Demografia Società

Traffico di esseri umani: giornata mondiale (30 luglio 2018)

Traffico esseri umani

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione A/RES/68/192 del 2013 ha proclamato il 30 luglio Giornata Mondiale contro il Traffico di Esseri Umani.

La tratta di persone è un crimine vile che si nutre di disuguaglianze, instabilità e conflitti – ha affermato António Guterres nel suo messaggio per l’occasione –I trafficanti di esseri umani traggono profitto dalle speranze e dalla disperazione delle persone. Predano i vulnerabili e li privano dei loro diritti fondamentali. I bambini e i giovani, i migranti e i rifugiati sono particolarmente sensibili. Le donne e le ragazze sono ancora una volta quelle prese di mira. Vediamo uno sfruttamento sessuale brutale, compresa la prostituzione involontaria, il matrimonio forzato e la schiavitù sessuale. Vediamo il terribile commercio di organi umani. La tratta di esseri umani assume molte forme e non conosce confini. I trafficanti di esseri umani troppo spesso operano con impunità, con i loro crimini che non ricevono adeguata attenzione. Questo deve cambiare”. 

Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), della Fondazione Walk Free in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), nel 2016 oltre 40 milioni di persone sarebbero state costrette in stato di schiavitù su scala globale. Tale stima comprende anche le vittime della tratta di esseri umani per fini di sfruttamento sessuale e di manodopera. Benché non si sappia quante di queste persone siano state oggetto di traffico, si stima che attualmente nel mondo ci siano milioni di vittime della tratta di esseri umani. Di queste, circa 29 milioni, ossia una maggioranza pari al 71%, sarebbero donne e ragazze, mentre i restanti 11 milioni, pari al 29%, sarebbero uomini e ragazzi. Il fenomeno interessa tutti i Paesi del mondo e l’Italia, come il resto dell’Europa, non ne è immune.

Il focus del 2018 “rispondere alla tratta di bambini e giovani” vuole sottolineare che quasi un terzo delle vittime della tratta è costituita da bambini e che devono essere intraprese iniziative legate alla salvaguardia e alla giustizia per le vittime4 minorenni.

Alla vigilia della Giornata Mondiale contro il traffico di esseri umani, Save the Children ha presentato il Rapporto “Piccoli schiavi invisibili 2018“, una fotografia aggiornata della tratta e dello sfruttamento dei minori in Italia e nel mondo.

Tre, in particolare, i fenomeni messi in luce dal rapporto:
– lo sfruttamento su strada delle ragazze nigeriane e rumene;
– l’esposizione allo sfruttamento sessuale delle minori migranti che transitano per la Frontiera Nord dell’Italia con l’obiettivo di raggiungere i Paesi del nord Europa;
-lo sfruttamento lavorativo.

Relativamente al contrasto allo sfruttamento sessuale dei minori, il progetto di Save the Children Vie d’uscita, tra gennaio 2017 e marzo 2018 ha raggiunto tramite le unità di strada 1.904 vittime di tratta, in netta prevalenza (68,5%) nigeriane, seguite dalle rumene (28%). Un numero nettamente cresciuto rispetto al periodo maggio 2016-marzo 2017, quando erano state contattate 1.313 vittime.

Indotte dai loro sfruttatori a dichiararsi maggiorenni al momento delle operazioni di identificazione in seguito allo sbarco, molte giovanissime nigeriane sfuggono così al sistema di protezione per minori. È necessario quindi rafforzare i meccanismi di identificazione e le procedure di accertamento dell’età così da inserirle da subito nei programmi di protezione dei minori.

Per il viaggio che dalla Nigeria le porterà in Italia, le ragazze contraggono un debito tra i 20.000 e i 50.000 euro, che potranno ripagare solo sottostando alla prostituzione forzata, un meccanismo dal quale non riescono a liberarsi facilmente.

Dopo le ragazze nigeriane, in Italia, le ragazze rumene costituiscono il secondo gruppo più numeroso nella prostituzione forzata su strada. Si tratta soprattutto di adolescenti provenienti dalle aree più svantaggiate della Romania.

Dal Rapporto emerge un secondo triste fenomeno che riguarda il nostro Paese: il cosiddetto survival sex, ovvero delle minorenni in transito provenienti per lo più dal Corno d’Africa e dai Paesi dell’Africa-sub-sahariana che vengono indotte a prostituirsi per pagare i passeurs per attraversare il confine o per reperire cibo o un posto dove dormire.

Private della possibilità di percorrere vie sicure e legali e invisibili al sistema di accoglienza, queste ragazze sole, sono esposte a gravissimi rischi di abuso e sfruttamento.

È inaccettabile che nel nostro Paese bambine e adolescenti finiscano nella rete di sfruttatori senza scrupoli, vittime quotidiane, sulle strade delle nostre città, degli abusi perpetrati da coloro che invitiamo tutti a non chiamare più ‘clienti’, in linea con quanto indicato dalla Commissione europea, proprio per non oscurare la portata delle sofferenze subite – ha affermato Raffaela MilanoDirettrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children – È quanto mai fondamentale e urgente che le istituzioni si impegnino a fondo per mettere fine a questa inaccettabile piaga e tutelare queste giovanissime donne”.

Infine, secondo il Rapporto, i casi emersi di lavoro minorile in Italia nel 2017, riguardanti sia minori italiani che stranieri, ammontano a 220 ma ci troviamo di fronte alla punta di un iceberg di un fenomeno per lo più sommerso.

Tra i minori stranieri vittime di sfruttamento lavorativo in Italia, spiccano i ragazzi egiziani che entrano nella spirale dello sfruttamento per ripagare il debito contratto per il viaggio e supportare le famiglie. Sfruttati in condizioni pesantissime, lavorano 7 giorni su 7 per 12 ore al giorno per 2 o 3 euro l’ora.

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