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Da uno studio svedese: un cane in casa protegge la nostra salute

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di Sara Carrassi

Ormai è riconosciuto che la vita con un animale domestico è migliore, soprattutto sotto il punto di vista psicologico: la serenità e la tranquillità trasmessa da un cane riequilibra l’ansia e lo stress affrontato durante la giornata. A questo benessere psicologico se ne è affiancato un altro di tipo fisico: avere un cane riduce la probabilità di malattie cardiovascolari e di morte.

A dirlo è uno Studio scientifico pubblicato dal Nature Scientific Reports, dal titolo Dog ownership and the risk of cardiovascular disease and death – a nationwide cohort study. Questo Studio, effettuato da un gruppo di ricerca svedese dell’Università di Uppsala, ha dimostrato che la presenza di un cane in casa non solo ha un effetto benefico sulla salute e sull’attività motoria giornaliera, ma che ha un effetto protettivo sulle persone che vivono da sole, i cosiddetti nuclei familiari monoparentali, i quali sono soggetti a maggiori rischi.

Bisogna ricordare che le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte nel mondo, solo in Europa nel 2016 sono morte più di 4 milioni di persone. Queste malattie si possono combattere anche attraverso uno stile di vita sano con una buona alimentazione e una costante attività motoria.

Lo Studio ha concentrato le proprie attenzioni sulle persone che vivono da sole, siano esse single o anziane. I proprietari di cani, o di altri animali domestici, hanno migliorato la loro vita sociale e fisica, proprio preoccupandosi per l’amico a 4 zampe. Infatti, l’animale domestico non solo rende l’uomo meno solitario, ma impone l’attività fisica giornaliera, con buono e cattivo tempo.

Un particolare: i cani da caccia hanno un impatto ancora più positivo rispetto alle razze miste, probabilmente per la loro natura sono scelti da persone già in buona forma fisica.

Lo Studio si è sviluppato su un arco di tempo lungo 12 anni, dal 2001 al 2012, monitorando ogni visita in ospedale. Oltre ai registri dell’anagrafe canina, di cui lo Studio si è servito, in Svezia il sistema sanitario ha un database nazionale in cui vengono registrati tutti i pazienti che si recano in ospedale e, proprio attraverso questo sistema, i ricercatori hanno potuto cercare dei legami con i proprietari di cani e le problematiche cardiovascolari. L’utilizzo di questo database ha fatto sì che si prendesse come riferimento quasi tutta la popolazione svedese tra i 40 e gli 80 anni, studiando circa 3,4 milioni di persone.

Il risultato è che una famiglia monoparentale che vive con un cane riduce sia il rischio di mortalità sia quello di ammalarsi di malattie legate all’apparato circolatorio, rispettivamente c’è una riduzione del 33% e dell’11% rispetto a chi vive da solo senza un animale domestico.

Come si sottolinea nello Studio, le cause che portano a questa riduzione di malattie cardiovascolari e di morte possono essere molteplici. Infatti, un effetto diretto dell’avere un cane potrebbe essere l’alleviamento di fattori di stress psicosociale, come l’isolamento, la depressione e la solitudine, tutti riportati al minimo nei proprietari di cani. Questi fattori, se ad alti livelli, sono stati collegati ad un aumentato rischio di malattia coronarica e mortalità in generale.

La proprietà del cane è stata anche associata ad elevata attività parasimpatica, minore reattività allo stress e recupero più rapido della pressione arteriosa dopo un’attività stressante. L’effetto benefico del cane si è potuto constatare anche in casi di riabilitazione, in quanto il prendersi cura dell’animale fa sì che ci sia una motivazione in più e un maggiore supporto per riprendere il movimento.

Inoltre, secondo lo Studio, a beneficiare maggiormente dell’animale domestico è la persona single, meno quelli che hanno una famiglia numerosa o che sono in coppia. La spiegazione di questo potrebbe essere che in una famiglia numerosa, o con almeno 2 persone, tutti interagiscono con il cane tanto quanto il proprietario, diversamente da quanto accade nelle famiglie monoparentali.

Per ora si tratta di risultati che arrivano da uno studio epidemiologico, una ricerca che può identificare associazioni statistiche, ma non può chiarire la presenza di un eventuale nesso causale-spiega Mwenya Mubanga, una delle ricercatrici dell’Università di Uppsala che ha partecipato allo Studio – Non è possibile quindi escludere la possibilità che i risultati osservati dipendano da altre variabili che lo studio non ha preso in considerazione: potrebbe darsi ad esempio che l’impegno richiesto dalla convivenza con un cane faccia sì questa scelta abbia in partenza una salute migliore; o che altre caratteristiche e stili di vita, ad esempio una dieta più sana, siano più comuni tra le persone che convivono con un cane”.

Anche se la ricerca sperimentale è stata condotta sulla popolazione svedese, gli studiosi sono convinti che i dati potrebbero essere estesi a tutta la popolazione europea.

Sicuramente gli studi in questo campo sono solo all’inizio e devono essere approfonditi con maggior cura, ma i ricercatori sottolineano l’importanza di questo Studio, proprio perché è il primo che fornisce un solido legame tra la proprietà di un cane e lo stato di salute.

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