, il fine vita dei materiali prodotti da impianti pilota.
6. Sviluppare e coordinare misure e interventi di incentivazione, atti a promuovere lo sviluppo dell’economia circolare e a sostenere il mercato dei prodotti circolari e dei prodotti realizzati a partire da materie prime rinnovabili, anche attraverso gli appalti pubblici verdi e strumenti economici, finanziari e fiscali dedicati. Introdurre un sistema di certificati per valorizzare l’economia circolare e incentivare l’utilizzo di materie prime seconde (MPS), promuovendo al contempo segnali di prezzo che riflettano la loro convenienza rispetto alle materie prime vergini. Per realizzare questo obiettivo, sarebbe utile determinare dei “titoli di efficienza energetica circolare” (TeeC) che, tramite un approccio scientifico solido determini il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni di gas serra derivante dall’utilizzo di MPS anziché di materie prime primarie nei processi produttivi. Tale meccanismo prevede che il soggetto che immette MPS nel mercato, in relazione al loro effettivo utilizzo, riceva certificati che ne attestino il valore in termini di tonnellate equivalenti di petrolio (tep) o di quote di emissioni di CO2 evitate. Tali certificati potrebbero essere utilizzati all’interno di meccanismi esistenti, come i titoli di efficienza energetica o i mercati delle quote di emissioni di CO2 sia obbligatori che volontari.
7. Rafforzare il ruolo degli appalti pubblici nella promozione della circolarità. Oggi, il 15% del PIL europeo passa attraverso gare pubbliche. Orientare anche solo una parte di questi volumi verso criteri circolari avrebbe un effetto moltiplicatore significativo sull’innovazione e sull’impiego di materiali riciclati o rigenerati.
8. Coordinare le politiche di transizione energetica con quelle per l’economia circolare. Favorire un uso più razionale delle risorse, infatti, da impatti anche sulla promozione delle energie rinnovabili, nonché sulle politiche di efficienza energetica, centrali anche per i settori della logistica e dei trasporti.
9. Allocare risorse adeguate per consentire all’industria di raggiungere gli obiettivi già previsti dalle normative europee che si sono finora dimostrate carenti in termini di finanziamenti, sia pubblici che privati. La leva finanziaria appare decisiva, sia con riferimento all’adeguamento alle nuove norme, sia come obiettivo per la prossima strategia, che, in linea con le raccomandazioni del Rapporto Draghi, dovrà essere orientata anche alla costruzione di infrastrutture per l’economia circolare.
10. Creare sinergie tra sostenibilità e sicurezza nell’approvvigionamento di materie prime, per garantire una sempre maggiore indipendenza dell’Italia e dell’UE.
“Confindustria continua a sostenere l’importanza del modello circolare, sia come strumento di tutela dell’ambiente e uso razionale delle risorse, sia come fondamentale driver di politica industriale in grado di rafforzare il tessuto produttivo nazionale in termini di indipendenze strategiche e competitività – vi si legge – Auspica che con il nuovo Rapporto, che dimostra, ancora una volta, le eccezionali performance del suo Sistema associativo su questo piano, possano essere superate le criticità ancora presenti, al fine di favorire la piena realizzazione di questo modello economico sostenibile di produzione e consumo”.