Società

Sfollati per disastri naturali: oltre 23 milioni nel 2023

L’annuale Rapporto del Centro di Monitoraggio sugli Sfollati Interni (IDMC) rileva che, sebbene gli sfollati interni a causa di conflitti e violenze alla fine del 2023 abbia raggiunto un livello record, anche quelli causati da calamità naturali si collocano al 3° anno da quando è cominciato il monitoraggio, e dei 45 i Paesi e territori che hanno segnalato sfollamenti legati a conflitti nel 2023, solo 3 non sono stati investiti da calamità naturali.

Nel 2023 inondazioni, tempeste, terremoti incendi ed altri disastri naturali hanno causato lo sfollamento di 26,4 milioni di persone, un dato che pone l’anno passato come il 3° più disastroso degli ultimi 10 anni.

La conferma arriva dall’ultimo Rapporto globale Internally displaced people (IDPs) at the end of 2023” pubblicato il 14 maggio 2024 dall’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC), il principale organismo internazionale di monitoraggio che si occupa di persone sfollate sulla base del Diritto internazionale umanitario e che si adopera per dare una risposta concreta ai bisogni di protezione e assistenza di tali persone.

I dati forniti dall’IDMC evidenziano che tempeste, terremoti, incendi e altri disastri naturali hanno provocato lo sfollamento di 26,4 milioni di persone nel 2023, il terzo anno per numero totale di sfollati degli ultimi 10 anni e 7,7 milioni quelli che sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni a causa di conflitti, il 2° anno per numero da quando è stata lanciata l’iniziativa nel 2019. Dei 75,9 milioni di sfollati totali alla fine del 2023, 68,3 milioni di persone sono state sfollate a causa di conflitti e violenze, rispetto ai 7,7 milioni a causa di disastri.

Popolazione sfollata interna alla fine del 2023 (IDMC, 2024)

Il Rapporto avverte che i cambiamenti climatici stanno rendendo i rischi più frequenti e intensi, come ha dimostrato il ciclone Mocha nell’Oceano Indiano, l’uragano Otis in Messico, la tempesta Daniel nel Mediterraneo e gli incendi in Canada e Grecia la scorsa estate.

Il Rapporto avverte che i disastri spesso si sovrappongono a conflitti e violenze, peggiorando drasticamente le conseguenze per le persone colpite. Sono 45 i Paesi e territori che hanno segnalato sfollamenti legati a conflitti nel 2023, e tutti tranne 3 hanno segnalato contemporaneamente anche sfollamenti a seguito di disastri naturali.

“Nonostante le percezioni ampiamente diffuse testimoniano il contrario,  la stragrande maggioranza delle persone forzatamente sfollate rimangono nel loro Paesi di origine a lottare per sopravvivere e ricostruire le proprie vite – ha scritto nella Prefazione al Rapporto, il Consigliere speciale le soluzioni agli sfollamenti del Segretario generale delle Nazioni Unite, Roger Piper – Costoro non hanno scelto questo destino, e pur avendo gli stessi diritti di qualunque altro cittadino, troppo spesso non hanno le stesse opportunità. Possono volerci anche mesi ed anni perché gli sfollati interni non abbiano più bisogno di assistenza e protezione. Trovare soluzioni durature allo sfollamento non è mai facile, e l’essere invisibile non aiuta”.

Ad esempio, centinaia di migliaia di persone sono sfollate a causa delle inondazioni dello scorso autunno in Somalia, paese già devastato da una grave siccità e da una guerra civile che dura ormai da anni. Anche la Libia ha subìto in settembre inondazioni catastrofiche quando un sistema meteorologico simile ad un ciclone denominato Daniel ha travolto 2 dighe nella città di Derna, uccidendo migliaia di persone. Secondo gli osservatori, la lunga storia di violenti conflitti nel Paese hanno limitato con ogni probabilità gli investimenti per la manutenzione dell’infrastrutture.

Tra i 148 paesi che hanno segnalato sfollamenti per catastrofe figurano nazioni sia a basso che ad alto reddito, come Canada e Nuova Zelanda, che hanno registrato i più alti livelli di sfollamento registrati finora.

Come negli anni precedenti, inondazioni e tempeste hanno causato la maggior parte degli sfollamenti dovuti a catastrofi, anche nell’Africa sud-orientale, dove il ciclone Freddy ha innescato 1,4 milioni di spostamenti in sei paesi e territori.

I terremoti e l’attività vulcanica hanno provocato 6,1 milioni di sfollati nel 2023, tanti quanti negli ultimi sette anni messi insieme. I terremoti che hanno colpito la Turchia e la Siria hanno provocato 4,7 milioni di sfollati, uno dei più grandi eventi di catastrofe da quando sono iniziate le registrazioni dell’IDMC.

“Nessun paese è immune dagli sfollamenti dovuti a catastrofi – ha affermato Alexandra Bilak, Direttrice IDMC – Ma possiamo vedere una differenza nel modo in cui lo sfollamento colpisce le persone nei paesi che preparano e pianificano i suoi impatti e in quelli che non lo fanno. Coloro che esaminano i dati e elaborano piani di prevenzione, risposta e sviluppo a lungo termine in termini di sfollamento se la passano molto meglio”.  

Più in generale, l’IDMC ha rilevato che il numero complessivo di sfollati interni è cresciuto del 50% negli ultimi 5 anni a causa di disastri e conflitti legati al clima, tra cui il conflitto in Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Palestina. quasi due terzi dei nuovi movimenti nel 2023. Solo nella Striscia di Gaza negli ultimi 3 mesi del 2023 si sono avuti 3,4 milioni di sfollati, ovvero il 17% degli sfollati totali dovuti ai conflitti in tutto il mondo durante l’anno

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